
La Musica come strumento facilitante per il Coaching
La musica è per l’anima quello che la ginnastica è per il corpo
(Platone).
Spesso associamo la musica a momenti importanti della nostra vita. Ci sono i tormentoni che ci ricordano un’estate in particolare. Pezzi romantici che ci ricordano un amore. Una canzone triste, un momento particolare della nostra vita.
Una canzone che ci piace e basta e che fa parte di noi. La musica è la colonna sonora della nostra vita.
Il ruolo della musica come fonte di conoscenza è davvero antico. Già nella mitologia greca la favola di Orfeo ed Euridice ci parla del valore fondamentale della musica, ovvero quello che testimonia la sua vera forza: la spinta verso la conoscenza di sè! Il suono diventa uno strumento/un mezzo per accedere a qualcosa di “altro”, per com-muovere e sedurre (sem-ducere) l’amata Euridice (in realtà metafora dell’Anima di Orfeo, della sua Energia Interiore). La musica quindi permette di comprendere e capire meglio il proprio “io”, le proprie emozioni interiori, diventando a tutti gli effetti uno strumento di profonda consapevolezza.
1. La musica influenza l’umore, gli stati d’animo e il comportamento
La musica è il linguaggio universale dell’umanità (H.W.Longfellow)
La musica fa parte delle nostre vite quotidianamente, potremmo dire a 360°, è importante ed accessibile a tutti noi e spesso più o meno consapevolmente la utilizziamo per motivarci, per donarci calma e serenità, o anche solo per stare meglio. Si tratta infatti di uno degli strumenti più potenti di cui disponiamo per indurre, cambiare o amplificare gli stati d’animo e l’umore. Moltissimi sport e allenamenti vengono svolti a ritmo di musica (addirittura la musica viene definita “doping” e proibita in gare sportive e atletiche). Sette note musicali combinate diversamente hanno permesso di comporre tutte le musiche del mondo e di suscitare in noi ogni tipo di emozione! La musica insomma sa dare sensazioni, far provare emozioni diverse in ciascuno di noi. Chi non ha il proprio brano preferito che ascolta quando si sente giù di morale, oppure per motivarsi la mattina? Logicamente un brano che suscita in una persona un determinato sentimento, non è necessariamente adatto anche allo stato d’animo di un altro.
La musica inoltre non agisce solo a livello emotivo, ma anche psicologico e neurologico. L’emozione infatti si “separa” dal pensiero e la coscienza, non invasa da tensioni emotive, si ricollega alla sua “auto-efficacia”. Possiamo quindi concludere che utilizziamo e possiamo utilizzare la musica per influenzare il nostro umore, visto che questa ha un impatto decisivo su di esso e sul nostro comportamento. Secondo il neuroscienziato Jacob Jolij la musica può rendere felici ed aiutare a superare le proprie paure, scatenando nell’essere umano sensazioni e ormoni che influenzano il nostro stato d’animo!
Grazie alla tecnologia sempre più avanzata oggi sono state create addirittura delle cuffie sensoriali che, per mezzo della capacità di riconoscere il nostro umore interno, selezionano automaticamente playlist e brani musicali adatti a quel determinato frangente di vissuto emozionale. Grazie a dei sensori all’interno delle cuffie, tramite le vibrazioni emesse dal cervello, vengono selezionate le musiche più in linea con il nostro umore. L’obiettivo principale potrebbe essere quello di aiutare persone con difficoltà, ma anche chiunque nella vita di tutti i giorni, voglia individuare la musica che desidera davvero in quel momento, in base al proprio umore!
Attualmente i più grandi colossi della musica hi tech si sono orientati nella creazione di playlist di ascolto musicale “mood” (cioè “umorale”, ovvero basato su un determinato stato d’animo) come per esempio Spotify o Applicazioni Mobile come Mood, per passare dalla tristezza alla felicità, dalla rabbia all’ottimismo. Tutto questo fermento tecnologico, questi nuovi trend ci fanno ben comprendere che il nesso fra musica e stato d’animo è al centro della nostra vita quotidiana ed è soprattutto profondamente efficace!
CONCLUSIONI A partire dalla considerazione che la musica influenza e crea stati d’animo ogni giorno dentro di noi più o meno consapevolmente, ha inizio la mia personale ricerca dell’individuazione della musica come strumento di coaching, ovvero come facilitatrice del processo di coaching.
2. La musica è “movimento”!
La musica è la rappresentazione sonora simultanea del sentimento del movimento e del movimento del sentimento (M. Ageev)
La musica da sempre incoraggia il movimento, ho già accennato al fatto che la musica spesso venga utilizzata nello sport sia agonistico che non, pensiamo alla ginnastica, alle palestre, ma anche semplicemente alla corsa, al running! L’ascolto della musica infatti sembra avere effetti anche fisiologici e psicologici sulla persona, come ad esempio:
- la distrazione dall’affaticamento e la creazione di una sensazione di vigore
- l’accesso ad una sorta di stato di “flow”, con una totale motivazione intrinseca.
La musica è quindi per eccellenza movimento: cioè mette in moto emozioni. Essendo quindi indissolubilmente legata all’emozione, noi percepiamo un insieme di suoni perché sono in grado di creare un “movimento” psichico e fisiologico dentro di noi, che coinvolge anche il nostro corpo, oltre che la nostra mente. Il potere della musica è atavico, arcaico, primigenio, grazie all’ascolto e il sentire (di tutti i sensi) che riguarda appunto la nostra totalità= corpo ed anima.
Il rapporto musica-movimento è quindi quasi simbiotico, la musica può toccare il nostro ritmo interiore, non a caso la danza è visceralmente legata alla musica! Anche nell’antichità la “teoria della musica delle sfere”, detta anche musica universale, era un concetto che univa musica e movimento, in particolare riconduceva al movimento dei corpi celesti (Sole, Luna e pianeti) una musica non udibile agli umani, ma consistente in concetti armonico-matematici, che furono alla base della moderna Armonia.
La musica e l’ascolto musicale possono quindi facilitare il “movimento” interiore, che qui si intende come una capacità di mettere in moto le nostre potenzialità interiori, i nostri sentimenti, la nostra persona. Il movimento inteso come da vocabolario come “spostamento associato a funzionalità e dinamismo” diventa quindi centrale nell’ascolto musicale, così come il processo di coaching facilita una “mobilità” nel coachee che giunge da noi fermo, statico e bloccato nella sua crisi di autogoverno.
L’ascolto musicale contiene già di per sé intrinsecamente una “spinta” al movimento interiore, all’esplorazione dei propri stati d’animo, alla “mobilità” interiore, ovvero la capacità di muoversi verso qualcosa che desideriamo internamente. Una mobilità esterna che corrisponde ad una interna/mentale, che passo dopo passo porterà il coachee verso il suo futuro desiderato, ovvero verso la sua piena realizzazione.
CONCLUSIONI Il coachee all’inizio del percorso si trova in una situazione di immobilismo, si sente come “bloccato-fermo” stagnante. La persona in “crisi di autogoverno” giunge a noi inconsapevole di potersi ancora “muovere”, di poter fare dei passi consapevoli verso il proprio futuro desiderato. La musica può aiutare nel facilitare questo movimento interiore ed esteriore, grazie alla sua natura intrinseca.
3. La musica come strumento di consapevolezza
La musica è arte di pensare attraverso i suoni (J. Combarieau)
Abbiamo visto che la musica stessa permette di capire meglio le proprie emozioni, il proprio stato d’animo interiore; in questo si conferma sicuramente un ottimo strumento di consapevolezza del proprio vissuto emozionale, ma non solo, anche della situazione attuale, che potremmo cioè tradurre come “Presente Percepito”.
La musica ha al suo centro proprio la “percezione” del suono, da cui abbiamo visto parte in realtà anche una “percezione” di se stessi, dei propri sentimenti interni, del proprio vissuto in un senso pienamente mentale/corporeo.
Partiamo dal presupposto che ogni momento della propria vita è contraddistinto da canzoni e autori che descrivono PERFETTAMENTE quello che sentiamo in quel preciso periodo!
Durante il percorso di coaching si può proporre al proprio coachee di individuare uno o più brani (una sorta di playlist) che “descrivano” il suo stato d’animo attuale, ovvero il suo Presente
Percepito. Grazie all’ascolto musicale prima e alla descrizione/interpretazione libera da parte del coachee in sessione, i brani musicali fungeranno da “facilitatori” del processo di consapevolezza del proprio presente e della propria eventuale problematica attuale.
La musica aiuterà quindi a:
- allargare il confine del pensiero, grazie alla sua stessa natura di apertura e di componente “irrazionale”, apportando nuove idee e nuovi stimoli su cui lavorare;
- stimolare la ricerca e la riflessione interiore;
- creare nuove energie che “catalizzano” il movimento e il cambiamento;
- evocare nuove strade e nuove domande-sentieri inesplorati.
Il coach si lascerà quindi “guidare” dalla musica del coachee, e dalla sua interpretazione-narrazione di sé tramite la propria playlist, in un disorientamento sonoro ed interpretativo, completamente volto alla curiosità e all’apertura verso il coachee.
Il racconto e la narrazione verranno quindi “supportati” dalla musica del coachee, che faciliterà il processo di concettualizzazione dei suoi pensieri e fungerà da materiale “vivo” e “sentito” da cui partire per esplorarlo (attraverso domande efficaci) aiutando così il coachee a chiarire profondamente la propria problematica, prendendone maggiore coscienza e consapevolezza e quindi allo stesso tempo guadagnando una giusta distanza prospettica.
Altrettanto si potrà fare con il Futuro Desiderato del coachee, che potrà essere facilmente “tradotto” grazie ad un brano musicale che efficacemente (secondo i parametri di efficacia del coachee) esprime quella complessità di emozioni, sentimenti, comportamenti, sensazioni che la persona desidera provare ed incarnare. La musica come “una bacchetta magica” spesso ci fa volare sulle sue ali, permettendoci di fare qualsiasi cosa, di essere in grado come in un sogno, di poter essere chiunque vogliamo, di identificarci completamente con il nostro idolo, di essere liberi e completamente realizzati nella nostra pienezza.
La musica è visione, ci proietta in un futuro in cui siamo (almeno per la durata della canzone) ciò che desideriamo e viviamo completamente una situazione da “sogno ad occhi aperti”, grazie all’abbandono empatico alle sonorità. Le nostre facoltà critiche si abbassano, permettendoci di non giudicarci e di immaginarci protagonisti di situazioni desiderate, grazie ad un profondo coinvolgimento emotivo.
CONCLUSIONI L’ascolto musicale aiuta e coadiuva il processo di consapevolezza del coachee rispetto al proprio vissuto emotivo, sia in senso corporeo che mentale. Inoltre permette di esplorare in maniera efficace sia il Presente Percepito che il Futuro Desiderato, grazie al potere della musica di liberare la nostra fantasia, rendendoci liberi di immaginarci così come vogliamo davvero essere!
4. La musica: una carta d’identità personale
La musica aiuta a creare un forte senso dell’Io (Gabrielsson e Lindstrom)
La musica definisce l’identità personale. Chi non ha una propria playlist di brani preferiti, da cui dedurre la propria personalità facilmente? Aldilà dell’aspetto “giocoso”, effettivamente se ci riflettiamo ciascuno di noi può in qualche modo “definirsi” tramite la “propria” musica, forse è proprio una delle ragioni che in fondo ci spinge irrazionalmente al desiderio di ascoltare la musica: auto-affermare noi stessi, la nostra identità unica e particolare!
Il tipo di musica che ci piace esprime qualcosa di noi stessi. Anche generi molto vasti come il rock, la musica classica o il blues, delineano già l’immagine di una persona, se ci si pensa bene.
Scopriamo così la nostra personalità attraverso la musica: impariamo chi siamo e cosa vogliamo. Attraverso la musica possiamo costruire e proiettare con più facilità ed efficacia un’immagine di noi stessi.
In particolare gli adolescenti utilizzano moltissimo la musica per comunicare le loro idee, le emozioni che provano, tramite la musica costruiscono il loro mondo e lo abitano, spesso orientando anche il loro “modo di essere”. Questo non significa in realtà che la musica sia importante solo da giovani, anzi è importante a qualsiasi età, ma con motivazioni diverse, e allo stesso tempo molto simili!
La musica ci permette di conoscerci meglio e di approcciarci agli altri, capiamo molto delle persone che ci circondano, di quello che vivono, delle loro idee. Recentemente è stata effettuata una ricerca a questo proposito: “Personalità segreta? Nel tuo lettore MP3” (Rentfrow e Gosling), che ha proprio studiato tutti questi aspetti.
Questo studio ha messo delle coppie di partecipanti dello stesso sesso e di sesso opposto, nelle condizioni di conoscersi l’un l’altro per più di 6 settimane. Analizzando i risultati, si è giunti alla conclusione che l’argomento di conversazione “più popolare” era la musica. Che cosa rende quindi la musica così utile quando incontriamo qualcuno? Quali informazioni si possono estrarre dalla musica che una persona ascolta?
Nella prima settimana, in media, il 58% delle coppie ha discusso di musica, contro il 37% di tutte le altre categorie di conversazione che comprendevano: libri, film, tv, calcio e vestiti. Perché usiamo la musica come primo punto di riferimento per conoscere un’altra persona? Probabilmente perché pensiamo che la musica ci dica indirettamente qualcosa sulla personalità della persona che ci sta di fronte. Infatti, la seconda domanda a cui questo studio ha cercato di rispondere è stata: quanto è affidabile la musica come misura della personalità?
Questa ricerca ha quindi denotato come i partecipanti potessero tracciare la personalità degli altri sulla base delle loro prime 10 canzoni della playlist.
Diventa quindi chiaro che la musica definisce davvero l’identità personale, il genere musicale che seguiamo di più, che ci piace di più dice già molto di noi stessi a noi e agli altri! Così la musica ci aiuta a scoprire qualcosa di più di noi stessi e anche nel percorso di coaching può aiutare il coachee (e chissà forse anche il coach!) a comprendersi meglio e ad “appropriarsi” maggiormente della propria personalità e delle proprie potenzialità “nascoste”. Si potrebbe inventare un esercizio di auto- coaching e consapevolezza di sé dal titolo: “Se tu fossi una canzone quale saresti?”.
L’esperienza musicale favorisce quindi l’individuazione della propria identità, permettendo di vedere e sentire da lontano la propria appartenenza identitaria, oggettivando così il sentimento identitario e rendendolo allo stesso tempo più comprensibile al coachee.
CONCLUSIONI All’interno di un percorso come quello di coaching volto allo sviluppo della persona e delle sue potenzialità, l’ascolto musicale rafforza il proprio concetto di sé (nel coachee), la propria identità e indirettamente così anche la propria agentività, grazie ad un’esperienza di consapevolezza totale di sé e della propria personalità.
5. La musica come rappresentazione e visione
Dopo il silenzio ciò che meglio descrive l’inesprimibile è la musica (Aldous Huxley)
La musica è rappresentazione, è visione, la musica allarga la nostra coscienza, ci fa entrare in mondi pieni di luci e di colori, dipinge con le note immagini nitide e consapevoli. La musica è viaggio, è sogno, crea in noi una “storia”, di cui possiamo essere protagonisti, una proiezione simbolica ad alta intensità (come dice Gino Stefani, semiologo e musicologo italiano).
Anche A. Schopenhauer ne “Il mondo come volontà e rappresentazione” parla della musica in questi termini “… In tutta questa trattazione intorno alla musica mi sono sforzato di mostrare che essa esprime, con un linguaggio universalissimo, l’intima essenza, l’in sé del mondo, che noi, partendo dalla sua piú limpida manifestazione, pensiamo attraverso il concetto di volontà, e l’esprime in una materia particolare, cioè con semplici suoni e con la massima determinatezza e verità..”.
La semiotica della musica (di cui Gino Stefani fu il pioniere in Italia) si è dedicata interamente a questa prospettiva, cioè allo studio delle modalità della produzione di senso in/con/sulla musica da parte delle persone; la semiotica vede quindi la musica come portatrice e creatrice di contenuti e di senso.
La musica traduce in immagini sonore, che portano fino alla visione. Quante volte ascoltando un brano musicale, un’aria d’opera, o un pezzo di musica classica ci capita di vedere delle immagini, dei colori, di immaginare storie e personaggi, che incarnano perfettamente le linee sonore e tematiche, i ritmi e le frequenze musicali. Ci aiuta a descrivere, a rappresentare, in un’unica parola: a comunicare!
Questo è uno dei numerosi poteri della musica che ci permette di vedere oltre, di spingerci oltre con l’immaginazione, ovvero quel processo di riproduzione ed elaborazione libera del contenuto di un’esperienza sensoriale, legata a un determinato stato emozionale, che spesso dà luogo ad un meccanismo che si riallaccia all’intuizione (insight). La facoltà cioè di formare immagini, di elaborarle, svilupparle, grazie ad una potenza creatrice, quella facoltà che non appartiene forse in parte anche al coaching? La potenza creativa, stimolante, rinnovatrice del coaching assomiglia molto al potere della musica di fornire nuove visioni sul proprio modo di vivere, di pensare, sulle relazioni con gli altri e con la realtà più in generale. Un suono può evocare un luogo, un preciso momento, uno spazio determinato come una sensazione. Lo stesso accade per esempio nella fotografia, con l’immagine.
L’utilizzo dell’ascolto musicale (libero e autodeterminato dal coachee) nel percorso di coaching può aiutare il coachee a scoprire nuovi pensieri, convinzioni, percezioni, umori etc..che rafforzano la sua capacità di agire e di ottenere ciò che è importante per lui. La musica può quindi “sostenere” il processo di ampliamento della prospettiva e della visione, ispirando il coachee a cambiare il suo punto di vista per scoprire nuove possibilità.
“È meraviglioso come la musica abbia la possibilità di salvarci dall’irrigidimento, dalle convenzioni a cui tutti andiamo incontro e farci tornare uno stupore incantato nei confronti delle cose.” (Giovanni Allevi).
CONCLUSIONI La musica nel percorso di coaching coadiuva l’immaginazione, l’esplorazione di nuovi mondi e nuove prospettive, in assenza di giudizio, facilitando così quel processo di “mobilità” e di apertura della visione prospettica da parte del coachee.
6. La musica facilita la relazione
Là dove finisce la parola, inizia la musica (H. Heine)
La musica, come linguaggio non verbale, diventa un mediatore della relazione del coachee con se stesso e con il coach. Grazie alle sue caratteristiche di duttilità e malleabilità ben si presta a rappresentare il punto di partenza di una relazione. L’ambiente musicale è comunicativo di per sé, coinvolgente e liberatorio, in grado quindi di offrire “espressività” altrimenti improbabili.
Nel processo di coaching la relazione facilitante è uno dei punti focali per la buona riuscita del percorso, perchè fornisce il giusto presupposto per lo sviluppo del potenziale del coachee. All’interno della cosiddetta geometria relazionale del coaching il coach accoglie l’unicità del coachee, lo ascolta (ancora una volta un verbo “musicale”), si allea autenticamente a lui.
La musica “facilita” la relazione fra coach e coachee, aiutando quest’ultimo ad aprirsi e ad esprimersi liberamente. Spesso all’inizio di un percorso è possibile che la persona abbia difficoltà ad aprirsi e a raccontarsi, o che ci siano dei blocchi dell’espressione del proprio vissuto e del proprio sé. In questi casi può avvenire una vera e propria svolta grazie alla musica. Tramite l’ascolto in sessione per esempio di una musica scelta dal coachee, che lo rappresenta, o incarna il suo vissuto attuale o il suo futuro desiderato, potrà sentire cosa avviene al suo interno durante l’ascolto, sia mentalmente che a livello fisico. Abbiamo già detto come ascoltare musica in qualche modo “neutralizzi” un clima giudicante, a favore piuttosto di un clima più “empatico”. Il coachee in questo modo “riconosce” i sentimenti che emergono da una “semplice” canzone ed entra in contatto con se stesso, in modo più accogliente, con una consapevolezza diversa. Dare “ascolto” al proprio io, al proprio corpo attraverso la musica porta ad una conoscenza diversa di sé e degli eventi. Pensiamo in special modo a coachee molto giovani, adolescenti, la musica potrebbe realmente facilitare moltissimo la relazione e il percorso di coaching, permettendo loro di conoscersi meglio e così focalizzare le proprie potenzialità inespresse per il raggiungimento dei loro desideri, attraverso uno dei linguaggi che più appartiene ai giovanissimi e che “abita” quotidianamente le loro vite.
Più in generale la musica, come abbiamo già visto a proposito dello studio “Personalità segreta? Nel tuo lettore MP3” di Rentfrow e Gosling, permette a chiunque di entrare in relazione con l’altro e di “innescare” un’interazione fra esseri umani. A questo proposito potrebbe essere interessante come esperienza di team coaching, ad esempio, proporre degli esercizi musicali volti alla creazione di un “senso” di team, alla creazione appunto di un maggior “senso” di relazione fra i membri del gruppo. Attraverso l’identificazione dell’identità musicale di ciascuno (un foglio con scritte le proprie 10 canzoni preferite), le persone del team si scelgono spontaneamente fra di loro in base alla top ten scritta su un foglio e appesa al collo. In un secondo momento una volta formate le coppie le due persone si confrontano, parlano, dialogano delle proprie differenze musicali o della reciproca comunanza. Si torna poi in gruppo e ognuno spiega perché ha scelto quella persona, dicendo quello che ha capito della personalità dell’altro attraverso la musica. La musica li fa conoscere ed empatizzare in un modo completamente “sconosciuto” fino ad allora! Le canzoni e i brani musicali vengono così utilizzati per conoscersi e conoscere l’altro, capire quali sono le nostre potenzialità e doti nascoste, che possiamo applicare nella vita, nello studio o nel lavoro!
Tutto questo grazie alla condivisione ed espressione di sé attraverso la musica che più amiamo!
CONCLUSIONI La musica “facilita” la relazione facilitante fra coach e coachee, grazie alla sua stessa natura liberatoria e di espressione di sé, permettendo così una verbalizzazione e una narrazione di sé e del proprio vissuto “rilassata” e sciolta, in un’atmosfera sospesa dal giudizio ed empatica.
7. La musica come “allenatore” delle potenzialità
La musica è una legge morale: essa dà un’anima all’universo, le ali al pensiero, uno slancio all’immaginazione, un fascino alla tristezza, un impulso alla gaiezza e la vita a tutte le cose (Platone)
Una relazione di coaching davvero efficace è quella che porta il coachee a fare un percorso attraverso se stesso, volto alla consapevolezza, non solo di sé, ma anche della realtà che vive. L’obiettivo principale dello sviluppo delle potenzialità è quello di rendere consapevole il coachee delle proprie potenzialità, ma anche di scoprirne di nuove o di “inesplorate”, perché attraverso l’allenamento e la consapevolezza possano guadagnare lo spazio per potersi esprimere nella sua vita.
La musica diventa uno strumento che supporta il coachee nella consapevolezza e nell’utilizzo delle proprie potenzialità. Abbiamo già detto come la musica possa effettivamente aiutare a rafforzare o modificare il proprio stato mentale e il proprio comportamento.
Sappiamo come la cura di sé (soprattutto il concetto di C.A.R.E.®) sia intimamente legata all’espressione delle proprie potenzialità. Prendersi cura di sé e della propria persona, attraverso vere e proprie “coccole” musicali giornaliere, brevi pause in cui il coachee possa prendersi cura di sé tramite la musica che più desidera in quel momento e che “sente” possa fargli bene, potrebbero aiutare nel percorso evolutivo del coachee.
Inoltre attraverso l’ascolto del coachee e della sua narrazione del Presente Percepito e del suo Futuro Desiderato possono emergere momenti, espressioni, parole e perché no canzoni o brani musicali che rivelano un particolare entusiasmo, energia e potenza da parte del coachee. Dietro a queste si possono celare potenzialità nascoste o inesplorate su cui poter lavorare e che il coachee può allenare.
Una volta che le potenzialità saranno state individuate, restituite e verificate dal coach potranno essere allenate dal coachee per renderle più forti, espresse ed efficaci. Si potranno quindi assegnare degli esercizi di allenamento al coachee anche musicali (per renderli più piacevoli e gratificanti) che rendano ancora più forte e radicata la consapevolezza delle proprie potenzialità e allo stesso tempo le allenino.
L’individuazione e la presa di coscienza dei propri valori potrebbe essere effettuata attraverso la scelta di un”idolo” o autore di riferimento musicale (Esempio di proposta: “Ti chiedo di pensare ad un autore o cantante che per te rappresenta un modello di vita con le sue canzoni e i suoi testi”), esplorandone poi attraverso domande efficaci i valori e mettendoli in rapporto a quelli del coachee.
“Quali sono quelli che senti profondamente tuoi?”.
L’allenamento delle potenzialità valoriali individuate potrà svolgersi tramite la creazione libera da parte del coachee di una playlist di brani musicali che “incarnano” i suoi valori, le sue potenzialità, i tratti del suo carattere che più sente suoi o che ha individuato come inesplorati e che vorrebbe iniziare a capire meglio. La musica diventa ancora una volta una “facilitatrice” del percorso di consapevolezza, che permette di conoscere se stessi attraverso il suono, la parola, l’arte.
CONCLUSIONI Nel coaching si allenano le potenzialità della persona, che altro non sono se non un insieme complesso fatto di: valori, intelligenza, carattere, attitudini, talenti. La musica può aiutare questo cammino di presa di coscienza, focalizzazione e consapevolezza delle proprie potenzialità, attraverso l’individuazione spontanea e libera dei brani preferiti del coachee, che attraverso l’ascolto e l’analisi in sessione potrà individuare e rafforzare in sé le proprie risorse.
8. Le parole chiave del coaching e della musica: due mondi che si incontrano
Ho voluto tentare una rappresentazione visiva delle parole chiave del coaching e della musica, parole che in entrambi i campi assumono significato e pregnanza, parole che queste due discipline condividono profondamente, a mio parere. Per sottolineare ancora una volta il legame indissolubile che unisce questi due mondi che possono dialogare fra loro armoniosamente, potenziandosi a vicenda.
– Ascolto – facilitare – conoscenza – consapevolezza – autoefficacia – motivazione – emozioni – flow – identità – rappresentazione – visione – movimento – mobilità – allenamento – viaggio – percorso – empatia – senso
Ecco qui di seguito la “Tag cloud” finale che sintetizza in una nuvola tutti i significati e i concetti che ho esplorato in questa tesina e che mettono in relazione la musica con il percorso di coaching.
Stella Saladino
Personal Branding Coach & Music Coach
Bologna
stella.saladino@gmail.com
Nota: la Teoria del Meta-potenziale C.A.R.E.® e della Relazione Facilitante sono di proprietà intellettuale di INCOACHNG® Srl.
Marco
13 Aprile 2020at20:04Una tesina davvero interessante, ricca di spunti e riflessioni sui collegamenti musica – coaching.
Grazie per aver condiviso un lavoro davvero unico nel suo genere.