Categoria: Fedeltà a Dio e fedeltà all’uomo

Categoria: Fedeltà a Dio e fedeltà all’uomo

Fedeltà a Dio e fedeltà all’uomo

Relazione tra l’accompagnamento spirituale & il coaching attraverso i Discepoli di Emmaus (Lc 24, 15)

 

L’esperienza del Coaching è arrivata come un DONO capace di aggiungere nuova linfa al mio cammino umano e spirituale. E’ stato continuo, e sorprendente, il parallelismo individuato tra i principi del Coaching, i principi biblici e – di riflesso – quelli riguardanti anche l’accompagnamento spirituale. Effettivamente, queste tre realtà, hanno al centro l’unicità e l’irripetibilità della persona (il Coachee) dinanzi alla quale l’accompagnatore spirituale (il Coach) sperimenta l’importanza di attuare una condotta biblica secondo la quale: Egli deve crescere e io invece diminuire(Gv 3,30), perché consapevole che la Fedeltà a Dio e la fedeltà all’uomo si illuminano reciprocamente nella contemplazione della verità.

 

L’accompagnamento spirituale racchiude la scienza e l’arte di condurre le anime alla propria pienezza, secondo la vocazione personale. In quanto scienza è strettamente legata alla teologia pastorale/spirituale affiancate dalle scienze umane, come la pedagogia e la psicologia, che illuminano questo avvincente itinerario interdisciplinare. In quanto arte indica l’abilità della guida ad essere come l’artista ovvero: creativo e duttile nell’accogliere il divenire umano colmo di aspirazioni e disposizioni mutevoli e imprevedibili. Dinanzi all’unicità e irripetibilità della persona è fondamentale mantenere viva la fiducia nel metodo e nella relazione affinché emerga, armonicamente, la crescita psicologica e spirituale della persona.

 

La guida spirituale, così come il Coach, conduce l’accompagnato (il coachee) a seguire il metodo, senza sostituirsi a lui nel decidere. Infatti, non deresponsabilizzare l’accompagnato significa credere fermamente che in quanto creatura di Dio, unica e irripetibile, porta in sé i punti cardinali del modello C.A.R.E: Consapevolezza, Autodeterminazione, Responsabilità, Eudaimonia.

 

Ecco perché un altro elemento comune l’ho rintracciato nella necessità di NON risolvere obbligatoriamente il caso concreto tanto quanto nel sostenere – mediante la via preferenziale del flusso maieutico – il discernimento del coachee che grazie all’esperienza si rivela anzitutto a sé stesso. Stimolare, attraverso le domande, la maturazione di tale esperienza illumina progressivamente il coachee sulle risorse e sui condizionamenti che ostacolano il suo personale desiderio di realizzazione. In questo incontro la persona è coinvolta nella sua globalità cognitiva, emotiva, agentiva, perché ogni settore della vita umana e cristiana, secondo il principio della totalità, entra nell’ambito di questa azione di sostegno in una capacità permanente di processo e approfondimento.

 

L’attenzione al singolo, e alla sua unicità, è una parola d’ordine nel Coaching tanto quanto nella svolta antropologica emanata da Karl Rahner (tra i più importanti teologi cattolici di questo secolo) che presuppone una sensibilità peculiare agli apporti delle discipline umane a sostegno della riflessione teologica. D’altronde, l’essere umano è per sua natura chiamato a realizzarsi secondo una vocazione specifica: è scritta nella carne viva di ognuno, nelle sue inclinazioni individuali e nelle sue tendenze profonde che permettono all’accompagnatore spirituale, tanto quanto al Coach che conduce una sessione di coaching, di rilevare la persona concreta, il fedele vivente, che pensa, vuole e agisce in modo originale e inconfondibile. È l’unificazione di questo uomo concreto – con i suoi bisogni e valori – a costituire il baricentro della sessione.

 

Paradigma di quanto premesso sino ad ora è l’icona dei discepoli di Emmaus VANGELO DI LUCA 24, 13-35 – in quanto riferimento luminoso per l’accompagnatore (COACH) che desidera affiancare l’accompagnato (COACHEE) secondo la pedagogia di Gesù. La pietra angolare è questa: Gesù è il prototipo del coaching in quanto il dialogo che tesse, mediante la formulazione di continue domande, svela la sua vera autorità: aumentare l’altro, fargli posto, renderlo soggetto e non oggetto. GESU’ TRASFORMA TUTTO IN UN INCONTRO UMANIZZANTE. Il dialogo che instaura è di comunione fraterna e attenzione totale alla persona che è il centro di tutto.

 

L’episodio di Emmaus manifesta l’accompagnamento rivolto a due discepoli in crisi vocazionale; stanno abbandonando la sequela Christi e ritornando alla loro casa falliti e sconfortati. Stanno vivendo una crisi di autogoverno all’interno della quale è la relazione facilitante, creata da Gesù (emblema di chi ha totale fiducia nel valore del metodo e della relazione) ad attivare la mobilità interiore dei due discepoli. Il Risorto stesso prende l’iniziativa, avvia il dialogo: In quello stesso giorno due di loro erano in cammino per Emmaus e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?”.

 

Gesù conosce l’oggetto dei loro discorsi ma desidera lanciare una sollecitazione pedagogica. Interviene mettendosi in cammino con loro, li accompagna nel viaggio e illumina – mediante domande e interventi – l’opera divina che sta avvenendo. Pone domande rilevanti, singole, dirette, brevi e chiare. Lui che è Amore incarna appieno le 4 competenze relazionali di Accoglienza, Ascolto, Alleanza e Autenticità, restando sulla soglia di chi sa di non sapere pur sapendo già tutto. D’altronde “Colui che ha fatto l’orecchio forse non ode? Colui che ha formato l’occhio forse non vede”? (Salmo 94,9)

 

Questo permette ai discepoli di Emmaus di avviare un PROCESSO DI ESPLORAZIONE avente come focus la manifestazione della loro angoscia, e come obiettivo l’abbandono della missione. E’ l’intervento di Gesù che introduce i discepoli nel PROCESSO DI ELABORAZIONE nel quale il presente percepito – sinonimo di frustrazione e angoscia – viene argomentato in maniera semplice e aperta.

 

Il Mindset da Coach di Gesù è impeccabile: si pone accanto ai viandanti di Emmaus manifestando intuizione, empatia, cordialità, fiducia, invito rispettoso ad aprire i cuori e a esporre le loro difficoltà. Ascolta in silenzio, senza censurare parole e reazioni; li lascia sfogare, pur sapendo che il loro modo di pensare e agire è incompleto. Segue con pazienza i discepoli: sveglia, o libera, la parte di verità che i due possiedono già nel loro cuore, ma che non è pienamente assimilata. Infatti, un altro parametro fondamentale (incarnato appieno da Gesù) è che il Coach impari ad essere fedele all’accompagnato e al suo tempo. E’ il COACHEE il protagonista dell’accompagnamento. Le risposte alle domande del Coach permettono al COACHEE di esplorare sé stesso divenendo consapevole – e riconoscente – delle risorse che, una volta incarnate, divengono potenziale!

 

Attuando un’interazione facilitante – mediante il flusso maieutico (totale fiducia nel metodo e nella relazione) – Gesù sostiene la mobilità dei discepoli che dal presente percepito si spostano al futuro desiderato. E’ così che l’angoscia registrata inizialmente – caratterizzante la crisi di autogoverno del coachee rispetto al presente percepito – perde forza nel momento in cui si attiva l’elaborazione della mobilità sostenuta da domande dirette e chiare capaci di risvegliare le verità già presenti ma latenti nello spirito dei discepoli! Gesù adopera intenzionalmente parole che si prestano a una doppia interpretazione, materiale e spirituale, e procede secondo un andamento a spirale: sale lentamente dal piano materiale-temporale a quello trascendente, passando dalla base naturale a una superiore, fino ad arrivare alla piena rivelazione.

 

E’ dunque evidente un altro parallelismo tra il coaching e la pedagogia di Gesù: l’importanza delle domande! La sessione di coaching procede grazie a domande aperte e significative: Gesù fa altrettanto! Come attestano gli studi del monaco biblista Ludwig Monti, Gesù ha posto circa 217 domande. Molte di più di quante ne ha ricevute. Questo aspetto è pedagogicamente prezioso in quanto pone l’accento su come alimentare ogni relazione definibile tale. Nell’episodio di Emmaus – come in tutti i Vangeli – Gesù ha sempre questo stile: risponde facendo domande. E perché lo fa? Certamente NON per morbosa curiosità ma per reale interesse verso la persona che ha dinanzi! Gesù traccia sempre una linea aperta e cerca in ogni occasione di portare il suo interlocutore sul cammino della vera fede e dell’autentica pienezza.

 

Inoltre, sono proprio le domande a restituire all’altro la parola permettendogli di alimentare il dialogo e la consapevolezza poiché, nel processo di attivazione della mobilità, i discepoli (così come il coachee) giungono in profondità poggiandosi NON necessariamente su cose nuove, ma sul risveglio del potenziale assopito e non ancora consapevolizzato. Attraverso la metafora biblica Gesù riattiva la coachability (conformità a quel seme di verità, bontà e bellezza) presente in loro come in ogni essere umano. Si tratta di ritrovare quella dimensione vitale, e identitaria, che restituisce al coachee quale uomo/donna valga la pena essere!

La mobilità elaborata diviene così risorsa consapevolizzata, nel momento in cui nel vederlo spezzare il bene lo riconoscono e: “Ed essi si dissero l’un l’altro: Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture? E partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme”.

 

Un altro elemento caratterizzante Gesù, e fondamentale per ogni buon Coach, è la capacità di adattarsi alla situazione storica e culturale del coachee, alle sue categorie mentali, adoperando metafore confacenti. Si tratta di incoraggiare lo sviluppo delle potenzialità uniche e irripetibili che, proprio perché tali, determinano l’esigenza di personalizzare e rispettare il processo di assimilazione e di trasformazione perseverante. Rispettare i ritmi di ciascuno senza l’angoscia di raggiungere in fretta le scadenze fissate: è la centralità della persona l’unica priorità.

 

D’altronde Gesù è l’emblema di chi avrebbe potuto non perdere tempo e dire tutto subito, ma ha preferito seguire un metodo diverso: coltiva fiducia e sicurezza mantenendo la presenza e andando insieme a loro senza fretta di finire. Eppure… “Non aveva bisogno che qualcuno lo informasse sugli uomini perché sapeva benissimo che cosa c’è nel cuore di ognuno” (Gv 2,25).

 

E’ attuando tutto ciò che i discepoli di Emmaus ritornano alla comunità dalla quale si stavano allontanando entrando a pieno titolo nel PROCESSO DI ESECUZIONE che ha come obiettivo la gioia di poter condividere con gli altri discepoli l’esperienza dell’incontro salvifico con il Signore Risorto, obiettivo che si esplicita con un piano di azione che si manifesta a livello cognitivo perché la loro mente è ormai illuminata, a livello emotivo perché l’esperienza con quell’accompagnatore così comprensivo arde ora nel loro cuore, e a livello agentivo perché tornano immediatamente alla comunità degli apostoli a Gerusalemme.

 

E giunge a questo punto l’ultimo passaggio – altamente emblematico – al quale ogni accompagnatore spirituale, nonché coach, è chiamato: Gesù sparisce! Permette ai discepoli di essere responsabili del loro avvenire: facilita la loro autonomia, li libera, li serve senza però servirsi di loro. Ecco perché ritengo che la pedagogia di Cristo e il coaching uniscano meravigliosamente quei principi umani/spirituali validi e possibili per l’uomo di ogni tempo (life & spiritual coaching), in quanto è nella contemplazione della verità che la Fedeltà a Dio e la fedeltà all’uomo continuano a illuminarsi reciprocamente.

 

 

Riferimenti bibliografici:

  • A. Tagliafico, Breve compendio di Teologia spirituale, Edizione Tau, 2012
  • A. Pannitti, F.Rossi, L’essenza del Coaching, Edizione FrancoAngeli, 2012
  • L. Monti, Le domande di Gesù, Ed. Qiqajon, 2019
  • La Bibbia di Gerusalemme

 

 

Suor Maria Barbara Scuglia

Life & Spiritual Coach | Monastero Clarisse Eremite – Fara in Sabina (Rieti)

barbara.scuglia@libero.it

No Comments

Post a Comment

Chiama subito