
Saper stare sull’onda delle metafore del Coachee
Immagina che…
Il nostro universo pensante è ricco di spazi immaginativi ad un tempo cognitivi, somatici ed emotivi che caratterizzano la nostra vita conscia e inconscia. Ne consegue che ogni nostro pensiero e ogni nostra azione può essere letta in chiave metaforica.
L’ etimologia stessa ne raccoglie il suo straordinario potenziale linguistico poiché di primo costituisce un’occasione di arricchimento del pensiero, non scontato e originale: in quest’ottica la parola “meta”, cioè “sopra” si associa alla parola “phero” per evocare “un portare al di là” per dire “trasferisco, io trasporto”.
La metafora gioca da sempre un ruolo nell’organizzazione che sappiamo dare alla nostra visione del mondo.
Ecco perché per un Coach, in dialogo con un Coachee, diviene importante saper stare sull’onda delle sue metafore: in quanto strumento linguistico, capace di catturare la natura essenziale delle cose, sa condurre entrambi i narratori verso un atto di pensiero fuori dagli schemi.
In sessione può dunque accadere quanto segue: quando parlare di sé avviene per un Coachee con la cadenza spedita e sconnessa di un fiume in piena arricchito dai vortici del proprio caos interiore, proprio la metafora è capace di concedere una tregua.
Per il narratore (Coachee) è tempo di cambiare posizione, di raccogliere e di sintetizzare il nucleo centrale del proprio pensiero; per l’ascoltatore (Coach) è tempo di esplorare in maniera differente dal consueto per stimolare nell’altro un insight pertinente.
Perché una metafora?
Trovarsi all’interno di una espressione metaforica conduce il parlante verso le seguenti possibilità:
- 1. Per Coach e Coachee è occasione per uscire dai meccanismi soliti e ben conosciuti di domanda/risposta immediata; causa/effetto; dubbio/soluzione.
Di conseguenza gli automatismi saltano ma soprattutto ogni metafora permette di esercitarsi sul confine del giudizio, sospendendolo per un attimo di fronte alla scoperta del proprio disorientamento positivo. - 2. Per un attimo il Coachee esce dalla necessità urgente e dallo sforzo di dover mettere insieme molti pensieri spesso sconnessi tra loro.
La magia di una metafora risiede infatti nella sua capacità di misurare e insieme interconnettere l’insignificante apparente alla reale sostanza.
Ed ecco che, se un attimo prima una pianta era solo un vegetale comune, un attimo dopo era già una persona con un carattere e una attitudine specifica. - 3. Le metafore di un Coachee lo qualificano e lo distinguono: costituiscono di lui un processo espressivo rigenerativo dei significati tali da rappresentare per un Coach una chiave di lettura preziosa che non si può lasciar cadere, senza averla esplorata ed espansa oltre la sua prima evidenza.
- 4. Già per Aristotele la metafora in dialogo svolge un ruolo propulsivo, di rivelazione, di sintesi e anche di attivazione di nuove immagini.
Rappresenta quindi una forma di comunicazione indiretta dotata di forza suggestiva che vale a contaminare una narrazione di linguaggi allusivi ed evocativi.
Non solo: ogni metafora utilizzata dal Coachee o stimolata dal Coach consente di disattivare strategie inconsapevoli di auto-inibizione che limitano il flusso dell’espressione linguistica. - 5. Consente di colmare i vuoti di un vocabolario letterale o ancora di supplire alla mancanza di abbreviazioni.
- 6. Permette di attribuire alle parole vecchie un nuovo significato, dando vita ad originali accostamenti tra gli elementi linguistici.
Infatti, ogni metafora devia dal normale uso della lingua impegnando il parlante in un atto di creatività linguistica.
Into the mood
Ogni metafora, a ben vedere, supera le modalità della parola per arricchire una comunicazione attraverso mediazioni poetiche che aiutano il narrante a definire la traccia di senso della sua espressione. Trattasi di un linguaggio figurato, utile nella misura in cui permette di condurre l’astratto portandolo al concreto, cogliendo il simile attraverso parole comuni.
Attraverso le metafore del Coachee ne discende una lessicalizzazione della relazione di Coaching che ne facilita l’alleanza e i meccanismi di fiducia, nonché un clima empatico funzionale al processo di consapevolezza del Coachee.
Attraverso un dialogo basato sulle metafore, come ci insegna Duccio Demetrio, mentre si narra ci si educa, presupposto che ogni enunciato metaforico acquista contemporaneamente un valore ontologico (tale per cui siamo soggetti attivi quando raccontiamo), un valore gnoseologico (poiché apprendiamo reciprocamente scambiandoci storie), un valore estetico (conferiamo ai racconti una forma linguistica soggettiva e originale nonché scenografica).
Seguendo tutte queste direttive, proprio la Scuola INCOACHING® allena i futuri Coach o specializza coloro che sono già diplomati affinché sappiano gestire con metodo e con professionalità una relazione facilitante con il Coachee, attraverso l’uso efficace delle metafore linguistiche.
Tutto questo a partire da un presupposto: il tempo di una storia, e con essa lo spazio di una metafora, rappresentano sempre un intervallo di crescita per il Coachee, tale per cui rimanere sull’onda dei suoi enunciati linguistici non solo è necessario ma soprattutto funzionale a valorizzare nel Coachee un sentimento vitale di costruttività della propria storia personale.
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In esclusiva per INCOACHING®, testo di Simona Rebecchi – Coach professionista diplomata INCOACHING®
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