Categoria: Cosa succede quando si utilizzano tecniche olistiche nel Business Coaching?

Categoria: Cosa succede quando si utilizzano tecniche olistiche nel Business Coaching?

Holistic Coach

Cosa succede quando si utilizzano tecniche olistiche nel Business Coaching?

Il mio percorso per diventare coach professionista ha rifinito la mia cassetta degli attrezzi e gli ha dato una forma nuova. Nel mio contenitore virtuale di strumenti c’erano già tecniche di PNL e pratiche olistiche di rilassamento ed equilibrio emozionale (di cui sono per entrambi coach certificata) basati su insegnamenti di R. Bandler e di R. Martina.

Prima di cominciare un percorso di coaching ho sempre messo a conoscenza i miei coachee della possibilità di utilizzare anche tecniche collaudate di respirazione, visualizzazione guidata, rilassamento e tecniche energetiche. Questo ha suscitato sempre molto apprezzamento, considerando che viviamo in un’era in cui la maggior parte dei manager è alla continua ricerca del work-life balance e i corsi di mindfulness hanno fatto la loro comparsa nelle aziende.

I veloci cambiamenti tecnologici spingono le aziende a sempre più frequenti riorganizzazioni e gli individui ad una maggiore capacità di adattamento. Della mia esperienza manageriale ventennale in multinazionali ricordo lo stress, le dinamiche interne, il lavoro incessante per raggiungere gli obiettivi di risultato aziendali e mi rendo conto di quanto possa fare la differenza l’affiancamento con un coach.

Cosa mi porto da questo percorso di coach professionista? Un’arricchimento della struttura metodologica della sessione e l’integrazione con quegli strumenti preziosi che già conoscevo e applicavo: l’unione dei tre percorsi ha potenziato ulteriormente il mio metodo per facilitare la consapevolezza, l’allenamento, il raggiungimento dei risultati e il benessere del coachee.

 

La respirazione

“Quando inspiri, torni a te stesso. Quando espiri rilasci ogni tensione.” Thich Nhat Hanh

Il coaching è un ottimo metodo per fare chiarezza, esigenza molto frequente in chi decide di intraprendere un percorso con un coach. A volte può succedere che il coachee arrivi in sessione a fine giornata stanco, di corsa, tra un impegno e l’altro, personale o di lavoro. La semplice richiesta di convenienza “Come stai?” può far esplodere una serie di emozioni negative di frustrazione e preoccupazione per qualcosa che è successo nella giornata che possono annebbiare la sua visione in quel momento e rallentare l’andamento della sessione.

Quando ciò si è verificato, ancora prima di entrare nella fase di esplorazione, ho chiesto di fare insieme dei lunghi respiri profondi dove sia in fase di ispirazione che espirazione ho proposto di gonfiare la pancia per ossigenare bene i visceri. Questa semplice pratica è riuscita a rompere lo schema del loop vizioso di negatività e a riportare il cliente alla struttura della sessione per analizzare con chiarezza gli eventi, le emozioni suscitate e portarlo alla soluzione del problema.

A volte presi dalla routine quotidiana e dallo stress, inconsapevolmente tratteniamo il respiro oppure facciamo dei respiri brevi che non permettono una buona ossigenazione. La respirazione rimette in armonia funzioni psicologiche, emotive e fisiologiche.

Il focus sul respiro fa sperimentare un senso di rilassamento e riprendere consapevolezza di un banale, quanto spesse volte non utilizzato, strumento di rilassamento, sempre a disposizione, da usare nel futuro anche fuori sessione. Inoltre, favorisce la relazione tra coachee e coach: respirare insieme rinforza la relazione facilitante alla base del coaching, la relazione simmetrica (IO OK, TU OK) e dimostra accoglienza e ascolto delle esigenze del coachee da parte del coach.

 

La visualizzazione guidata

“La logica ti può portare da A a Z, l’immaginazione ti può portare ovunque” A. Einstein

Il termine “coach” deriva da Kocs, un villaggio ungherese dove venivano fabbricate carrozze di qualità. Questo suggerisce l’idea del coach come un mezzo di trasporto che accompagna il coachee verso un processo di mobilità interna ed esterna. Nella sessione di coaching c’è uno switch rilevante che il coach aiuta il coachee a compiere, ed è il passaggio dal presente percepito al futuro desiderato.

A volte il presente può essere così impattante emozionalmente che il coachee entra in un “loop vizioso dovuto ad un pensiero statico ripetitivo ed autogenerato sempre uguale a se stesso”(1) che non gli permette di uscire dal problema, concepire un futuro diverso e trovare le risorse per cambiare la situazione.

Molti conoscono l’efficacia dell’adozione del pensiero laterale (Edward de Bono, psicologo maltese) per risolvere i problemi: diversamente da quello verticale (logico sequenziale) ci può offrire una soluzione nuova scardinando quei modelli di pensiero preesistenti che ostacolano l’acquisizione di nuove prospettive.

Nei casi di stallo, l’utilizzo della visualizzazione guidata facilita la mobilità del coachee e la consapevolezza delle sue risorse: cambiando il suo canale percettivo si favorisce il superamento di quell’impasse per acquisire modalità diverse di guardare la realtà. La mente non riesce a distinguere se un evento è stato veramente vissuto o se è frutto di un’invenzione: fornire alla mente una realtà diversa immaginata equivale a farle vivere quell’esperienza come fosse reale.

Nella visualizzazione guidata fornisco delle precise istruzioni al coachee: chiedo di immaginare di aver già raggiunto la meta, di scegliere se chiudere o no gli occhi, spiego che farò delle domande per guidarlo e che, per rimanere immerso nella visione, non sarà necessario rispondermi. Per aiutarlo a fornire alla sua mente un’immagine più veritiera possibile, pongo delle domande mirate ad arricchire quella scena interiore di particolari multisensoriali come nella realtà. Utilizzo l’espediente potente del guardarsi allo specchio per spostare ulteriormente il suo punto di vista e far rimanere più vivida la sua visione interna con aumento di motivazione ed entusiasmo anche fuori dell’esercizio: “Sulla tua destra se guardi bene c’è uno specchio. Guardati, come ti vedi? Cosa stai indossando? Cosa ti stai dicendo? Che emozioni stai provando? Cosa dice la gente di te?”. Lo guido poi a tenersi dentro questa immagine positiva di sé e le emozioni potenzianti che la accompagnano.

Finito l’esercizio, tramite il processo maieutico, lo aiuto a comprendere le nuove consapevolezze scaturite e ad estrarre tutte le risorse di cui ha bisogno per riportarle nella situazione attuale e raggiungere l’obiettivo.

Ottima tecnica anche nel caso di manager con obiettivi di risultato sfidanti e freddi, stabiliti dai piani alti dell’organizzazione che mettono a dura prova il loro senso di autoefficacia. Guidare il manager a immaginare di avere già raggiunto l’obiettivo e a ripercorrere a ritroso il processo che lo ha portato alla meta fino al presente (Quali sono state le tappe? Quali azioni hai intrapreso? Quali risorse? Quali persone ti hanno ostacolato o facilitato? Che impatto ha avuto su di te e sulla tua famiglia?) permette di riscaldare l’obiettivo e accompagnarlo a ritrovare consapevolezza delle sue potenzialità. Terminato l’esercizio lo accompagno maieuticamente declinando domande per la creazione del suo piano d’azione completo.

 

Il rilassamento guidato

“La tua mente è come quest’acqua, amico mio: quando viene agitata diventa difficile vedere, ma se le permetti di calmarsi, la risposta ti appare chiara” (Il Maestro Oogway al Maestro Shifu, nel film Kung Fu Panda).

Coach significa anche allenatore: allenando le 4 facoltà del metodo C.A.R.E.© (Consapevolezza, Autorealizzazione, Responsabilità, Eudaimonia) del coachee, aiuta a prendere consapevolezza delle sue esigenze, promuove la cura di sé, a ridurre sensazioni di ansia e stress e per portare nella sua vita miglioramenti concreti per il suo benessere psico-fisico.

Alcuni manager, assorbiti in grossa parte del loro tempo dal lavoro e dalla famiglia, non riescono più a dedicare tempo a se stessi (“Ho paura di scoppiare”, “quando sarà il mio momento?”) con conseguente innalzamento dei livelli di stress. La cura di sé, precetto tanto caro agli antichi greci, considerata una delle loro regole fondamentali della condotta personale e dell’arte di vivere, spesso è una delle ultime esigenze che riescono a soddisfare. Il risultato è un incomprensibile (per loro) senso di insoddisfazione e infelicità anche di fronte a una vita confortevole stracolma di beni materiali di lusso.

“Il coach è consapevole che ad un miglioramento delle condizioni fisiche e psichiche generali della persona, corrisponde un abbassamento dei livelli di stress e la conseguente tendenza a provare con maggior facilità emozioni positive utili ad aumentare il senso della propria autoefficacia”. (2)

Quindi compito del coach è anche quello di proporre pratiche quotidiane di benessere per abbassare i livelli di stress e conseguentemente aumentare il senso di autoefficacia che favorisce il raggiungimento degli obiettivi. Infatti, secondo ricerche di Albert Bandura, uno dei padri della psicologia cognitivista, tanto più le persone sentono alto il loro senso di autoefficacia (agency), tanto più arrivano velocemente all’obiettivo.

Esistono delle ottime tecniche di meditazione e di rilassamento, oramai alla portata di tutti, che permettono di lasciar andare in breve tempo lo stress. Sia lo psichiatra americano Dr. D.G. Amen, docente di psichiatria alla California University, che il Dr. John Denninger, psichiatra e ricercatore presso la Harvard Medical School, a seguito di studi clinici, consigliano entrambi per un miglioramento delle funzioni cerebrali e maggiore efficienza mentale.

Nel caso di alto livello di stress porto il coachee in uno stato di rilassamento: normalmente faccio immaginare che dai piedi escano fuori delle enormi radici che penetrano fino al centro della terra, nel magma, e dal magma faccio immaginare che risalga una energia ristoratrice, che salendo dalle radici ai piedi e poi a tutte le parti del corpo, porti sollievo e assorba tutta la fatica e lo stress, riportandoli, attraverso le radici, nella terra come in un circolo discendente. Faccio ripetere questo processo almeno 2 volte.Provando direttamente l’efficacia di questa tecnica di facile replicabilità, il coachee può decidere di proseguire questo allenamento fuori sessione per ridurre il livello di stress in 10/15 minuti e portare più benessere nella sua vita.

Questa tecnica può essere anche un ottimo work out (allenamento fuori sessione) per gestire il dialogo interiore, perché permette di allenare la nostra attenzione a rimanere concentrata su ciò che vogliamo, per indirizzare consciamente la mente sul qui e ora.

Tim Gallwey, padre fondatore del coaching moderno, parlava di interferenze interne, come i nostri pensieri giudicanti, la paura di fallire, che possono bloccare il nostro potenziale e manipolare negativamente le nostre abilità. Secondo Gallwey in ogni attività sfidante ci sono 2 giochi: l’outer game con un avversario esterno e l’inner game, il nostro dialogo interno. La chiave di una performance eccellente è proprio riuscire a gestire le interferenze interne (Prestazione=Potenziale-Interferenze) cioè il dialogo interiore e allenare l’attenzione rimanendo focalizzati sul compito, mantenendo la mente nel qui e ora:“The focused mind only picks up on those aspects of a situation that are needed to accomplish the task at hand. It is not distracted by other thoughts or external events. It is totally engrossed in whatever is relevant in the here and now”. (3)

 

Equilibrare le emozioni

“Per raggiungere l’obiettivo occorrono silenzio, meditazione e astensione dal giudizio” D. Chopra

Esistono anche semplici tecniche energetiche che possono aiutare il coachee a rilasciare energia negativa accumulata, a uscire dallo stress e ristabilire un’equilibrio emotivo. Per motivi di brevità riporterò solo un esercizio, ispirato alle tecniche dell’Equilibrio Emozionale di R. Martina: la procedura è basata sullo stimolo di punti delle mani in cui confluiscono i meridiani, canali energetici che si estendono per tutto il corpo (gli stessi punti che vengono stimolati nell’agopuntura e nello Shiatsu).

Picchiettando i punti di acupressione relativi ai meridiani, liberiamo il ristagno di emozioni negative e ristabiliamo il naturale flusso energetico nel corpo che percepisce un senso di benessere. Questa semplice tecnica serve per creare uno stato di neutralità emotiva in modo rapido, per lasciar andare un conflitto tra due sentimenti contrapposti e ristabilire l’armonia interiore.

Si batte 2 volte con il pugno di una mano sul palmo dell’altra e viceversa, a pugni alternati velocemente. Per potenziare l’esercizio, si ripetono allo stesso tempo delle affermazioni che riguardano il conflitto da risolvere che verranno accolte interiormente con più favore collegate al senso di piacere derivante dai picchiettamenti: «io mi amo e mi accetto sia che… (non ho fiducia in me stesso, ho paura di fallire,…) sia che… (ho fiducia, lascio andare la paura di fallire e riprendo il mio coraggio,…)». L’inspirazione ed espirazione profonda, tra un’affermazione e l’altra, completa il quadro del rilassamento.

Nel suo libro “The Inner Game of Tennis”, Gallwey parlava dell’esistenza dentro di noi di due Self in conflitto tra di loro (il Self1, cioè l’ego, colui che giudica in continuazione l’attività compiuta dal Self2, cioè il corpo) e dell’esigenza di riportare armonia tra i due, lasciando andare il nostro continuo giudizio su ciò che facciamo in modo da gestire le interferenze sulla nostra performance: “…the first step in bringing a greater harmony between ego-mind and body – that is between Self1 and Self2 – was to let go of the self-judgement”. (4) Oltre a favorire l’equilibrio delle emozioni, questa tecnica basata sull’affermazione io mi amo e mi accetto incondizionatamente elimina il conflitto interiore e favorisce l’azzeramento del giudizio sul nostro agire.

 

Conclusioni

Nel business coaching l’utilizzo di tecniche energetiche, di respirazione, visualizzazione e rilassamento guidato può facilitare l’uscita da momenti di stallo del coachee, favorire la consapevolezza delle sue potenzialità e dell’esistenza di tecniche semplici e replicabili per il suo allenamento alla cura di sé. L’aumento del benessere personale del coachee riveste fondamentale importanza nel percorso di coaching in quanto aumenta il livello di autoefficacia che favorisce la predisposizione al raggiungimento degli obiettivi.

 

Stefania Ippoliti
Business Coach & Formatrice
Roma
ippostefy@gmail.com

 

Note & riferimenti

(1) (2) Pannitti A. e Rossi F., L’Essenza del Coaching. Il metodo per scoprire le potenzialità e sviluppare l’eccellenza, Franco Angeli, 2012
(3) (4) Gallwey W.T., The Inner Game of Tennis. The Ultimate Guide to the Mental Side of Peak Performance, Pan Books
Martina R., Equilibrio emozionale. La via che conduce alla pace e alla guarigione interiore, Tecniche Nuove, 2013
Ippoliti S., Succedono tutte a te. Tecniche di autocoaching per dire addio alla sfortuna, Bruno Editore, 2018

 

Nota: la Teoria del Meta-potenziale C.A.R.E.® , il Coaching Evolutivo® , le 4A e la Relazione Facilitante sono di proprietà intellettuale di INCOACHNG® Srl.

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