
Consapevolezza: Il primo passo verso il cambiamento
Ho scelto di approfondire questa parola, perché è stata in questo percorso di Coaching, quella che più mi è risuonata, e ho sentito la necessità di approfondirne il senso e l’importanza nello stesso percorso di C.A.R.E.® (consapevolezza, autodeterminazione, responsabilità, eudaimonia) che il coachee compie nel suo percorso di coaching. Non ci può essere nel metodo del coaching sviluppo o crescita personale senza consapevolezza da parte del coachee delle proprie potenzialità, quelle già conosciute e quelle ancora da scoprire, attraverso la “cura di sé”.
Consapevolezza deriva da CON SAPERE, questa parola denota un fenomeno estremamente intimo e di importanza cardinale.
Non è un superficiale “essere informati”, ne un semplice “sapere”, e si differenzia anche dalla conoscenza più intellettuale.
La consapevolezza è una condizione in cui la cognizione di qualcosa si fa interiore, profonda, perfettamente armonizzata col resto della persona, in un “uno” coerente. E’ quel tipo di sapere che da forma all’etica, alla condotta di vita, alla disciplina dell’individuo rendendole autentiche.
La consapevolezza non si può inculcare: non è un dato o una nozione. E’ la costruzione originale del nostro modo con il mondo – in quanto sapere che si rifà alla propria identità, capace di elevare una persona al di sopra dell’ignoranza e della mera informazione.
Diventare consapevoli di quanto è accaduto, di come siamo cambiati, di quale futuro ci sta davanti, è un passo fondamentale della crescita personale!
Chi è consapevole non subisce ma può affrontare e rielaborare, le consapevolezze condivise tra più persone rendono possibile un agire comune.
L’uomo a partire dal materiale “grezzo” può sviluppare idee soggettive, circa la sua esperienza, ma il passo successivo alle idee è arrivare a scoprire la parte inconscia diventando integralmente conscia: questa è l’illuminazione. L’uomo è l’unico animale che può raggiungere questo stato (il picco più alto di consapevolezza).
La consapevolezza come nel metodo del coaching, ha a che fare quindi con CONOSCERE SE STESSI. Essere consapevoli di sé significa saper identificare:
- i propri punti di forza
- le proprie aree deboli
- il proprio modo di reagire di fronte alle situazioni
- le proprie preferenze (es. in quali situazioni sto bene e in quali non mi sento a mio agio?)
- i propri desideri
- i propri bisogni
- le proprie emozioni
- i propri stati d’animo
- riconoscere gli automatismi di pensiero depotenzianti
Stato passivo o inconsapevolezza acquisita
Malgrado quanto detto sopra la nostra vita è caratterizzata da lunghi periodi di inconsapevolezza dove il nostro apprendere è legato per lo più a situazioni ambientali e istintive.
Il sociologo americano M. Massey ha elaborato la teoria dei tre periodi di sviluppo e formazione delle nostre credenze dei nostri valori personali, che identifica in:
1 – Periodo dell’imprinting con età che va dai zero ai sette anni, periodo nel quale registriamo e assorbiamo inconsciamente tutto ciò che accade intorno a NOI.
2 – Periodo del modellamento dagli otto ai tredici anni, nel quale incominciamo ad imitare il comportamento degli esseri umani che ci circondano e a scegliere i nostri Eroi, decidendo chi tra amici parenti o genitori possa assumere tale ruolo.
3 – Periodo della socializzazione che va dai quattordici ai ventuno anni nei quali si va a rinforzare valori legati alle relazioni e alla vita sociale che esercitano un peso importante nella vita sociale del giovane.
Quindi sia “le credenze” sia “i valori bussola della nostra Vita”, si creano fondamentalmente grazie a riferimenti come esperienze ed eventi accaduti e condizionamenti ambientali (famiglia, amici, eroi, scuola, media Chiesa ecc.), strutturandosi nella mente dell’individuo sotto forma di abitudini di pensiero. Si tratta per lo più di un processo inconsapevole della persona, nel quale valori e convinzioni profonde si fissano andando ad influenzare comportamenti e sistemi di pensiero, generando diverse aree di confort.
Nell’arco degli anni ognuno di noi sviluppa una sorta di zona di confort per lo più in modalità inconscia, fatta da un insieme di modi di pensare, di comportamenti, di luoghi comuni, di attività, come se fosse in una specie di area protetta, e quando ne esce prova una sensazione di disagio o di incertezza. E’ proprio in quel momento di uscita attraverso la consapevolezza di quel disagio che si affronta, che si allena ad imparare cose nuove, ad esplorare nuove possibilità accedendo a nuove informazioni e sviluppando nuovi schemi di pensiero.
Ma se quel disagio resta per noi solo un dolore psicofisico, un sentire differente senza consapevolezza, lavoreremo solo in una unica direzione, quello della fuga da quel potenziale dolore.
Nel metodo del coaching si va ad esplorare attraverso le domande quanto siamo consapevoli dei nostri stati d’animo e delle nostre emozioni, e di quanto siamo consapevoli di ciò che sta influenzando i nostri stati d’animo.
Un’altra considerazione interessante ci deriva dalla fisica quantistica.
Grazie alla sua capacità auto-riflessiva, la mente conscia può osservare i comportamenti mentre vengono svolti. Mentre è in atto un comportamento pre-programmato, la mente conscia che osserva può intervenire, bloccare quel comportamento e indurre una nuova risposta. La mente conscia ci offre così il libero arbitrio, il che significa che non siamo le vittime impotenti della nostra programmazione. Ma, per riuscirci, dobbiamo essere pienamente consapevoli, affinché il programma non assuma il controllo; compito non facile, come può confermare chiunque abbia provato a esercitare la volontà. Appena la mente conscia smette di fare attenzione, la programmazione degli Stati Profondi riprende il controllo.
Stato attivo alla ricerca della Consapevolezza
La nostra grande opportunità è quella di vivere una vita consapevole, e abbiamo visto quanto siano importanti i nostri stati d’animo e le nostre emozioni e il nostro dialogo interiore nel processo di consapevolezza. Per capire ancora meglio analizziamo gli elementi che compongono i nostri stati emozionali che sono:
Fisiologia. Mente e corpo sono indissolubilmente legate tra di loro, l’uso della nostra fisiologia condiziona i nostri stati d’animo, mente e corpo sono collegati da un loop cibernetico. Ogni stato d’animo è legato ad uno stato del corpo definito che comunica, detto anche “linguaggio non verbale” autentica espressione dei nostri stati emozionali e dei nostri pensieri.
Focus mentale. Ciò su cui ci concentriamo e focalizziamo la nostra mente, diventa “la nostra realtà“. Sta a noi decidere su quale parte del mondo porre l’attenzione, e questa scelta condizionerà enormemente il nostro atteggiamento mentale e la nostra realtà soggettiva.
Uno degli strumenti per indirizzare il focus mentale sono le DOMANDE efficaci, è lo strumento principe del metodo del coaching, che trova le sue origini fin dai tempi di Socrate nel 469 A.C., con l’arte della maieutica.
Nel metodo del coaching, il coach usa le domande efficaci stimolando nel coachee riflessione ed acquisizione di consapevolezza. Grazie alla tecnica delle domande a spirale il coach ha la possibilità di portare il coachee a livelli sempre più profondi di consapevolezza del presente percepito e del futuro desiderato.
Il nostro cervello è programmato per cercare sempre di rispondere alle domande che gli vengono poste, da qui la necessità di porre domande potenzianti, evitando domande mal formulate o depotenzianti o improduttive.
Domande produttive sono quelle che ci danno potere personale, che ci focalizzano sulla soluzione anziché sui problemi, che ci mettono nelle condizioni di evolverci anziché limitarci e ci fanno fare 3 cose allo stesso momento:
- Spostare il focus
- Cambiare stato d’animo
- Accedere alle nostre risorse
Linguaggio. Le parole che noi utilizziamo per esprimerci veicolano emozioni sugli altri ma anche e soprattutto con il linguaggio interiore, su noi stessi.
Il metodo del coaching riconosce e utilizza il POTERE del linguaggio e della comunicazione come strumento a disposizione del coach per condurre il coachee all’interno di una relazione facilitante in un viaggio di consapevolezza (GPS) fatto da domande, dall’ascolto attivo, silenzi, restituzioni, feedback.
Questo viaggio parte dal cosa sai (presente percepito),cosa pensi (quali sono i pensieri che stai facendo), cosa senti (quali sono le emozioni che provi), cosa vuoi (quali obiettivi ti poni), cosa fai (piano di azione), cosa vuoi raggiungere (futuro desiderato).
In questo viaggio con lo strumento delle domande ben poste, si possono creare stati d’animo positividando accesso a risorse differenti stimolando l’uscita dalle autostrade neuronali generate da pensieri ricorrenti, influenzando così le decisioni del coachee e i suoi comportamenti verso una nuova percezione della realtà.
Quando la conoscenza diventa Consapevolezza?
“Quale è la condizione astrale per la quale si genera consapevolezza?”
Quante volte ci è capitato di leggere un libro, di recepire una informazione, di ricevere un consiglio, ma nulla ha fatto scattare dentro di noi una molla di consapevolezza. Qualche anno dopo la stessa situazione (libro, informazione, consiglio) fa scattare la molla, ci porta alla consapevolezza di qualcosa che prima ci aveva lasciato indifferenti, innescando in noi la voglia di agire.
Cosa si è allineato?… in che diverso stato di predisposizione ci troviamo?
Il metodo del Coaching può essere di grande aiuto in questa fase. Il coachee seguito da un coach nel suo percorso di miglioramento o cambiamento, individua un futuro desiderato autodeterminato da raggiungere, prende consapevolezze delle informazioni che ha, degli ostacoli da superare o facilitatori da utilizzare, prende contatto con il proprio potenziale da allenare, e definisce un piano di azione che lo porti al raggiungimento dei suoi obiettivi.
“Quando agisci consapevolmente agisci totalmente, perché quando agisci consapevolmente sei completamente coinvolto, quando sei davvero consapevole, la chiarezza è così intesa che non può esservi nessun ostacolo tra te e l’azione.”
L’obiettivo del coaching è generare consapevolezza che è una condizione in cui la cognizione di qualcosa si fa interiore, profonda, perfettamente armonizzata col resto della persona, in un uno coerente. E’ quel tipo di sapere che da forma all’etica, alla condotta di vita, alla disciplina, rendendole autentiche.
Mi sono anche chiesto se la Consapevolezza, quando matura nella persona, dia segnali del tipo non verbale, mimica facciale, posture, o altro. Mi sono reso conto che il coach attraverso una osservazione attenta della mimica facciale e del linguaggio non verbale può arrivare a riconoscere elementi di consapevolezza.
Quello sguardo apparentemente assorto ma fortemente proiettato in un dialogo interiore sembra proprio voler dire… Ora ho capito… Ora sono consapevole!! Sono momenti che avvengo nel SILENZIO, nella interiorizzazione, nel ammutolire i pensieri critici e giudicanti della mente, e lasciare SPAZIO a nuove convinzioni, nuove credenze e nuovi pensieri potenzianti.
Da questa considerazione si coglie l’importanza nella relazione tra Coach e Coachee del silenzio come strumento fondamentale di consapevolezza, di interiorizzazione, di allineamento tra il linguaggio della mente e il sentire del cuore!
Concludendo ho trovato il metodo insegnato dalla Scuola INCOACHING, uno strumento importante per far raggiungere al coachee la consapevolezza di Sé, del suo Potenziale, e del suo Futuro Desiderato, primo passo indispensabile verso il cambiamento e l’autorealizzazione.
Greggio Riccardo
Padova
Area Manager in Telecom Italia – Coach
riccardo.greggio@telecomitalia.it
Anna Maria Campanale
15 Dicembre 2019at3:50Ho letto superficialmente ma vorrei approfondire ma non si può condividere. Io credo di aver compreso i principi essenziali
Webmaster
5 Febbraio 2020at11:53Buongiorno Annamaria,
grazie innanzitutto per il suo interessamento.
Per qualsiasi ulteriore informazione può contattare la nostra segreteria al tel. 071.660081, via email segreteria@incoaching.it, oppure visitare il nostro sito https://www.incoaching.it
Un cordiale saluto, a presto!
Staff INCOACHING