Categoria: Farsi strumento di bene per sé e per gli altri

Categoria: Farsi strumento di bene per sé e per gli altri

farsi strumento di bene

Farsi strumento di bene per sé e per gli altri

Andare verso…

Conviene alzare lo sguardo sopra il nostro ego: ciò che siamo dipende dal nostro essere in relazione con ciò che ci circonda. Propriamente questo ci espone alla evidenza circa la nostra natura fragile e frammentaria, prima decentrandoci, poi conducendoci verso una nuova forma di stabilità, ogni volta provvisoria e contestuale di natura.
Diventare Coach presuppone familiarizzare con queste prime consapevolezze, per il bene di sé e dell’altro (Coachee).

 

La relazione abita il Coaching quale spazio di incontro che è capace di ospitare ed accogliere l’altro, al punto tale da massimizzare il suo capitale virtuoso in atti di sviluppo del sé. Non possiamo infatti dimenticare che la nostra natura più vera si rivela attraverso le infinite connessioni con l’altro, il cui confronto ci rende più coscienti della nostra parte inconscia.

Per questo e per molti motivi ad esso aggiunti divenire Coach significa anzitutto farsi strumento di bene per l’altro, dove il concetto di bene non si definisce per categorie aprioristiche ma si conforma e si struttura sul senso e sullo scopo di vita del Coachee stesso. A partire da questo, si pone ad evidenza una specularità che investe tanto la postura professionale del Coach quanto la disposizione del Coachee: uscire dal luogo comune, dalla stanchezza e dalla disattenzione, dall’indebolimento della percezione e dalla demotivazione, dai meccanismi difensivi-proiettivi che minano la perseveranza, andare oltre la vocazione patronale che irrigidisce la visione plurima delle cose, ponendovi attenzione e valore, quale pragmatica del ben-essere.

Proprio il bene, in ottica circolare e ricorsiva, genera e alimenta una poetica della relazione che elevandosi, passa dall’essere intersoggettiva cioè basata sullo scambio a quella tran-soggettiva, cioè fondata sulla condivisione, ovvero sull’ allineamento e sulla alleanza di intenti.

 

I campi oggettivi del bene nel processo di coaching.

Farsi strumento di bene si concretizza nei seguenti elementi quali segmenti di opportunità per un Coachee:

  • La fiducia: come afferma il filosofo francese Le Breton “la fiducia fa condividere la vita”. Nel contesto del Coaching non è data a priori ma conquistata, sia nel tempo di costruzione di una relazione facilitante, sia nel tempo della presa di consapevolezza del Coachee. L’affidarsi stesso segue attraverso il Coaching una evoluzione: dalla fiducia nella guida dell’altro alla fedeltà di sé stessi, che poi tutto riporta al dominio di sé.
  • La parola: quella del Coaching è supportiva, pro-motiva, rivelatrice; funzionalmente organizzata in una comunicazione efficace e co-costruttiva è capace di riportare il potere sulla persona, promuovendone la vita e la sua fioritura. Al contempo la parola del Coach alimenta e nutre quella del Coachee, educandolo progressivamente alla verbalizzazione di un sé inespresso, che attendeva da tempo lo spazio per emergere.
  • La domanda: il dubbio consapevole è già disposizione alla esplorazione, per questo le domande alimentano i dilemmi e con essi la visione di inaspettate opportunità di pensiero e di azione. Con esse si attiva inoltre nel Coachee una maturità del pensare e del sentire, utile a guidare nuove pratiche di ottimismo realistico.
  • La Simpatia/empatia verso sé stessi: il Coach facilita nel Coachee la capacità di simpatizzare con i tratti della propria unicità conducendolo verso una differente valutazione circa le proprie potenzialità, risorse, abilità, competenze e vissuti. Il tutto porta ad un allenamento circa l’ascolto e la cura di sé, tale per cui delineare alternative possibili, processi decisionali coerenti e giungere a soluzioni costruttive non è altro che l’esito di un lavoro di presa in carico di sé stessi. In fondo la felicità, intesa come autorealizzazione, costituisce sempre un atto di responsabilità.
  • L’agentività: definita da Bandura come “facoltà di generare azioni mirate a determinati scopi”, la cosiddetta agency della persona, inerisce a quella facoltà umana, quale bene comune a tutti gli individui, che è capace di far accadere le cose, di intervenire sulla realtà, sia quando si esegue un’azione e sia quando si riflette sulle proprie esperienze. Il Coaching valorizza tutto, del Coachee soprattutto libertà e sovranità della propria esistenza, attraverso la presa di coscienza delle dinamiche interiori e di contesto poiché ne tessono la capacità di abitare il mondo e le sue relazioni.
  • Sui iuris/autonum/stesso: denomina colui che è autonomo, capace di governarsi e di reggersi da sé, colui che si regola e che agisce liberamente. In tal senso il Coaching è vocato a promuovere e a massimizzare, proprio attraverso la sua grammatica metodologica, l’autonomia del Coachee nella accezione di auto-determinazione, auto-sviluppo, auto-motivazione, auto-efficacia, auto-consapevolezza, auto-riflessione, auto-monitoraggio.
  • Il cambiamento, la mobilità, la progressione: ogni trasformazione si compie attraverso una evoluzione di senso che genera al contempo un processo di apprendimento. Proprio un Coaching professionalmente avanzato consente alla relazione facilitante di asservire alla cosiddetta “learning cycle”, funzionale al Coachee perché articolata in 4 fasi sequenziali: esperienza concreta- osservazione riflessiva – concettualizzazione astratta – sperimentazione attiva.
  • Il tempo: perché aspettare di cominciare a vivere? All’interno di un percorso di Coaching non solo il Coachee si educa alla dimensione del tempo come Kairos, guardando alla sua natura qualitativa; soprattutto ha l’occasione di attraversarla consapevolmente attraverso un futuro desiderato che appare e si delinea nel tempo presente. Qui ed ora definisce “il potere di adesso”, invitando il Coachee sia alla concentrazione perpetua che all’azione nel presente.

 

Si può dire che…

In una società nella quale predominano i valori di produttività, velocità, urgenza, efficienza, concorrenza, frammentazione, essere sé stessi non è più una cosa ovvia o scontata. Richiede dunque nell’individuo la capacità di ricreare la propria progettualità di continuo, adattandosi ai contesti, conquistandosi una autonomia, ritrovando ogni volta un asse di appoggio e di avvicinamento progressivo alla propria natura e al dominio del sé.

Nella Scuola INCOACHING® sperimentiamo ogni giorno e concretamente cosa significa farsi strumento di bene per sé e per gli altri: l’effetto è oggetto di catarsi, lo scopo è la realizzazione del Coachee attraverso lo sviluppo del proprio potenziale inespresso, il mezzo è la relazione facilitante che nel Coaching consente di cogliere tutta l’intensità dello spettacolo della vita, restituendo valore alla sua preziosità e unicità.

 

Se sei interessato ai nostri corsi e vuoi avere maggiori informazioni, puoi contattarci qui.

 

In esclusiva per INCOACHING®, testo di Simona Rebecchi – Coach professionista diplomata INCOACHING®

No Comments

Post a Comment

Chiama subito