Il Coaching: la nuova arma per l'Ingegnere

Categoria: Il Coaching: la nuova arma per l’Ingegnere

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Il Coaching: la nuova arma per l’Ingegnere

L’impianto di insegnamento delle scuole (occidentali) è basato su un paradigma molto semplice:

  • È presente una persona con competenze, più o meno approfondite, su un argomento/materia chiamata insegnante, maestro, professore…
  • Questa figura cerca di trasmettere le proprie competenze e le proprie certezze al pubblico fornendo risposte

 

Questo tipo di struttura ha un’origine molto lontana. Parliamo dell’antica Grecia, intorno al 450 a.C., con la nascita dalla filosofia sofista.

Come ben spiegato da parte di Werner Jaeger: “La figura del sofista, come persona che si guadagna da vivere vendendo il proprio sapere, si pone come precursore dell’educatore e dell’insegnante professionista – [Paideia, trad. it., Firenze 1959, vol.1, pp. 430 ss.]”

Questo modello di insegnamento si è rivelato molto efficace durante l’evoluzione della società occidentale. Le scuole e le università sono state in grado di formare molte persone e professionisti con alti gradi di competenze.

Purtroppo, questo metodo di insegnamento presenta al proprio interno una caratteristica di chiusura, che se accentuata, porta alla cristallizzazione delle persone.

Questa caratteristica la possiamo trovare prevalente nella figura dell’Ingegnere. Spesso gli ingegneri vengo scherzosamente dileggiati in quanto definiti “Quadrati“, non in grado di uscire dai propri schemi.

 

Questo loro modo di essere deriva sicuramente da alcune caratteristiche della persona, ma anche dalla forma mentis che è stata formata e condizionata durante un percorso educativo e di formazione prevalentemente impostato a fornire direttamente soluzioni invece che stimolare la parte creativa, ponendo domande che stimolassero dubbi, fantasia e la necessità di sviluppare le proprie soluzioni.

“Siccome sono un ingegnere la fantasia… la fantaché?? è un aranciata?” – [http://www.pancera.it/Ingegneri.html]

 

 

Per fortuna, durante lo stesso periodo dei Sofisti sempre nell’antica Grecia, è presente un’altra figura di rilevanza storica: Socrate.

Nonostante Socrate non abbia lasciato nulla di scritto di suo pugno, la storia ha fatto giungere fino a noi una miriade di svariati insegnamenti.

Ma forse il suo più grande insegnamento è uno degli ossimori più potenti di sempre: “Sapere di non sapere”

“Paradossale fondamento del pensiero socratico è il “sapere di non sapere”, un’ignoranza intesa come consapevolezza di non conoscenza definitiva, che diventa però movente fondamentale del desiderio di conoscere. La figura del filosofo secondo Socrate è completamente opposta a quella del saccente, ovvero del sofista che si ritiene e si presenta come sapiente, perlomeno di una sapienza tecnica come quella della retorica.” – [https://it.wikipedia.org/wiki/Socrate]

 

Come vediamo Socrate si pone in antitesi con la filosofia Sofista, nonostante sia, anche nel suo caso, “la sapienza” il fine ultimo. Socrate è uno dei padri della filosofia, e come sappiamo: Filosofia, dal greco philosophía, composto di φιλεῖν (phileîn), “amare“, e σοφία (sophía), “sapienza“, ossia “amore per la sapienza“.

 

Socrate introduce inoltre il “Metodo Socratico“.

Questo metodo dialettico viene definito “maieutico” “dal greco μαιευτική (τέχνη), propriamente «(arte) ostetrica», «ostetricia», derivato di μαῖα «mamma, levatrice») nel senso che fa “nascere” la verità dall’interlocutore” – [https://it.wikipedia.org/wiki/Metodo_socratico].

 

Il filosofo, tramite opportune domande, aiuta il proprio interlocutore a “partorire” le verità che egli custodisce dentro di sé e che aspettano solo di essere rivelate.

 

 

Il pensiero di Socrate si è evoluto insieme alla storia della nostra civiltà sviluppandosi in diversi metodi e modelli alternativi di insegnamento.

Uno fra tutti: “Il Metodo Montessori“.

Nel “Metodo Montessori” la focalizzazione è rivolta al bambino/ragazzo.

L’ambiente e gli oggetti che lo circondano diventano gli stimoli per farlo crescere ed imparare.

Questi due elementi del “Metodo Montessori” hanno lo stesso valore del dialogo e del quesito per Socrate.

In entrambi casi lo scopo è stimolare il bambino o l’interlocutore al fine di aumentare la consapevolezza del proprio potenziale.

 

Montessori Socrate dialogo/quesito = stimolo ambiente/oggetto = stimolo tU'tvw. educational- - academy. b logsp o t. it

 

L’evoluzione del pensiero Socratico ovviamente, per sua natura intrinseca, non si è fermato e si è giunti oggi al termine di “Coaching”.

Il primo Coach riconosciuto ufficialmente è: Timothy Gallwey.

Timothy Gallwey, nel suo libro “The inner game of tennis”, getta le basi del Coaching coniando la famosa formula:

Prestazione = Potenziale – Interferenze

Integrando altri studi e metodi, dall’analisi transazionale alla psicologia positiva, passando dagli assiomi della comunicazione, si è giunti a quello che oggi è il Coaching riconosciuto a livello internazionale.

Il Coaching si basa su un semplice principio:

Non sapere –> Disorientamento (positivo) –> Domande

Questo principio è in completo contrasto con il modello di insegnamento standard:

Sapere –> Certezze –> Risposte

Il Coach è un esperto di metodo e di processo, non un esperto di contenuto.

 

Il Coaching in quanto metodo non è una tecnica. Ogni esperienza è unica e irripetibile, come unici e irripetibili sono i protagonisti, il Coach ed il Coachee (allievo/cliente).

Il Coach, esperto del metodo, tramite una relazione facilitante, “sfrugula” [https://it.wiktionary.org/wiki/sfrugugliare] le potenzialità del Coachee. Quest’ultimo, acquisendo consapevolezza, effettua responsabilmente dei passi autodeterminati verso il proprio obiettivo.

 

In questo passaggio possiamo trovare tutti gli elementi caratterizzanti il modello del Coaching Evolutivo® sviluppato dalla scuola InCoaching:

  • La relazione facilitante
  • il meta-potenziale C.A.R.E.®

 

La “relazione facilitante“, in quanto facilità lo sviluppo del potenziale del Coachee, è una relazione simmetrica tra Coach e Coachee.

Il coach è responsabile di questa relazione e può prendere spunto da alcuni elementi dell’Analisi Transazionale [https://it.wikipedia.org/wiki/Analisi_transazionale] per poterla gestire:

  • Io Sono OK, Tu sei OK –> Il Coach deve sempre porsi verso il coachee considerando sé stesso ed il coachee in maniera positiva ed ok
  • Porsi sempre con lo stato dell'”Io Adulto” — > “Lo stato adulto, nella sua funzione positiva vive oggettivamente la realtà, vivendo il “qui e ora”, non drammatizza l’errore e decide in base a ciò che è noto; qualora sia contaminato e non ben funzionante trascura le emozioni ed i valori e non si cura dei rapporti interpersonali. Quindi, quando sono nell’adulto, io uso tutte le mie facoltà intellettuali so valutare la situazione” [Wikipedia]

 

Altro aspetto fondamentale della relazione è la sospensione del giudizio. Il coach deve saper ascoltare senza porre giudizio alcuno nei confronti del Coachee.

La relazione facilitante si fonda sulle 4A:

 

Accoglienza = l’accoglienza è un aspetto fondamentale di tutte le relazioni. Assenza del giudizio, gestione del tempo, empatia e accoglienza per sé stesi sono gli aspetti principali di base.

Ascolto = l’ascolto definito “attivo” è una delle armi principali del Coach. L’ascolto è fatto sia di “Silenzi”, ma anche di “domande”, in modo che il coachee indaghi sé stesso e infine di “feedback”, per poter restituire contenuti e aumentare la focalizzazione su certi aspetti.

Alleanza = Il coach è il primo alleato del coachee ed è sempre dalla sua parte. Il coach accompagna durante tutto il percorso di sviluppo il coachee e non deve mai far mancare il suo supporto.

Autenticità = Il rapporto tra coach e coachee deve essere fondato su un rapporto vero e trasparente. Non devono essere presenti forzature.

 

Il meta-potenziale C.A.R.E.® invece è rappresentato da quelle caratteristiche trasversali presenti in ogni essere umano in quanto tale.

 

Consapevolezza = La consapevolezza è la madre di tutte le potenzialità. Essa è necessaria per poter riconoscere e utilizzare le nostre potenzialità.

Autodeterminazione = Ogni azione, ogni piccolo passo intrapreso è scelta autodeterminata e decisa in maniera consapevole.

Responsabilità = La consapevolezza e l’autodeterminazione portano ad essere responsabili delle proprie scelte e delle conseguenze.

Eudaimonia = Ognuno di noi possiede una tensione naturale a diventare quello che si è destinati ad essere.

 

Il Coach è allo stesso tempo:

  • Allenatore, stimola ed allena il potenziale
  • Carrozza (traduzione dall’inglese), accompagna il Coachee in un percorso verso il proprio obiettivo

 

Il processo del Coaching Evolutivo® prevede tre fasi per giungere all’obiettivo:

  • Esplorazione
  • Elaborazione
  • Esecuzione

 

Nell’Esplorazione il Coach accompagna il coachee a definire in primis l’argomento della sessione e successivamente a fissare l’obiettivo.

L’Elaborazione è la parte centrale, il corpo della sessione. Durante questa fase il potenziale del coachee viene stimolato tramite un percorso a spirale fatto di domande, silenzi e feedback. I Work-In, vere e proprie attività pratiche, stimolano ancora maggiormente il coachee ad utilizzare altre parti della propria mente al fine di attivare risorse e cambiare il punto di vista.

Durante la parte di Esecuzione infine il coachee autodetermina un “piano d’azione” fatto di attività concrete atte a muoversi verso il proprio obiettivo. I Work-out, come per i Work-In, aiutano il coachee ad allenare e sviluppare il proprio potenziale per farlo passare da risorsa consapevole, fino a risorsa agita.

 

L’attenzione del Coach è focalizzata completamente sul Coachee e non sull’obiettivo. Il paradigma di lavoro è molto semplice:

  • Il Coach lavoro sul Coachee
  • Il Coachee lavora sull’obiettivo

 

Qualunque sia l’obiettivo del Coachee, non è rilevante per il Coach.

Il Coach “che non sa“, “disorientato“, che “pone domande” è dunque una figura in profonda antitesi con l’“Ingegnere moderno”, che rappresenta “io so“, “certezze” e “soluzioni“.

 

 

Ma i limiti della mobilità dell’Ingegnere, che di fronte a situazioni fuori dai propri schemi, difficilmente riesce ad arrivare al proprio obiettivo, diventano la forza del Coach, che pone domande e non ha schemi predefiniti.

L’ingegnere che diventa coach di sé stesso potremmo definirlo “Ingegnere Evoluto“.

Applicando il modello del coaching su di sé, ad ogni situazione fuori dal modello standard, L’Ingegnere Evoluto resta sempre nella propria Confort Zone affrontando in maniera disorientata, ma consapevole, ogni situazione.

L’ingegnere evoluto lavora costantemente sul proprio meta-potenziale in modo da poter affrontare senza problemi ogni nuova sfida trovi sul proprio cammino.

La seconda abilità dell’”Ingegnere Evoluto” è la capacità di lavorare sul meta-potenziale dei propri collaboratori delegando le attività tramite delle domande che vadano a stimolare in essi:

  • la Consapevolezza delle proprie capacità ed incarichi
  • la Responsabilità dei propri lavori
  • l’Autodeterminazione delle azioni da intraprendere
  • L’Eudaimonia verso i propri risultati e risultati comuni

 

In questo modo l’“Ingegnere Evoluto” non solo riesce a portare a termine in maniera più efficace le varie attività, ma allo stesso tempo lavora sull’evoluzione dei propri collaboratori.

In sintesi, il “Coaching” non solo è:

Il coaching (o affiancamento e guida) è una metodologia di sviluppo personale nella quale una persona (detta coach) supporta un cliente o allievo (detto coachee) nel raggiungere uno specifico obiettivo personale, professionale o sportivo. Un coach fornisce uno specifico supporto verso l’acquisizione di un più alto grado di consapevolezza, responsabilità, scelta, fiducia e autonomia. [https://it.wikipedia.org/wiki/Coaching]

Ma è anche possibile estrapolare da esso degli strumenti da utilizzare consapevolmente in maniera trasversale ad altre professioni, in maniera particolare per quanto riguarda l’ingegnere.

 

 

Maurizio Amodio
IT Manager, Project Manager & Coach
Casorate Primo
maurizio.amodio@outlook.com

 

Nota: la Teoria del Meta-potenziale C.A.R.E.® , il Coaching Evolutivo® , le 4A e la Relazione Facilitante sono di proprietà intellettuale di INCOACHNG® Srl.

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