
Come facilitare il raggiungimento di un obiettivo
Accorgersi
Quale principio direttivo guida la nostra volontà di realizzazione, di essere e il conseguente nostro passo verso il raggiungimento di un obiettivo?
Si parta da un punto di vista: “La mente umana è paragonabile a una farfalla che assume il colore delle foglie sulle quali si posa… si diventa ciò che si contempla.“ (Flaubert).
Il circolo che lo rappresenta è noto: le credenze che abbiamo generano pensieri che muovono azioni costruendo le nostre abitudini; proprio queste finiscono per plasmare il nostro essere e con esso ogni nostra tendenza di sguardo.
Quando il circolo diventa vizioso in senso disfunzionale poiché siamo più inclini a seguire schemi pregressi che a predisporre nuove azioni autodeterminate, il rischio è quello di vivere la vita rincorrendo falsi ideali e fatui obiettivi irrealizzabili.
E allora sorge spontanea una domanda: perché facciamo ciò che stiamo facendo? Quale bisogno mi dirige? Con quale utilità agisco? Quale vantaggio ricerco? Sto inseguendo un bisogno immaturo e insoddisfatto o un desiderio in armonia con me stesso?
Perché non posso essere felice?
La letteratura ci apre sempre a dialoghi interiori di potenza straordinaria, proprio come questo, utile a decidere da che parte stiamo noi:
“Ho una regola. Non ascolto mai nessuno che mi spiega perché non può fare qualcosa. Non voglio che mi convinca.”
Semplice e diretta: quante volte durante il giorno accogliamo le nostre frasi interiori che ci inducono a credere di non essere capace, di non essere abbastanza, di non avere possibilità o contesti che ci permettano di realizzare i nostri obiettivi? Riassunto: quante volte al giorno siamo in grado di autolimitarci per paura, vergogna, fedeltà a uno schema, disorientamento, insicurezza, tristezza?
Ogni volta che incontro un Coachee e la sua richiesta di essere accompagnato in un processo di raggiungimento di un obiettivo mi propongo di sondare non solo l’autenticità del suo obiettivo/scopo in tutte le sue sfaccettature SMARTER ma contestualmente a questo verifico tre tendenze del suo incedere quotidiano:
1) Impadronirsi della capacità di scegliere.
2) Proattività ed autoefficacia.
3) Perseveranza in azione mediante strategie di pianificazione e monitoraggio personale.
Start to action
Occorre considerare che:
1. Il Coaching lo insegna chiaro: la capacità di scegliere è strettamente connessa allo stato di consapevolezza e al grado di auto-osservazione del Coachee, entrambi capisaldi per uno sviluppo autentico del proprio potenziale.
2. È necessario dapprima essere chi si è veramente per poi fare quello che è necessario per avere quello che si vuole. Ne scaturisce una domanda: sto vivendo al di sotto delle mie potenzialità?
La regola che ne scaturisce non cambia mai nei secoli: tutto ciò che non sale a livello di coscienza diviene un destino di altri e di altro distante da noi stessi, in cui ci si ritrova passivi, vittime e non artefici della propria realizzazione personale. Per non parlare poi della umana tendenza che porta la maggior parte degli individui a proiettare nella realtà scene del passato, parole remote e vecchie esperienze.
Ecco un bagaglio che proprio un percorso di Coaching consente di svelare liberando il Coachee dai suoi primari schemi autolimitanti.
3. Proattività, autoefficacia, Motivazione intrinseca: sono tutti elementi che qualificano nel soggetto il suo grado di attivazione e di impegno nella realizzazione di un obiettivo. Proprio quest’ultimo, ovvero l’impegno responsabile, è legato al grado di attaccamento allo scopo e alla sua determinazione di fronte agli ostacoli.
Ciò che distingue l’incedere di un Coachee è quindi determinato dal contemperamento di forze negative che portano a limitare, a chiudere, a sabotare e da le forze positive, le quali per contrario portano a sperimentare, a supportare l’azione, a generare una proattività che non si esaurisce ma si rigenera continuamente e in modo coerente con il suo obiettivo.
4. Piano di azione. Il coaching si risolve in un metodo di sviluppo del potenziale umano pragmatico. In quest’ottica la costruzione di un piano di azione efficace presuppone lo sviluppo di tre principali obiettivi che convergono verso la meta desiderata. Mi riferisco a:
- Obiettivi di risultato : rimanda al concetto di successo o insuccesso. Trattasi di un obiettivo che si focalizza solo sul risultato finale dell’intero processo. Il rischio è una prospettiva che rischia, nella sua esclusività, di impoverire la visione che il Coachee ha di sé stesso e del processo in cui è impegnato.
- Obiettivi di prestazione: corrispondono alla prima declinazione dell’obiettivo di risultato nella elaborazione del piano di azione. In questo caso l’obiettivo si rivela più flessibile rispetto a quello di risultato, è volto infatti alla dimensione agita, attiva e alla sua efficacia nell’azione. Trattasi di un obiettivo che si focalizza sui processi di miglioramento, mobilità, cambiamento.
- Obiettivi di processo: rappresentano la declinazione degli obiettivi di prestazione individuali definiti in modo pragmatico nel piano di azione.
Riguardano le azioni programmate dal Coachee. In questo modo, progressivamente con monitoraggio e fedddback il piano di azione diviene lo strumento in grado di trasformare il desiderio in azione, attraverso un processo reale, casuale, autodeterminato, espressivo di un self-development.
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In esclusiva per INCOACHING®, testo di Simona Rebecchi – Coach professionista diplomata INCOACHING®
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