Categoria: Come migliorare le abilità comunicative per diventare un coach più efficace

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migliorare abilità comunicative

Come migliorare le abilità comunicative per diventare un coach più efficace

Parlare, dialogare, progredire.

L’essere umano, poiché costantemente immesso in un sistema di segni, nel compito di prefigurare l’assetto della sua vita, si pone sempre di fronte al mistero di sé stesso. Qualcosa di inafferrabile definisce la sua sostanza intrinseca che solo nel duale, nell’incontro con la parola dell’altro, può darsi la possibilità di rivelare tutto il suo potenziale unico e autentico.

È dunque all’interno di un dialogo di Coaching che si compie un processo di svelamento e di rivelazione di sé, la ricoperta del carattere vero e pieno del proprio vivere. Ciò che un Coachee ha dunque l’occasione di conquistarsi e un Coach di donare, per relazione, è chiarezza e consapevolezza, una conoscenza che non è privata del sentire, che è dunque capace di andare oltre la superficie delle cose e l’immediatezza di significato per poi generare, “attraverso la logica dei sentimenti e il carico emotivo delle idee, una comprensione più profonda di sé”.

Per questo motivo la dialettica del coaching diviene teatro nel senso di luogo materiale e simbolico di scambio delle logiche, delle affezioni,  di disposizioni, volontà, limiti e interferenze. La parola è ponte ma non solo, la comunicazione analogica porta con sé, in aggiunta agli enunciati, il valore dell’implicito e dell’inespresso, tale per cui ogni volta il circuito comunicativo si arricchisce.

 

Gli assetti mutevoli di un dialogo di Coaching

Nell’essere Coach, migliorare le proprie abilità comunicative presuppone anzitutto l’assunzione di responsabilità circa alcune evidenze della propria prassi linguistica, confrontata con i seguenti paradigmi:

  • Prossemica della sessione vs distanza empatica
  • Complessità e unicità vs semplificazione e convenzione
  • Dinamiche dell’opinione vs giudizio
  • Congruenza vs incongruenza tra comunicazione logico-verbale e analogica
  • Gestione delle metafore e poetica del messaggio vs appiattimento della parola alla sola descrizione
  • Grado di espressione vs interferenze della comunicazione
  • Silenzio attivo vs invadenza dello spazio comunicativo
  • Quadranti di centratura del Coach e del Coachee
  • Simmetria basata sull’uguaglianza vs complementarità basata sulla differenza
  • Restituzione di delega vs domande pro-motive
  • Geometrie di relazione tra ruolo, interazione e contenuto
  • Gradi di soggettività vs oggettività delle interpretazioni

 

Il Coach è tenuto ad allenarsi costantemente per usare la lingua in funzione comunicativa. Il tutto diviene funzionale alla comprensione e all’apprendimento del Coachee, in funzione di due principali considerazioni:

  • La comprensione da parte del Coachee è sempre ad hoc, vincolata cioè al contenuto cognitivo, emozionale, linguistico e valoriale che emerge nuovo e ogni volta in un determinato tempo e contesto di Coaching.
  • Come ci insegnano gli esperti, l’apprendimento del Coachee, trainato dalla consapevolezza, non è acquisizione di informazioni ma negoziazione dei significati che i parlanti attuano congiuntamente in relazione. In questo modo Coach e Coachee co-costruiscono un filo narrativo e il senso del loro dialogare, in modo significativamente trasformativo, sulla base della reciproca disponibilità e fiducia.

 

In conclusione, ogni Coach in dialogo è ben consapevole che un Coachee porta con sé una domanda di cambiamento e di sviluppo di sé.  In quest’ottica, migliorare le proprie abilità comunicative presuppone nel ruolo di Coach la capacità di rinnovare con la prassi un suggerimento profetico della filosofa Anna Arendt: “anche il più piccolo atto linguistico nelle circostanze più limitate ha in sé il germe della sua illimitatezza, perché un solo atto, e qualche volta una sola parola, basta a mutare ogni costellazione di altri atti e parole.”

 

 

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In esclusiva per INCOACHING®, testo di Simona Rebecchi – Coach professionista diplomata INCOACHING®

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