
A scuola di [IN]-Coaching si impara l’ottimismo realistico.
Perché una scuola di Coaching?
Appartiene al divenire di un Coach saper padroneggiare con sicurezza le tecniche di Coaching, atte a risvegliare e a potenziare nel Coachee una tendenza ottimista-realistica all’interno dei suoi processi decisionali. Se poi pensiamo, come afferma lo psicologo statunitense Bruner, che il contenuto di una scuola sia la scuola stessa ovvero lo spirito che la attraversa in ogni atto, sia esso linguistico o comportamentale, posso allora affermare di averlo sperimentato. All’interno di un contesto formativo in cui sono diventata Coach sono stata educata a valorizzare la propensione a sciogliere la complessità e la insicurezza con l’accorgersi e l’accogliere la ricchezza reale e presente della vita.
A scuola di Coaching tutto è molto più che virtuosismo di tecnica, piuttosto ci si allena sulla comprensione dei vissuti reali, nel rispetto dei confini della propria disciplina di studio.
Allenati a vedere e a riflettere su che cosa?
Attraverso la prospettiva di ottimismo realistico non si tratta di negare la mancanza, la fallacia, il grado di insoddisfazione, la mancata realizzazione. Piuttosto il focus di attenzione si dirige verso la capacità di accettare quanto sovrascritto come un indizio reale da cui partire per condurre il Coachee verso un nuovo sviluppo di sé.
Lo scopo è infatti portarlo all’evidenza di una consapevolezza prima, rilevante anche per il Coach e così sintetizzata: ciò che unisce la presenza di un vuoto alla sostanza di un pieno non è mai una linea retta bensì una curva di infinte variabili e possibilità, tali per cui ogni volta il soggetto ritorna alla fedeltà delle proprie intenzioni e più in là si incammina verso la fiducia e la speranza.
Le parole di un ottimista realistico
L’ottimismo realistico guida le pratiche di Coaching nella esplorazione di alcune categorie riflessive, quali in particolare:
- Ristrutturazione delle convinzioni e credenze attraverso la scala di inferenza condotta con la spirale delle domande efficaci
- Auto-coerenza che passa attraverso le dinamiche di esercizio del controllo, comprensione delle situazioni, attribuzione di significato alle esperienze.
- Auto-efficacia quale chiave di agentività umana: è intesa genericamente come percezione che ognuno ha di essere in grado di … conducendosi poi proattivamente verso l’utilizzo delle proprie abilità, competenze e punti di forza. Per Seligman, psicologo americano, ci sono tre principali parametri che valgono a qualificarla, traducibili attraverso tre principali quesiti:
1 – Personalizzazione: Quanto mi sento responsabile di ciò che è accaduto?
2 – Permanenza: Come percepisco le cause dell’accaduto? permanenti nel tempo o solo temporanee?
3 – Pervasività: Quanto è investita la mia persona rispetto a quanto accaduto? Le cause riguardano tutto ciò che sono o solo alcuni aspetti?
- Futurizzare sé stessi: presuppone sempre una tendenza apparentemente contradditoria. Di primo porta il soggetto a vivere un distacco, un allontanamento, una separazione, ovvero lo induce a prendere distanza per prendere prospettiva dai propri automatismi e dai propri schemi mentali.
Dall’altro lato, proprio questa sensazione di vacillamento legata all’instabile e all’ignoto, pone l’essere umano in cammino, nella ricerca della propria stabilità e di realizzazione dei propri obiettivi. Implica anche un apprendimento più generale circa la capacità di governare sé stessi nella parola, nel comportamento, nell’essere e nel suo divenire.
Se l’argomento ti ha interessato puoi approfondirlo scoprendo nuovi contenuti cliccando qui.
In esclusiva per INCOACHING®, testo di Simona Rebecchi – Coach professionista diplomata INCOACHING®
No Comments