
Il Coaching nella Leadership e nel Management
Definizione di Leadership (Treccani): Funzione e attività di guida, sia con riferimento a individui od organi collegiali in quanto dirigano un gruppo o un’impresa sia, in senso politico-sociale, con riferimento a un partito o a uno Stato. Nell’ambito dei processi di socializzazione secondaria, designa il potere d’influenza riconosciuto al membro di un gruppo, capace di condizionare le decisioni degli appartenenti.
Definizione di Coaching (INCOACHING):Il coaching è un metodo di sviluppo di una persona, di un gruppo, o di una organizzazione, che si svolge all’interno di una relazione facilitante, basato sull’individuazione e l’utilizzo delle potenzialità per il raggiungimento di obiettivi di cambiamento/miglioramento autodeterminati e realizzati attraverso un piano d’azione.
Queste due definizioni sono il punto di partenza della mia riflessione su come il Coaching possa impattare positivamente sulla Leadership.
Dopo oltre 10 anni di gestione di team e di persone ed attraverso successi e fallimenti, ho sviluppato un mio pensiero circa la Leadership ed il suo significato ed ora, attraverso il corso di Professional Coaching, sto apprendendo un nuovo metodo (alternativo o parallelo) per creare una stabile, leale e duratura relazione con il Coachee; Quella che nel Coaching, è chiamata Relazione Facilitante.
Immediatamente mi chiedo: perché mettere a disposizione dei soli Coachee la relazione facilitante, quando viviamo costantemente in contatto con altre persone e quindi costantemente creiamo o gestiamo relazioni? Perché quindi non rendere ogni relazione, una relazione facilitante?
Per me la Leadership è coinvolgere le persone, i colleghi, i dipendenti, nel raggiungimento di un obiettivo comune e spesso essa viene vista in maniera più complicata di quanto realmente sia.
In realtà ognuno di noi può condurre un team, un progetto, una discussione, indipendentemente dal fatto che si abbia autorità sugli altri o meno. Non importa la posizione o il ruolo. Ognuno può essere un Leader.
Questo perché la Leadership richiede delle azioni semplici che chiunque può fare.
Ad esempio, prendersi cura delle persone, supportarle nelle difficoltà e farle sentire apprezzate nei momenti di successo, proteggere il team in caso di un fallimento e permettere alle persone di riprovare.
Parallelamente, per me un Coach è una persona che attraverso una relazione facilitante, un’accoglienza, un ascolto attivo, un’autenticità, instaura una relazione di alleanza con il Coachee.
Ma queste non dovrebbero essere anche le qualità di un Leader?
Un Leader che non accoglie un collaboratore o, peggio, che lo allontana da se, può essere un Leader di successo?
Un Leader che non ascolta un collaboratore, o peggio, che fa finta di ascoltarlo, può essere un Leader di successo?
Un Leader che non è autentico, può essere un Leader di successo?
E per finire con questa serie di domande retoriche, un Leader che non instaura un rapporto di fiducia e che non si allea con il collaboratore, può essere un Leader di successo?
La risposta ovviamente è no. Quindi un Leader, così come un Coach, deve allenare delle abilità, delle attitudini, delle potenzialità, per non commettere mai quegli errori che quelle domande retoriche hanno evidenziato e sottolineato.
Nelle definizioni di Leadership e Coaching, ho evidenziato 4 termini: “Guida”; “Condizionare”; “Sviluppo”; “Obiettivi Autodeterminati”.
Agli occhi mi risalta un particolare. Una stranezza. E’ assolutamente vero che un Leader deve guidare dei collaboratori, ma il termine “guida” se inteso come un dito puntato del “devi fare così” è ciò che di più sbagliato un Leader dovrebbe fare.
“Condizionare”……ma un Leader non deve condizionare. Un Leader deve indicare una rotta ma poi deve far abbracciare a tutte le persone una visione comune, un senso di appartenenza, un’autoconsapevolezza da parte dei colleghi di stare lavorando ad un obiettivo comune, a quella visione che hanno abbracciato consapevolmente e spontaneamente.
Allora, se mi soffermo sulle altre parole che ho evidenziato ed appaiono “Sviluppo” ed “Obiettivi Autodeterminati”. Un momento….
Ma stiamo parlando di Coaching o stiamo ancora parlando di Leadership?
Termini come “Sviluppo” ed “Obiettivi” sono quasi sempre parte integrante del manuale del Leader!
Lo sviluppo dei dipendenti è la chiave per avere un team competitivo, in grado di ottenere grandi risultati; degli obiettivi. E quale miglior motivazione per i dipendenti se non avere degli obiettivi autodeterminati che derivano dall’aver abbracciato con consapevolezza una visione aziendale, comune e condivisa!
Questi termini appena riportati però erano nella definizione di Coaching.
Ma allora c’è un qualcosa che non torna. Almeno non immediatamente. Stiamo parlando di due mestieri diversi. Di due persone diverse. Di due realtà diverse. Oppure stiamo ancora parlando della stessa persona che nel tempo si è evoluta e che ha aperto il suo cuore e la sua mente a stimoli esterni ed ha abbracciato dei valori nuovi?
Penso sia questa la risposta corretta. Almeno me lo auguro.
Un Leader che nel tempo abbia acquisito altre compenze, capacità e che abbia sviluppato un potenziale tale da permettere di fare uno “switch” a comando e consapevole quando risulti necessario.
Un Leader “non-giudicante”, focalizzato sulle persone e sulla loro riuscita personale e professionale.
Durante la prima lezione del corso di Professional Coaching è stato spiegato chiaramente che un Coach non giudica mai, non consiglia mai, non dirige mai, fa solo domande aperte e che qualsiasi risposta darà il Coachee, andrà bene.
Ma quindi significa che se c’è un obiettivo aziendale dichiarato di vendere 1000 libri e ne vendiamo solo 10, andrà bene? Assolutamente no.
Un Leader ha anche la responsabilità della riuscita dei risultati, del monitoraggio delle performance e di azionare dei meccanismi correttivi qualora ne sopraggiunga il bisogno.
Allora mi chiedo, “quindi questo Coaching non funziona per un Leader?”
La risposta è assolutamente “SI”. Il metodo del Coaching, appunto come metodo può e deve essere utilizzato con le persone per stimolarle, per aiutarle, per far trovare loro delle risorse che magari non sapevano nemmeno di possedere e che, all’occorrenza, saranno così efficaci da farci vendere non solo 1000 libri, magari 1001!
Un Leader vive la quotidianità in azienda, con le persone e quindi ha tutto il tempo di conoscerle, ascoltarle, capirle e, quando necessario, far scattare il metodo del Coaching per aiutare i colleghi nel loro percorso in azienda. Quindi un Leader che, come detto in precedenza, vive la relazione facilitante con i colleghi, vive con autenticità la relazione e crea con i colleghi un’alleanza ha tutte le probabilità non solo di raggiungere i risultati prefissati, ma di farlo anche in un ambiente sereno.
La Leadership, gestita in questo modo ha un impatto positivo su tutti, indipendentemente dal genere, dall’età, dalla razza, dal colore o dalla religione. Così come ogni relazione è “unica” ed ogni Coachee è “unico”, i colleghi si sentiranno inclusi in questo spirito di “unicità”.
La grande apertura di questo stile di Leadership è quella di includere e di apprezzare le diverse qualità, capacità, competenze ed esperienze dei membri del team e di influenzarli positivamente verso lo scopo comune.
In questo modo la Leadership è efficace e le persone sentono uno spirito di appartenenza maggiore e questo li porta ad andare oltre i loro compiti, a suggerire nuove idee e modi alternativi per portare a termine il lavoro.
La diversità, che in questo caso è la consapevolezza che c’è unicità in ogni singolo collega, genera forza, genera idee, risolve problemi.
La diversità significa avere delle caratteristiche che ci distinguono dal gruppo in un determinato contesto.
Purtroppo capita spesso che la diversità sia usata per svalutare le persone.
I Leader devono essere ben consapevoli della diversità e quindi dell’unicità di ognuno e dell’impatto che può avere sulle persone.
Non solo potrebbero e dovrebbero entrare in empatia con le loro unicità ma dovrebbero anche essere disposti a esplorare quei sentimenti in loro stessi e lasciare che le esperienze acquisite li aiutino ad avere un quadro più chiaro davanti a loro.
Se si condividono le proprie diversità, le proprie esperienze, le proprie storie e ciò che finora si è imparato, si imparerà e si crescerà reciprocamente.
Il Leader che sceglie questa strada deve essere consapevole delle proprie capacità, dei propri preconcetti ed essere pronto ad un cambiamento e ad instaurare con tutti i membri del team un rapporto diretto, onesto, sincero lasciando ai colleghi le responsabilità, così da dimostrare loro fiducia e dare loro l’opportunità di gestire il lavoro ed i risultati, permettendogli di crescere e migliorare.
A proposito di preconcetti, essi devono essere tenuti fuori dalla relazione, sgombrando la mente del Leader.
I preconcetti sono fuorvianti perché le persone sono complesse ed i loro comportamenti sono molto diversi da situazione a situazione, essi creano delle “scorciatoie mentali” che nella nostra mente generano degli stereotipi.
Poiché gli stereotipi vengono spesso applicati automaticamente, essi portano rapidamente a percezioni, giudizi o pregiudizi sulle persone che potrebbero essere molto lontani dalla realtà.
I Leader devono essere consapevoli che gli stereotipi ed i pregiudizi inconsci, sono parte di loro stessi, così come fanno parte delle altre persone. Si deve quindi cercare di educarsi ad eliminare l’impatto che gli stereotipi ed i preconcetti hanno su di loro.
Ancora una volta mi fermo e penso. Ma stiamo ancora parlando di Leadership o siamo tornati nuovamente nel metodo del Coaching?
Ancora una volta ecco come questi due mestieri si riavvicinano e trovano dei punti di contatto.
Il Leader deve essere capace di tenere il gruppo allineato sugli obiettivi e su uno scopo comune.
Lo stesso Leader però deve essere in grado di mettersi al servizio del team, aiutandone la crescita, lo sviluppo personale, ascoltando il team nei momenti difficili, sostenendolo ed incoraggiandolo.
L’incoraggiamento, l’autorizzare il team a prendere decisioni, mentenere una collaborazione autentica, sincera e proattiva, porta grandi risultati.
La collaborazione e la comunicazione sono la chiave del successo.
Aiutando le persone ad imparare, a migliorarsi, a renderle partecipi, importanti ed a prendere decisioni, sicuramente le porteranno a diventare così importanti ed efficenti che i risultati arriveranno automaticamente.
Ne sono convinto.
L’autoconsapevolezza che si andrà a generare, in ogni collaboratore, attraverso il metodo del Coaching sarà quella leva e quella spinta che porterà le persone a questo risultato. Più si è consapevoli di ciò che si è e di cosa si sta facendo, più si è determinati a raggiungere un obiettivo di cui ci si sente responsabili.
Il lavoro come Leader è quello di pensare come gestire e coordinare un intero team di persone con competenze e capacità diverse. Riunire persone diverse, background diversi, esperienze di vita diverse, capacità diverse e fonderle in una squadra. Portare ogni persona ad essere lui stesso un Leader e di ispirare anche le altre persone.
Questo farà emergere la squadra, tirerà fuori idee ed i risultati arriveranno.
Ispirarli dando loro uno scopo comune è forse la base di tutto. Sedersi attorno ad un tavolo e risolvere i problemi tutti insieme. Il “segreto” è di essere lì per servirli e tirar fuori il meglio da loro.
Sicuramente non è semplice reprimere il proprio ego, la fiducia in sé stessi e l’arroganza che potrebbero emergere ma è fondamentale essere abbastanza umili da cercare, condividere, apprezzare ed usare le idee delle altre persone. Far emergere le loro idee, per consentire loro di farsi avanti.
Ed ecco che immediatamente il Coaching torna prepotentemente nella quotidianeità di un Leader. Esso deve lasciarsi andare nella dimensione del “Io so di non sapere”.
Si deve accettare il fatto che non si può fare tutto da soli. Abbiamo bisogno di persone diverse, di persone le cui idee sono migliori delle nostre. Possono essere più intelligenti di noi, avere abilità che non abbiamo, conoscere fatti che non conosciamo. Ma questo porterà ad avere una squadra di indubbio valore.
Motivare piuttosto che dominare la squadra. Delegare e dare potere alla squadra. E’ una grande sfida.
Invece di dirigere le persone si devono riconoscere le abilità individuali e riuscire a metterle insieme come un allenatore fa con la propria squadra. Ogni giocatore ha delle caratteristiche. Tutte le caratteristiche messe insieme fanno un team. Se ben allineati, coesi e con uno scopo comune, si ha una squadra vincente.
Il team vincente prenderà i meriti, non il Leader. È questa la differenza ed è questo che un Leader deve provare a fare ogni giorno. Ispirare le persone ed aiutarle a svilupparsi e tirare fuori il meglio di loro.
Ottenere i positivi risultati sperati, riuscire a costruire una squadra forte è ciò che un Leader deve riuscire a fare. Avere l’abilità e la passione di ispirare e potenziare le persone attorno a lui, verso uno scopo comune.
Ecco che nuovamente ritorna un altro punto di contatto col Coaching; La motivazione.
La motivazione individuale è fondamentale nel raggiungimento della felicità e del senso di soddisfazione che conduce direttamente nello stato del “Flow”. Questo stato è legato a quelle esperienze nelle quali le prestazioni di una persona sono alte così come è alto lo stato d’animo. Con uno stato d’animo leggero la persona si allontana, idealmente e praticamente, da uno stato di apatia, di noia e di preoccupazione.
E questo stato d’animo, quanto vantaggio da alla persona e di conseguenza, al Leader ed alla azienda?
È indubbio il vantaggio. Il Leader si troverà una risorsa serena, entusiasta e felice, e l’azienda in termini di raggiungimento di obiettivi, avrà una risora che darà il massimo senza essere soffocata o rallentanta da un senso di frustrazione.
Motivare gli altri, infine, è anche guardare e condividere i reciproci punti di forza e di debolezza.
I punti di debolezza….si cerca sempre di cambiarli, di modificare le persone ma è molto difficile cambiare le persone. Magari è più facile puntare sui punti di forza, espanderli o trovarne di nuovi, fino a colmare i punti di debolezza.
Ecco come, a conclusione di tutte le mie riflessioni il metodo, il metodo del Coaching, una volta allenato e fatto proprio aiuterà innanzitutto il Coach, il Leader, il Manager nella propria crescita ed autorealizzazione e successivamente, questo metodo, se applicato con la giusta tecnica, con i sani principi che il Coaching prevede, aiuterà ad aiutare le persone intorno a loro e di questo ne trarranno tutti beneficio.
Il Leader sarà felice; Il collaboratore sarà motivato e nel proprio Flow, l’azienda sarà felice perchè venderà 1001 libri, in un ambiente sereno, collaborativo e di alleanza.
Matteo Lanzirotti
Roma
EMEA Business Support Manager – AFEX Ltd
matteo.lanzirotti@gmail.com
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