
The Inner Game of Music
Il Coaching è utile anche nella musica, come dimostra l’interessante “The Inner game of music”, scritto da un valente musicista, Barry Green, insieme a Timothy Gallwey, l’autore di “The Inner game of tennis”. Green è stato Primo Bassista della Cincinnati Symphony Orchestra nonché professore di musica all’Università e al Conservatorio della città dell’Ohio. La sua opera ci offre una via interessante per migliorare le prestazioni dei musicisti sul palco e, anche, per migliorare la qualità dell’ascolto da parte dei giovani (c’è un’ampia sezione dedicata all’aspetto educativo del metodo). Il libro di Green dedica spazio al riconoscimento e alla consapevolezza delle interferenze che minano l’esecuzione dell’artista e che sono causa di ansia e nervosismo (interferenze determinate da “Self 1”, rifacendosi all’opera di Gallwey che la definisce come parte di noi giudicante e frutto di cultura, educazione e condizionamenti, mentre “Self 2” è la nostra parte più autentica).
Il musicista, lavorando sulla consapevolezza del proprio corpo (tremori, rigidità muscolari, postura non corretta…), sulla concentrazione (ascolto dell’esecuzione, visualizzazione dello strumento ecc.) e allenando la sensibilità artistica (intensità, interpretazione…) può essere in piena armonia con se stesso durante la performance, entrando nel suo flow suonando bene dinanzi a qualsiasi pubblico e in qualsiasi ambiente.
The Inner Game of Music ci appare rivolto per lo più a musicisti professionisti o già molto capaci. L’esperienza di Green, basata sul metodo performante di Gallwey, ci fa intuire quanto il Coaching possa fare la differenza anche nell’apprendimento della musica, pur non approfondendo questo aspetto.
Affrontando il Coaching in chiave evolutiva, grazie al C.A.R.E.® (Consapevolezza, Autoderminazione, Responsabilità, Eudaimonia) non possiamo non vederne la potenzialità per la crescita personale lavorando proprio nell’ambito specifico dello studio di uno strumento musicale (intendendo anche la voce, naturalmente). Suonare significa anche liberare stati d’animo. Ancor più, suonare insieme significa condividere emozioni, incrociarle con quelle degli altri componenti del gruppo e fonderle in una sola emozione, in un messaggio collettivo che viene a sua volta condiviso con/da un pubblico.
Facciamo chiarezza sul coach in campo musicale?
Il termine “coach” viene utilizzato in campo musicale come sinonimo di “insegnante” ed è generalmente associato al termine “vocal”. Ecco come viene definita l’attività del coach sul sito di Cheryl Porter, (voicestudio.it): “Vocal coach è un termine che si è ampiamente diffuso in Italia in questi ultimi anni, anche per merito delle numerose trasmissioni televisive a sfondo musicale dette anche talent show (…) La parola ‘coach’ la conoscevamo già in ambito sportivo, dove significa allenatore; da cui, diventa chiaro il significato esteso in ambito vocale. Come meglio spiegato nel Cambridge Dictionary, il verbo to coach significa ‘dare lezioni specialistiche in ambito sportivo o di studio, di solito privatamente, ad una persona singola o ad un piccolo gruppo’.
Consultando i siti di altri insegnanti di canto, più o meno noti, notiamo spesso che essi si definiscono coach, senza però darne riscontro nella loro biografia pubblicata online.
Va dunque fatta chiarezza: il Coaching non è “dare lezioni specialistiche” ma, al contrario, è un metodo per lo sviluppo della persona che si svolge all’interno di una relazione facilitante.
In questo ambito, il termine “Coaching” ci appare dunque adottato più come aderenza al senso comune e non, in modo coerente con questo metodo di impronta “socratica” (ri)portato alla luce da Timoty Gallwey, ad Harvard, nel 1974 e successivamente sviluppato da professionisti e scuole qualificate in buona parte del mondo.
Focus
Il focus di questa trattazione è il musicista adulto, non professionista. Per aiutarci a identificarlo è stato sottoposto un semplice sondaggio a un campione di 100 musicisti amatoriali (di cui il 36% ha più di 50 anni e altrettanti sono gli over 40). In base alla conoscenza dell’ambiente musicale, suffragata anche dal nostro sondaggio, sappiamo che la passione per la musica “resta dentro”. Scelte compiute (o imposte) non sempre in armonia con noi stessi possono portarci a riporre la chitarra nell’armadio. Ma se la musica è una passione irresistibile (lo afferma quasi il 60% del nostro campione) e se suonare allevia le tensioni della vita e ci fa trovare un equilibrio (lo afferma il 20%) è difficile essere in armonia con noi stessi se lasciamo la chitarra in fondo al guardaroba. Nel nostro campione quasi l’80% dichiara di continuare a suonare e, fra coloro che non suonano più, circa l’8% intende ricominciare.
Il coach, quindi, potrebbe rivelarsi un alleato non solo dell’adulto musicista ma anche della struttura didattica a cui egli si rivolge. Sappiamo che l’adulto incontra particolari difficoltà nell’elevare i propri livelli tecnici con il proprio strumento musicale. E’ noto, ad esempio, come la sua rapidità di apprendimento sia più lenta rispetto a quella di un ragazzo. Inoltre, alla stregua di ciò che avviene quando a inizio anno ci si ripropone di adottare un nuovo stile di vita, un cambiamento basato sulla frequentazione di una palestra e su un nuovo regime alimentare, anche la decisione di riprendere lo studio musicale può risentire di ostacoli o convinzioni che inducono la persona a perdere la motivazione e rientrare nella sua precedente zona di comodo.
Il Coaching potrebbe essere una risorsa per il coachee che:
1. Desidera ridare spazio alla sua vecchia passione e si propone un cambiamento di abitudini
2. Desidera reinserire la musica fra gli impegni lavorativi e familiari
1. Desidera gestire con consapevolezza le fasi di apprendimento, dandosi obiettivi di miglioramento in un arco temporale a lui congeniale per evolvere (il Kairos).
3. Sente il bisogno di gestire le interferenze che possano minare la performance sul palco, dal vivo (con riferimento al lavoro di Greene e Gallwey sopra citato).
Dal punto di vista dell’offerta didattica (e del marketing) una scuola di musica potrebbe distinguersi inserendo nello staff un coach che stabilisca un’alleanza con il cliente.
Per le scuole e per gli insegnanti gli effetti di questa “innovazione” potrebbero essere:
4. Riduzione del tasso di abbandono della scuola
5. Prevenzione del calo di motivazione o di altre interferenze (causa di abbandono per il 22.6% del nostro campione)
6. Riduzione della disdetta delle ore di lezione precedentemente prenotate
7. Cliente e insegnante seguirebbero un piano di azione consapevole impostato dall’allievoPossibilità di contare maggiormente sullo studio individuale a casa, aumentando l’efficienza delle ore di aula
8. I risultati ottenuti alimentano l’entusiasmo e la motivazione dell’allievo, che diventa un testimonial della scuola
9. Aumentare i clienti
Vediamo allora un esempio di come il Coaching si possa applicare ai punti 3) e 9), sopra evidenziati in grassetto, raggiungendo un obiettivo anche senza l’aiuto di un insegnante.
Un esempio (simulazione)
La teoria del Goal Setting per imparare (anche senza rivolgersi a un insegnante), una parte musicale di difficoltà superiore al proprio livello
L’applicazione della teoria del Goal Setting (Edwin Locke e Gary Latham), definita da Alessandro Pannitti e Franco Rossi come “l’apparato muscolare del metodo” del Coaching, si dimostra un valido aiuto per il musicista amatoriale che voglia apprendere una partitura con un livello di difficoltà alto, rispetto alle sue capacità tecniche. La poca disponibilità di tempo, le convinzioni limitanti (“è troppo difficile”), unitamente alla oggettiva complessità tecnica e alla tendenza ad accontentarsi (zona di confort), sono fra gli ostacoli che solitamente si frappongono fra l’allievo adulto e il suo desiderio di arrivare a un’esecuzione apprezzabile della parte assegnata in un tempo accettabile.
Spesso l’esigenza di imparare una parte deriva da una richiesta dei compagni con il quale il musicista condivide la propria passione. Una band amatoriale non è sempre formata da componenti allo stesso livello tecnico e giova ricordare che un gruppo musicale è anche una squadra dove, per non essere esclusi, occorre fare (suonare) bene la propria parte. In una band amatoriale l’evoluzione è una delle condizioni che preserva dal male della routine che è foriera del fallimento del progetto. Nel nostro sondaggio un terzo di coloro che hanno smesso di suonare rivela di aver compiuto questa scelta a seguito dello scioglimento del gruppo.
Lo spartito che seguirà si riporta la trascrizione di un bell’assolo del bassista Stefano Carrara, tratto dal brano “Blooming” dei Bossa Nostra, contenuto dell’album Solaria (Irma Records, 1995). Si tratta di una linea di basso elettrico che richiede conoscenza delle scale usate nel blues-jazz e dimestichezza con la parte inferiore del manico, il quale deve essere a 24 tasti per raggiungere la nota più alta.
N.B: Chi scrive ha utilizzato l’auto-Coaching per verificare la correttezza della simulazione.
Essendo una simulazione ipotizziamo quindi una domanda di sessione che il Coachee (adulto, musicista amatoriale) potrebbe rivolgere al proprio Coach: “voglio imparare a eseguire questo assolo nel minor tempo possibile”.
Il coach dovrebbe esplorare le convinzioni che potrebbero ostacolare il raggiungimento dell’obiettivo; le potenzialità a disposizione del coachee; le risorse disponibili (capacità tecnica di partenza, ausili tecnici…). Nel corso della relazione facilitante si potrà lavorare anche ristrutturando il pensiero del coachee laddove esso sia limitante, al fine di raggiungere la giusta condizione per affrontare la sfida. Seguendo quanto ci viene indicato dalla Teoria del Goal Setting vediamo nel dettaglio quali sono i fattori determinanti nella gestione dell’obiettivo, con riferimento al nostro esempio:
- L’autodeterminazione dell’obiettivo. In questo caso è contenuta nella domanda di sessione: “voglio imparare a eseguire questo assolo nel minor tempo possibile”. Sarà il coachee a stabilire il “tempo giusto” e il coach gli chiederà di definire esattamente cosa intende. Nel nostro esempio la risposta sarà “un mese”.
- Il grado di attivazione e d’impegno. Il coach potrà esplorare la determinazione del coachee nell’impegnarsi. Sarà lo stesso coachee a rilevare le forze negative, che lo limitano nel raggiungimento dell’obiettivo e, viceversa, quelle positive.
- Le potenzialità e le competenze. Il coachee dovrebbe prendere coscienza delle sue potenzialità e delle sue competenze tecniche. L’autovalutazione è importante per una corretta determinazione del piano di azione e delle modalità di monitoraggio. Se è giunto sin qui il coachee avrà inoltre esperienze pregresse che potrebbe essere utile richiamare, attraverso le domande mirate del coach.
- L’ambiente, inteso come contesto e relazioni. Il contesto ambientale e le relazioni (famiglia) sono elementi da tenere in considerazione. Ad esempio, individuati orari e giorni da dedicare allo studio, il coachee dovrà organizzarsi per non arrecare disturbo e non essere a sua volta disturbato.
- Il feedback di monitoraggio. In quale modo il coachee saprà di aver raggiunto il suo obiettivo? Per utilizzare un’analogia sportiva: il Giro d’Italia si conquista affrontando una tappa alla volta. Imparare l’assolo è il traguardo finale. Auto-definire traguardi di tappa più facilmente affrontabili e misurabili, permetterà al coachee di pianificare lo studio, auto-disciplinarsi nella tempistica, migliorare il suo senso di autoefficacia, la sua agentività. Ecco come il nostro coachee ha suddiviso la parte da studiare, definendo 7 tappe, che chiameremo sezioni, indicate con le lettere A, B, C, D, E, F, G.
“Smarterizzare l’obiettivo”
Definiti gli obiettivi che lo porteranno al risultato desiderato il nostro coachee dovrà ora pianificare come ottenerli. A questo punto viene in aiuto del coach il sistema S.M.A.R.T.E.R.
L’obiettivo autodeterminato dal coachee deve essere:
Specific. Ben definito: imparare tutta la parte in un mese.
Misurable. Il coachee mette in agenda l’apprendimento delle singole sezioni.
Attainable. Realisticamente raggiungibile. In base alle sue abilità il coachee ritiene possibile il raggiungimento dell’obiettivo nei tempi che si è dato.
Relevant. Importante. Imparare l’assolo permette al coachee di essere all’altezza della sua band.
Timely. Definito nella tempistica. Il coachee decide di imparare una o due sezioni per ciascun giorno destinato allo studio.
Ecological. Ecologico (ed Ego-logico), cioè coerente con i valori e l’identità personali. Questa condizione è rispettata, essendo il coachee un musicista.
Recorded. Scritto, responsabilizzato. Oltre allo spartito con l’annotazione delle sessioni, di seguito le tabelle relative a questo punto, compilate.
Lo sviluppo del Piano di azione
Obiettivo di risultato: imparare a suonare l’assolo di Blooming in modo fluido entro un mese.
Monitoraggio risultati | Data | Obiettivi intermedi | Risultati conseguiti |
Partenza | 17 dicembre | ||
Primo obiettivo | 27 dicembre | Acquisire traccia audio, spartito e tabs | |
Secondo obiettivo | 31 dicembre | Completare ripassi scale | |
Terzo obiettivo | 2 gennaio | Aver imparato sezioni A e B | |
Quarto obiettivo | 5 gennaio | Aver imparato sezione C | |
Quinto obiettivo | 9 gennaio | Aver imparato sezione D | |
Sesto obiettivo | 10 gennaio | Aver imparato sezione E | |
Settimo obiettivo | 12 gennaio | Aver imparato sezioni F, G | |
Ottavo obiettivo | 17 gennaio | Suonare tutte le sezioni collegate in modo fluido |
Aree prestazionali | Obiettivi prestazione | Azioni concrete (obiettivi di processo) |
Allenarsi sul manico nella parte inferiore (note alte) | Ripassare scale nelle posizioni basse del manico |
|
Allenare l’orecchio | “Metabolizzare” l’assolo per facilitare il riconoscimento della corretta interpretazione |
|
Agevolare la lettura della parte | Definire la diteggiatura per l’esecuzione |
|
Eseguire l’assolo con lo strumento | Imparare le singole sezioni | Dedicare a ciascuna sezione almeno un’ora Sabato e Domenica dalle 17 e martedì dalle 19.30 |
Ostacoli e facilitatori al Piano d’azione
Definito il piano d’azione ora il coachee, sempre nell’ambito della relazione facilitante instaurata con il coach, può riflettere su quali potrebbero essere gli ostacoli nel raggiungimento del suo obiettivo e quali, invece, gli elementi facilitatori.
Ostacoli di processo | Dettaglio | Soluzione possibile | Soluzione in dettaglio | ||
Problemi fisiologici | Affaticamento, tendiniti | dosare l’allenamento | Riscaldarsi sempre prima dello studio | ||
Difficoltà nelle trascrizioni | Dall’ascolto e dalla trascrizione non risulta chiaro come eseguire un passaggio | chiedere aiuto | |||
Sezione di difficoltà superiore alle aspettative | Il tempo previsto per l’apprendimento della sezione non è sufficiente | Aumentare il tempo di studio o chiedere aiuto |
|
||
Ostacoli ambientali | Dettaglio | Soluzione possibile | Soluzione in dettaglio | ||
Vicini di casa | Disturbo | esercitarsi in cantina insonorizzata | |||
Famiglia | Programmazione a rischio per altre richieste di famiglia | Predisporre alternative di giorni e gli orari | Rinviare al dopo cena o seconda serata, riducendo i volumi o usare cuffie | ||
Lavoro | Urgenze lavorative | come sopra | come sopra |
FACILITATORI
Ostacoli | Famiglia | Amici | Professionisti |
Problemi fisiologici | Fisioterapista | ||
Difficoltà nelle trascrizioni | Chiedere al tastierista | ||
Passaggio di difficoltà superiore alle aspettative | Rivolgersi a un insegnante |
Conclusioni
Attraverso una relazione facilitante anche la partitura più complicata può essere affrontata scomponendola in sezioni più facilmente affrontabili dal musicista?
E’ una via che vale la pena sperimentare perché porta in sé un valore aggiunto: il coachee non solo autodetermina il proprio obiettivo nel proprio tempo, ma cresce tecnicamente e lo può fare in modo maieutico.
In un classico approccio insegnante/allievo il primo assegna al secondo un esercizio a casa per la lezione successiva. L’allievo adulto ha difficoltà ad eseguire i compiti assegnati e questo può portarlo a sentirsi in colpa o a evitare la lezione con qualche scusa. Nella simulazione portata come esempio si parte invece da un percorso diverso. Il coachee si autoassegna un compito e si responsabilizza con un piano di azione, lavora con le proprie forze, affidandosi alla proprie potenzialità, prendendo coscienza dei fattori limitanti e degli ostacoli che potrebbe incontrare. In questo modo può riuscire a studiare una parte, ritenuta complicata, e potrebbe riuscirci senza prendere lezioni di musica.
Nel nostro campione poco meno dell’80% degli adulti conferma di continuare a suonare (a cui aggiungiamo un circa 8% che vorrebbe riprendere). Quasi tutti hanno preso lezioni nella loro vita ma il 70% non va più a lezione e di questo folto gruppo ben il 55% dichiara di non andare a scuola di musica per motivi di tempo. Ad essi, in particolare, questo metodo potrebbe rendere tutto più facile ed essere fonte di soddisfazione e felicità.
Massimo Calvi
Direttore di rizomedia.com, consulente di imprese, giornalista, coach
Castel San Pietro Terme, Bologna
massimo.calvi@rizomedia.com
Nota: C.A.R.E.® Coaching è un concetto di proprietà intellettuale della Scuola INCOACHING e C.A.R.E.® è un marchio registrato a livello internazionale da INCOACHING Srl.
No Comments