
Scopri il potere della centratura del Coach per una vita più soddisfacente
The power of meaning
“La vita del fare è l’essere” (Lao- Tze). È con questa frase, tanto essenziale quanto immensa, che la saggezza cinese ci induce a riflettere su ciò che siamo prima di immergerci in una scelta o di fissare il nostro pensiero su ciò che dovremmo fare.
E ancora ci possiamo chiedere: ciò che voglio essere è ciò che posso essere? Il mare magnum che attraversa i nostri pensieri e sentimenti ci espone ogni giorno all’urgenza dei bisogni di orientamento e di comprensione di noi stessi, dell’altro e del mondo circostante.
Molte volte però l’effetto che si produce dai nostri turbamenti è una resistenza a vedere e a sentire più chiaramente e nel profondo.
Per cicli di vita può accadere a chiunque di trovarsi immersi, sottomessi e naufragati all’interno dei propri labirinti di pensiero e di cedere a passi caotici, frustranti e depotenzianti.
Anche ad un Coach, per quanto allenato alla supervisione di sé, può capitare di relazionarsi con il Coachee e sentirsi d’improvviso insicuro/a, incompleto/a, inefficace, diviso/a dalle contraddizioni interne, indebolito/a per cui incapace di scegliere la via corretta del dire e del fare.
Per tutti e per tutto questo assume più valore tanto lo stato di crisi, nel significato positivo e mutuato dalla etimologia antica (Krisis come scelta, discernimento, distinzione, punto di svolta) quanto quello dell’esperienza dell’errore. (per cui errare come deviare e intraprendere un percorso non lineare e imprevedibile).
Una formula per la centratura del Coach
La centratura del Coach è un asse mobile e precario, invisibile ma percepibile.
La capacità di sentire e la facoltà di accettare la rendono un’architettura interiore dinamica e flessibile, capace di reggersi sull’estraniamento e sul disorientamento di sé.
La centratura rende il soggetto un vertice, un centro recettivo che si apre e si pone nelle condizioni di ascoltare e di condividere, allenandosi ad esserci nel qui ed ora.
Trattasi di un concetto che eccede quello dell’equilibrio. Infatti, sopravanza lo stare in una determinata posizione perché il soggetto è capace di so-stare nella comprensione dei propri conflitti interiori e dei propri limiti.
La centratura non si configura allora come posizione immobile e statica; piuttosto si risolve in un processo costante di ri-equilibrio e ri-connessione con sé stessi.
La sintonia e la sincronia che qualifica la nostra vita interiore, quanto la percezione del mondo che ci circonda, non è cosa da poco. Richiede infatti una costante attenzione sopra le seguenti tendenze, valevoli tanto per il Coach quanto per chiunque altro, in esercizio di auto-riflessione e di visione dell’altro:
- Compassione verso le proprie fragilità;
- Lucidità e consapevolezza dei propri limiti;
- Accettazione umile e costruttiva del proprio disorientamento;
- Senso della realtà e della temporaneità dello stato di crisi;
- Fiducia attraverso l’autocontrollo dei propri automatismi e attraverso la supervisione di sé;
- Attitudine a cambiare ciò che si conosce;
- Accettazione e accoglimento delle intrusività emozionali;
- Coltivare l’auto-motivazione in ordine al bisogno di verità e di autenticità;
- Con-sentire, cioè, permettersi di agire, di pensarsi, e di parlarsi diversamente;
- Darsi tempo, darsi spazio, darsi ascolto per rimanere accorti, vigili e più aperti ai flussi delle esperienze.
È a partire da questi primi elementi che la centratura del Coach insegna a chiunque quanto potere di noi siamo in grado di generare se accettiamo il rischio di lasciarci compenetrare dalla ricchezza ignota che ognuno racchiude.
Il tutto ci permette di evitare di cadere nell’illusione, nel conformismo passivo, nell’apatia emotiva e nell’autosabotaggio. Ma questa è un’altra storia.
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In esclusiva per INCOACHING®, testo di Simona Rebecchi – Coach professionista diplomata INCOACHING®
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