
Il mio percorso di coaching nell’oceano. Il coachee Daniel Dolphin e il suo coach, la Voce del mare
Il mio lavoro nasce dalla volontà di analizzare con una lente differente il libro “Il Delfino” di Sergio Bambaren.
Lessi questo libro per la prima volta quando avevo dodici anni e mi sembrò una bellissima favola dal lieto fine, il racconto di un sognatore che non si lascia intimorire da nulla, ma che trova la forza dentro di sé per superare ogni ostacolo che la vita gli pone davanti.
Ho letto questo libro molte volte, ma a seguito del nostro corso ho deciso di coglierne le similitudini con il coaching e dargli un ulteriore e nuovo significato.
Il libro di Bambaren parla di un delfino, Daniel Alexander Dolphin, il quale si sente molto diverso dagli altri delfini del suo branco. Questi ultimi, infatti, passano la loro vita a pescare e a nascondersi nella laguna, lontana da ogni pericolo, ma allo stesso tempo, anche da ogni sogno e ogni sfida della vita.
Daniel, invece, sente dentro di sé una forte spinta nel voler raggiungere il suo sogno e dare, così, un significato alla propria vita. Decide quindi, di lasciare il suo branco, la sua famiglia e i suoi amici, per inseguire il suo sogno. Nonostante questo implichi enormi difficoltà, lui non si arrese mai fino alla fine del suo viaggio. Determinò l’obiettivo da raggiungere, cavalcare l’onda perfetta, solo così, infatti, avrebbe raggiunto il suo futuro desiderato, trovare il senso della sua vita.
Il rapporto che ho analizzato è quello tra il coachee Daniel Dolphin, e il suo coach, la Voce del mare. Il rapporto si definisce nel momento in cui Daniel Dolphin vive una crisi di autogoverno. Daniel, in quel momento, è disperato e non ha più le forze per allenare il suo talento al fine di raggiungere il suo obiettivo. Proprio in quel momento agisce il suo coach, la Voce del mare, pronta ad accompagnarlo verso il suo futuro desiderato.
Sarà proprio l’autenticità del loro legame a far si che Daniel Dolphin non desista neanche nei momenti di maggiore sconforto. La Voce del mare, infatti, ha piena fiducia nelle capacità e nelle competenze del suo coachee e lo appoggia in tutte le sfide che Daniel stesso decide di affrontare.
Il mio viaggio di analisi di questo particolare percorso di coaching parte dal tema della felicità.
“Cerchiamo di conoscere allora le cose che fanno la felicità, perché quando essa c’è tutto abbiamo, altrimenti tutto facciamo per possederla”. (Epicuro, “Lettera sulla felicità”)
Questa frase di Epicuro chiarisce come, per raggiungere la felicità, sia necessario partire, intraprendere un viaggio per raggiungerla.
“Momenti di autentica felicità possono scaturire soltanto dal cuore. Se vuoi essere felice ascolta il tuo cuore, perché esso racchiude tutte le risposte che cerchi”. (Sergio Bambaren)
Bambaren, invece, con questa sua frase del libro, ha chiarito come, il viaggio di cui parla Epicuro, sia effettivamente un viaggio dentro di sé al fine di comprendersi appieno. Perché solo ciò che abbiamo dentro di noi, ci può portare a conoscere la felicità.
Il tema della felicità è stato approfondito grazie al modello “The Good Life” presentato da Martin Seligam.
Quest’ultimo sostiene che nell’ottica della “good life”, la felicità è originata da attività che ci coinvolgono appieno, che, quando svolte, ci fanno perdere completamente il senso dello spazio e del tempo. Questo tipo di esperienza viene definita FLOW. Lo stato di Flow è caratterizzato da concentrazione intensa, obiettivo chiaro, senso di serenità, sensazione di estasi, distorsione del senso del tempo e motivazione intrinseca.
Le esperienze di flow, secondo Seligman, sono rese possibili grazie ad un’ottima conoscenza delle proprie potenzialità, le quali devono essere allenate ed utilizzate il più possibile in ogni ambito della propria vita.
Ho trattato questo modello in quanto Daniel Dolphin vive quotidianamente esperienze di FLOW:
“Daniel Alexander Dolphin viveva in perfetta simbiosi con il mare e sapeva, da quando vedeva il sole levarsi la mattina fino al tramonto, che nella sua vita non c’era niente di più importante dei momenti in cui cavalcava le onde, capaci perfino di fargli dimenticare lo scorrere del tempo”.
“Daniel Dolphin amava quella giostra marina sopra ogni altra cosa al mondo, ce l’aveva nel sangue e nell’anima, e questo lo faceva sentire libero”.
Da qui, ho analizzato l’obiettivo di Daniel Dolphin. Il suo obiettivo regola il suo comportamento, orienta la sua azione e mobilita energia incoraggiando la persistenza. Questi meccanismi sono propri della Teoria del Goal Setting di Locke e Latham. Questi ultimi sostengono che esistono dei fattori che modulano la relazione tra obiettivo e prestazione, questi fattori sono:
- L’autodeterminazione dell’obiettivo
- Il grado di attivazione e impegno
- Le potenzialità e le competenze
- Il senso di autoefficacia
- L’ambiente (contesto e relazioni)
- Il feedback di monitoraggio
Sono tutti fattori presenti nell’obiettivo di Daniel Dolphin, che, successivamente ho SMARTERIZZATO (un obiettivo S.M.A.R.T.E.R. è SPECIFICO, MISURABULE, ATTUABILE, RILEVANTE, TEMPORALE, ECOLOGICO e REGISTRATO).
Ultimo macro argomento di analisi è stato quello dei facilitatori e degli ostacoli. Daniel, infatti, si scontra con forti ostacoli ambientali (contesto e relazioni) ai quali risponde adottando un comportamento di cambiamento. Nonostante gli ostacoli, Daniel avrà anche grandi facilitatori i quali, nei momenti di maggior sconforto gli faranno ritrovare la forza per poter portare a termine il suo viaggio.
L’analisi di questo libro attraverso le lenti del coaching ha reso possibile portare l’attenzione su un libro che è un vero e proprio inno alla felicità. Ho trovato un attrezzo da poter mettere nella mia cassetta da coach, uno strumento che regalo a tutti, coach, futuri coach, coachee, chiunque. Anche semplicemente ad una persona che vuole provare l’emozione di leggere di una storia di felicità pura, sincera e vera.
Sara Zelinda Leoni
Studentessa
Coach diplomata InCoaching
Milano
sara.leoni@fastwebnet.it
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