
Parlare è agire: l’importanza delle influenze conversazionali
Un duale narrativo
Parlare è compiere un atto comunicativo, non solo verbale.
Quando poi le parole sono utilizzate all’interno di un dialogo e di un contesto situazionale definito, come nel caso del Coaching professionale, dire non è sufficiente, è necessario che assuma la forma del comunicare quale “desiderio di arrivare a toccare l’altro”.
E allora… per realizzare un effetto comunicativo, che sia mosso da un’intenzione comunicativa, serve in primis uno spazio ma soprattutto serve dare spazio.
Sappiamo che le parole hanno il compito e il potere di rappresentare il pensiero. Tuttavia, rappresentare non significa solo tradurre o dare visione visibile al pensiero come primo atto di significazione di ciò che si sta pensando o immaginando. Esiste sempre per due interlocutori in conversazione uno scarto nel gioco della rappresentazione che definisce la qualità di un duale narrativo autentico.
È infatti in questa increspatura interna e personale che avviene la scelta del linguaggio, la selezione delle parole e la loro grammatica, con cui si definisce il parlare a sé e all’altro.
Ne consegue che all’interno di un dialogo, lo spazio esistente tra pensiero e parola corrispondente, e ancor più l’intervallo esistente nel passaggio di messaggio tra emittente e ricevente, rivela una nervatura scoperta che ammette il suo perfezionamento (nel senso di perficere). Il tutto perché nell’atto di dialogare prendono corpo intere proposizioni di essere, di ragionamento e di senso.
Spesso ciò che vogliamo esprimere non coincide con ciò che proviamo a dire.
Ecco una evidenza importante che un Coach ha la responsabilità di tenere presente: la comunicazione si crea da una simultaneità di meccanismi, codici non solo verbali ma anche para-verbali e non verbali che ne tessono l’architettura dialogica e qualificano la punteggiatura conversazionale; con essa si definisce uno spazio di intesa, di connessione, di comprensione che richiede ogni volta uno sforzo intenzionale, narrativo e linguistico.
In funzione di queste implicazioni, parlare è agire e proferire equivale a compiere atti: gli stessi linguisti ci insegnano che possiamo distinguere tra l’atto di dire qualcosa, l’atto che si compie nel dire qualcosa e l’atto che si compie col dire qualcosa.
L’influenza conversazionale
All’interno di una sessione di Coaching la conversazione diviene dialogo e comunicazione efficace se asserve alla costruzione di nuove informazioni e nuovi significati che in quanto tali eccedono la partitura d’inizio, per donare forza generativa alla parola, al pensiero e alla presenza dell’altro. In questo modo il Coach ha la possibilità di dare valore e visibilità al detto e all’implicito.
Possiamo dunque affermare che all’interno di un processo di Coaching è efficace quella comunicazione che si pone come relazione linguistica.
Il dialogo costruttivo e trasformativo, quale strumento del metodo Coaching, è tale nella misura in cui si compie come evento interattivo, dove la conversazione diventa cooperazione tra i parlanti, ovvero quando Coach e Coachee sono mossi dalla collaborazione e co-costruzione nella produzione di significati. Comunicare diviene allora la disposizione a mediare la propria logica linguistica e tutti i correlati aggiunti impliciti e non detti.
In tutto questo, Coach e Coachee qualificano la relazione sulla base del loro agire conversazionale reciproco poiché genera inferenza e ricreazione di contenuti, dove il significato del parlante (speaker meaning) diventa più importante ma comunque correlato al significato della frase.
Inferire, per etimologia, evoca propriamente il portare dentro, causare e dedurre. Se reciproco, proprio attraverso una disposizione dialogica (la quale risponde alle domande: chi sono in dialogo? chi voglio essere nel dialogo? Cosa voglio causare?) Coach e Coachee danno vita a un passaggio di ruolo funzionale alla maturazione di un processo di consapevolezza: dall’essere meri emittenti o riceventi, cioè monofunzionali, un dialogo di coaching li definisce come co-enunciatori, ovvero parlanti impegnati in una azione comunicativa cognitiva, emotiva, valoriale, situazionale.
L’effetto supera i presupposti d’inizio tale per cui uscire dalla conversazione presuppone un arricchimento per entrambi.
Coach e Coach sono dunque parti attive e co-responsabili all’interno del dialogo, si influenzano e interferiscono l’uno sull’altro, dando vita a un flusso di entrata e uscita e a uno scambio ricorsivo che aggiunge, espande, vitalizza e crea progressivamente la relazione.
Nella comunicazione efficace così costituita la dimensione del pensiero si accorpa a quello del sentire, generando nuova intimità di dialogo.
Perché curare nel Coaching l’influenza conversazionale?
Gestire le inferenze conversazionali comporta per un Coach affinare la propria sensibilità linguistica attraverso il parlare, il sentire, l’intuizione del tempo e dello spazio di conversazione, per poi finalizzarla alla provocazione di nuove idee e di nuove consapevolezze per il Coachee.
Sono gli stessi linguisti e studiosi della pragmatica della comunicazione a tenercelo ben presente attraverso alcuni assiomi:
- 1) “Parlare è parlarsi poiché le parole abitano le cose ma soprattutto abitano i soggetti parlanti.”
- 2) “Tutto ciò che viene detto nasce da un ego e da un alter (altro che io sono), di conseguenza il linguaggio tiene insieme il visibile e l’invisibile che sono”.
- “3) Lo sforzo della parola è la sua potenza e con essa qualifica l’intenzione del parlante”.
- 4) “Come comunicatori veniamo prima visti, poi sentiti e infine compresi”.
- 5) “La comunicazione umana si sviluppa sempre su due piani: il contenuto e la relazione. La relazione qualifica il contenuto della comunicazione”.
- 6) “La comunicazione è logica e analogica, simmetrica e complementare”.
- 7) “La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze degli scambi comunicativi.”
- 8) “Tu sei ciò che ricevo in cambio del mio disorientamento parlante”.
Sono regole che all’interno della nostra Scuola INCOACHING® ci educano quotidianamente poiché da essi partiamo nella costruzione delle nostre prassi professionali, per poi chiederci: “quale dinamismo della comunicazione abbiamo realizzato oggi? Ci accompagna una consapevolezza: Parlare è scambiare ed è cambiare scambiando.”
Se vuoi approfondire l’argomento e conoscere nel dettaglio cosa significa essere Coach, leggi qui.
In esclusiva per INCOACHING®, testo di Simona Rebecchi – Coach professionista diplomata INCOACHING®
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