
Scuola di Coaching. Il learning cycle
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Siete d’accordo sul fatto che la conoscenza non si riduca ad un insieme di nozioni apprese ma piuttosto sia il risultato di un processo dinamico, creativo e di una partecipazione attiva da parte del soggetto?
Se accogliete questa idea, converrete con me che solo una Scuola di Coaching certificata sia il contesto idoneo nel quale divenire un Coach professionista. Questione di modus e di abito mentale.
Una scuola di Coaching è lo spazio ideale in cui convengono due potenzialità complementari in sé:
1. Quella dell’apprendimento formale e situato, delineato dal percorso, dai contesti e dal processo di insegnamento;
2. Quella dell’apprendimento informale generato dalla cultura partecipativa, dalla comunione intersoggettiva e dalla convergenza di interessi.
Ne discende che per diventare Coach non è sufficiente un corollario di protocolli teorici. Occorre praticare, immergersi nelle esperienze di relazione con il Coachee.
Tuttavia, anche questo non basta. Nella mia personale esperienza, il plusvalore di una Scuola di Coaching è dato anche dalla sua capacità di porsi non solo come ambiente di sicurezza psicologica per rispetto, apertura e ascolto, ma soprattutto per l’abilità di saper valorizzare l’intelligenza collettiva del gruppo di apprendimento.
A che cosa serve una Scuola di Coaching?
All’interno di una Scuola di Coaching che attua un processo di learning cycle di qualità si verifica un passaggio fondamentale: si passa dal paradigma dell’esperto ( ovvero ognuno con le proprie sovrastrutture di metodo, di cultura e di pensiero) alla cosiddetta convergenza culturale e a un sapere collettivo, capace di arricchire l’individuale e il gruppo. Emblematica quanto essenziale la conclusione a cui perviene l’antropologo Levy: “Nessuno sa niente, ognuno sa qualcosa, la totalità del sapere risiede nella umanità”.
Rimango persuasa sul fatto che una buona Scuola di Coaching è quella in grado di alimentare e valorizzare, per tutto il tempo del percorso formativo, spazi di affinità creativa in cui conoscenza, competenza ed esperienza dei singoli membri sono resi disponibili. In questo caso si genera la conoscenza diffusa di una comunità eterogenea, in cui vengono tutelati, al fine di un apprendimento efficace, i seguenti elementi:
1. Libertà di contribuire
2. Consolidamento della credibilità dei concetti
3. Operatività coerente con le teorie
4. Sentire soggettivo legittimato dalla convergenza comune
Ci possiamo allora chiedere: a cosa serve lo stimolo verso una Intelligenza collettiva?
James Paul Gee vi risponderebbe cosi: “Si impara più rapidamente, si partecipa più attivamente, ci si coinvolge più in profondità”.
Che cosa vi manca per convincervi a frequentare una Scuola di Coaching?
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