Categoria: Come la formazione continua può aiutare i diplomati a migliorare la propria pratica

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Come la formazione continua può aiutare i diplomati a migliorare la propria pratica

Come la formazione continua può aiutare i diplomati a migliorare la propria pratica

Lifelong learning…

…A pronunciarlo, con tutte quelle “L” combinate con “N”, può sembrare di intonare uno scioglilingua.
Tuttavia, il suo carattere letterale sintetico ci permette di chiamare così il tempo e il processo di una formazione continua, quale stile di apprendimento dinamico, fluido, esplorativo, costantemente rimodulabile e aperto.

Il tutto ci riporta a un naturale stato dell’essere umano decantato dal pensiero greco: poiché tutto scorre e si modifica costantemente, è nostra radice  esseri rapiti dal bisogno di conoscenza, da quello stimolo nomade e irrequieto che ci spinge ad andare oltre vincoli, confini, pregiudizi e paure per inseguire quel semplice e prezioso desiderio, legato alla necessità di divenire altro.

La formazione continua non è questione superficiale e scontata: attitudine, impegno consapevole, scelta intenzionale e motivata, organizzazione dei propri bisogni e definizione quotidiana delle proprie priorità di vita permettono di realizzare un processo di apprendimento continuo che permette, in ottica non solo professionale, di riprogettarsi e di futurizzarsi in modo nuovo.

 

Parola di viandante

Alcuni studiosi parlano in tal senso di accogliere e valorizzare l’istinto di una erranza cognitiva ed esperienziale che porterebbe l’individuo a costruirsi percorso soggettivi e relazionali nuovi, mobili, integrati e interagenti, per mezzo dei quali il soggetto riconsidera la sua posizione IO-Mondo.

In questo modo si rende capace di guidare una nuova prospettiva di sguardo più ampia e completa, binoculare, atta a cogliere ea d’intercettare le dinamiche complesse dei contesti in cui si vive.

Ecco perché il ruolo professionale di un Coach credo non possa prescindere dall’accogliere il progetto di una formazione continua: permettendo di supportarlo nella crescita delle proprie abilità empatiche, emozionali, cognitive, risponde al contempo alla esigenza di autorganizzazione la propria competenza in ottica evolutiva, assaporando così nuove vie dei saperi e dell’esperienza.

Se si evolvono di continuo i Coachee che incontriamo in sessione non è forse anacronistico rimanere sempre fermi o fissi o ancorati ad un tempo formativo che si chiude alla innovazione e alla fluidità dei contesti relazionali odierni?

L’effetto di una formazione continua interdisciplinare? Per quel che mi riguarda è quello di una effervescente vitalità che mi permette di gestire al meglio, in modo creativo e sollecito, la complessità dell’umano che incontro ogni giorno in sede di sessione di Coaching.

E se questo non bastasse un altro concetto, ad esso integrato, permette di accogliere un approccio della vita vocato all’apertura: mi riferisco al concetto di lifewide learning ovvero istruzione e formazione che abbraccia tutti gli aspetti della propria esistenza. Ma questa è un’altra storia.

 

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In esclusiva per INCOACHING®, testo di Simona Rebecchi – Coach professionista diplomata INCOACHING®

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