Categoria: Il coaching e la politica (una storia d’amore?)

Categoria: Il coaching e la politica (una storia d’amore?)

Il coaching e la politica (una storia d’amore?)

Mi occupo di politica da qualche anno e nel 2011 sono stata eletta in un’Amministrazione pubblica locale come consigliera. Sono entrata nel mondo della politica, spinta dall’interesse e dalla passione per l’esercizio di una cittadinanza attiva, passando dal mondo dell’associazionismo. Ho conosciuto il metodo del coaching qualche anno fa, durante il mio lavoro con le Associazioni di Volontariato e mi sono ripromessa di approfondirlo perché ritenevo potesse essere un percorso utile sia per il personale sia per chi beneficia dell’azione dell’Associazione.

Quando mi sono iscritta a questo corso di coaching, lo scorso inverno, ero quasi a fine mandato della mia esperienza di amministratore locale ed ero in un momento di parziale ripensamento circa le motivazioni che mi avevano spinto a fare politica, unito alla coscienza di non riuscire ad incidere quanto desiderato sull’ amministrazione e sulla cosa pubblica. La volontà di proseguire su questa strada vacillava, ero insomma con il pensiero a nuovi stimoli o nuovi sbocchi.
All’inizio di quest’anno il mio partito mi ha proposto la candidatura per le elezioni di giugno; dopo una lunga riflessione ho deciso di accettare il ruolo offerto, ho capito di non voler abbandonare l’idea di dare il mio contributo, anzi ho considerato di poterla rafforzare, con la ragionevole certezza che seguire il corso di coaching mi avrebbe aiutata a ripensare le motivazioni iniziali e a mantenere il mio impegno.

Così è stato.

Sono stata eletta, il corso è finito, e mi ritrovo a raccogliere le idee su come un percorso di coaching possa essere utile a un politico.
Le scuole di formazione politica hanno avuto lo scopo di condurre all’apprendimento di contenuti storici, sociali ed economici, ma non alla conoscenza e alla valorizzazione di sé o a competenze che potessero accompagnare i politici a soddisfare il proprio elettorato, acquisendo la capacità di realizzare le proprie aspirazioni e i propri programmi. Competenze che riguardano anche le relazioni, con i propri collaboratori e con gli elettori, riguardano la capacità di comunicare correttamente il proprio pensiero, la capacità di fare squadra e di essere leader.
Si tratta di comprendere le proprie capacità, usarle in modo efficace e responsabile, e metterle al servizio della politica.

Comprendo di esprimere un concetto non dominante, soprattutto in un periodo come questo, in cui la sfiducia della gente nei confronti della politica aumenta progressivamente, ma chi si occupa di politica lo fa generalmente per un senso di giustizia e di umanità, che inducono a mettere le proprie qualità e il proprio impegno a disposizione della società, degli altri, a desiderare l’ equità e il bene comune e a lavorare per questo; lo fa anche perché ha certezza del fatto che starà bene se si troverà in un contesto in cui anche gli altri stanno bene.
Giustizia e umanità sono due delle sei virtù universali, comuni al genere umano, individuate dalla ricerca di M. Seligman e C. Peterson: “Character Strenghts and Virtues”.

Verosimilmente tra le potenzialità più riconoscibili in chi fa politica, attraverso le quali si manifestano appunto queste virtù, ci saranno l’identificazione e l’impegno verso la società (cittadinanza), il desiderio di indirizzare l’azione di tutti verso un obiettivo comune (leadership) e anche l’orientamento del sé verso l’altro da sé (gentilezza).

Di queste potenzialità il politico dovrà avere innanzitutto consapevolezza, primo punto, primo obiettivo della relazione tra coach e coachee (politico) nell’ottica della finalizzazione al C.A.R.E.®, acronimo di: consapevolezza, autodeterminazione, responsabilità e eudaimonia, percorso e risultato appunto della relazione di coaching.

Il coach, attraverso una serie di domande, in una relazione resa facilitante, può “muovere” il politico ad individuare in sé le proprie qualità e potenzialità e ad averne chiarezza.

Può muoverlo ad identificare se è più portato verso la leadership, verso la semplice ma importantissima cittadinanza attiva, verso la solidarietà o verso tutti questi aspetti; se è capace di comunicare le sue idee e le azioni conseguenti.

Può aiutarlo a comprendere se è in grado di convogliare altre persone intorno alle sue idee, quindi se è coerente e convincente, perché in politica sono indispensabili condivisione e consenso, e non puoi fare politica senza un gruppo di persone che creda in ciò in cui credi tu e sia disposto a sostenerti.

Il coach può anche aiutare ad individuare le vere motivazioni per le quali un politico ha scelto o sceglierà un percorso o un’idea o un partito politico a cui legarsi, se sono personali, se sono in linea con le sue credenze più profonde.

Può accompagnarlo ad approfondire i valori fondamentali che il politico ha dentro di sé e che lo inducono a concentrare la propria attenzione e il proprio lavoro su alcuni temi, ed anche a privilegiare certi princìpi su altri: ad esempio se la sicurezza dei cittadini per me è un punto di arrivo, un valore fondamentale, magari capirò se in nome di quello sono disposta a sacrificare altri valori, quali la libertà.

La consapevolezza di potenzialità, valori e capacità è fondamentale, perché sulle potenzialità e capacità il politico dovrà allenarsi per autodeterminarsi e svolgere efficacemente il proprio lavoro, e da quelle dovrà attingere per essere forte e coerente di fronte alle inevitabili frustrazioni causate dal contesto esterno (opposizione, mancanza di risorse, ecc…).

Inoltre dovrà confrontarsi con i suoi valori, perché il suo comportamento e ciò che promuove e che promette di fare sia allineato con essi, poiché ove non ci sia questo allineamento, non potrà esserci autodeterminazione, né benessere.

Quindi il coach contribuirà ad aiutare il politico a costruire la sua autoefficacia. Ad autodeterminarsi, cioè partire dalle sue motivazioni intrinseche per essere artefice delle proprie scelte, del proprio percorso, delle azioni da intraprendere per raggiungere gli obiettivi, sia quelli personali, sia quelli pubblici, in modo da essere motivato, e in modo che la gente, il suo elettorato, possa seguirlo nelle sfide che intende intraprendere.

Motivazioni per le quali comprenderà anche quanto è disposto a faticare, con quale tipo di percorso può realizzare i suoi obiettivi: ad esempio studiando, approfondendo alcuni argomenti di grande interesse per specializzarsi su quelli.
Evitando anche di perdersi in azioni sempre urgenti ma non importanti per il suo obiettivo; dovrà per questo delegare, e concentrarsi sulle azioni importanti e non su quelle urgenti per raggiungere la sua meta.
E dovrà imparare come conciliare lavoro e vita familiare e personale, perché la politica fornisce impegni per 15 ore al giorno sette giorni su sette e spesso si rischia di trascurare i legami affettivi, le amicizie, gli appuntamenti importanti nella vita familiare e si rischia di lavorare con i sensi di colpa e i rimpianti.
Delega, gestione del tempo e leadership sono richieste di tipo manageriale che si adattano naturalmente al politico.

Poi c’è l’assunzione di responsabilità, importantissima nell’elaborare un piano d’azione, fatto di impegni, azioni e tempi, che porti al raggiungimento dei singoli obiettivi e importantissima in generale per chi voglia occuparsi del bene pubblico.
Infatti un politico deve sapersi prendere la responsabilità di come portare avanti e concretizzare le proprie idee, analizzando costantemente le proprie azioni senza cadere nella tentazione di addossare a persone o circostanze l’eventuale mancato raggiungimento degli obiettivi.

In questo caso il connubio tra consapevolezza, autodeterminazione e responsabilità viene messo a frutto per lo sviluppo personale del politico, ma anche a disposizione di un progetto che non riguarda solo il singolo individuo, ma una comunità di persone.
Tutto ciò porterà all’eudaimonia, che è sì benessere individuale, ma anche felicità individuale realizzata nello spazio sociale, come sentimento di identificazione verso il bene comune; come già detto il politico ha certezza del fatto che starà bene se si troverà in un contesto in cui anche gli altri stanno bene.

Per concludere tra il coaching e la politica è possibile, anzi auspicabile una storia d’amore.
Quanto più il coach accompagnerà il politico alla consapevolezza delle proprie capacità, potenzialità, motivazioni e valori, e quanto più di conseguenza il politico su questa consapevolezza si sarà autodeterminato, tanto più sarà in grado di impegnarsi in nuove sfide, di realizzare i propri programmi, di prendersene la responsabilità e magari anche di venire rieletto.

 

Francesca Troise
Amministratrice locale
Life Coach
Torino
f.troise@alice.it

 

*Nota: Il modello C.A.R.E.®  e il concetto delle Meta-potenzialità umane riportati in questo articolo sono di proprietà intellettuale della Scuola INCOACHING®.

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