
Come divenire Coach attraverso le pratiche di ottimismo realistico.
A cosa serve l’ottimismo realistico?
Nel processo critico e creativo che sostiene la sperimentazione scientifica, Einstein era solito farsi guidare da un pensiero che ne qualificava la sua perseveranza: “nel mezzo delle difficoltà risiede l’occasione favorevole”. In quest’ottica, appartiene al divenire di un Coach la capacità di rimanere in constante allenamento delle pratiche di ottimismo realistico, attraverso cui il processo di elaborazione del Coachee può muoversi lungo prospettive edoniche ed eudaimoniche, proiettate nel tempo presente e futuro.
Mi spiego meglio. Se da un lato l’ottimismo proietta verso il potenziale, il divenire, il fare, il cambiare posizione, il tutto con accezione e spirito positivo; dall’altro lato proprio il realismo diventa più evocativo del ponderare, dell’analizzare, del valutare gli elementi e le risorse già disponibili e conosciute. Ne consegue che entrambi gli sguardi hanno valore di per sé; tuttavia, esprimono meglio la loro potenzialità se reciprocamente connessi e funzionali l’uno all’altro, coinvolgendo l’essere umano verso la massima espressione delle sue potenzialità e della sua natura.
Da Coach ho sperimentato quanto le pratiche di ottimismo realistico, attraverso le domande efficaci, consentano di spostare il punto di osservazione del Coachee, facilitando in lui un’attitudine diversa verso la soluzione creativa. Ne consegue il superamento delle sue seguenti posizioni:
- rigidità di fronte al caos
- disorientamento e insicurezza di fronte alle occasioni di scelta
- convinzioni depotenzianti
- ridotta capacità immaginativa rispetto alla prefigurazione futura dei propri obiettivi
- confusione, grovigli di senso e di significato sulle proprie esperienze
- dissipazione del proprio capitale energetico
- stereotipi di azione per mancata consapevolezza circa il valore della sua essenza
Simmetrie tra ottimismo realistico e “pensare con il cuore”
Mutuando le parole del filosofo Vico Mancuso, il processo di conquista di un ottimismo realistico può significare per il Coachee la concretezza e l’autenticità di interpretazione delle proprie esperienze, sulla base della seguente catena di elaborazione che qualifica un “pensare con il cuore”:
- “Si sale sopra il corpo e si prende coscienza”
- “Si sale sopra la psiche e se ne prende coscienza”
- “Si sale sopra la coscienza per ottenere autocoscienza”
- “Si sale sopra l’autocoscienza e si giunge alla coscienza come assunzione di responsabilità”
- “Si sale sopra la propria intelligenza responsabile e il pensiero diventa contemplazione, quiete, disposizione e motivazione.”
Di sintesi, abitare il pensiero sull’ottimismo realistico mediante pratiche quotidiane espone il Coach stesso ad un allenamento constante circa la propria strutturazione di ragionamento e di problema solving.
Il tutto mi riporta al seguente quesito: Qual è il nostro principale punto di appoggio per poter sviluppare un ottimismo realistico?
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In esclusiva per INCOACHING®, testo di Simona Rebecchi – Coach professionista diplomata INCOACHING®
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