Categoria: L’arte di porre domande efficaci

Categoria: L’arte di porre domande efficaci

domande efficaci

L’arte di porre domande efficaci

Interrogarsi risponde alla necessità di comprendersi e comprendere il mondo circostante; si può dunque pensare che sia consustanziale all’animo umano. Quando poi l’arte di fare domande viene posto al centro di una prassi professionale, come nel caso del Coaching, porre in essere quesiti di senso e funzionali alla chiarezza di ragionamento non è casuale ma richiede un addestramento adeguato. La formazione specialistica è la soluzione, lo scopo è acquisire la capacità di porre in essere domande efficaci.

 

Educarsi alle domande efficaci.

Sono considerate tali anzitutto quelle che sanno condurre il ricevente/Coachee verso la libera esplorazione del suo pensare, sentire, immaginare. Se scriverlo è semplice la sua pratica si presenta tutt’altro che banale; al contrario necessita una formazione adeguata a sorreggere ed educarsi a una abilità fondamentale: far sorgere nell’altro un dubbio costruttivo che anticipa la risposta, al contempo evocativo di ricerca e di nuova conoscenza.

L’arte di porre domande efficaci è una competenza muscolare che qualifica la qualità professionale dell’essere Coach. Come affinarla, allenarla e divenirne abili gestori?

 

La soluzione non è un enigma.

Alcuni indizi mi guidano ogni giorno quali principi costitutivi della domanda, quali:

  • Deve essere aperta, non chiusa, tale da aprire un dialogo e da inibire una risposta binaria di vero/falso.
  • Deve potersi articolare in modo semplice, chiaro, diretto, pulito, senza giri di parole.
  • Deve essere funzionale e mirata allo scopo, per agevolare nell’altro un ordine mentale e la prefigurazione di una direzione.
  • Deve essere capace di stimolare curiosità e con essa un allargamento degli orizzonti di pensiero.
  • Deve essere neutrale, non orientata a indirizzare logiche di pensiero del Coachee. Per questo non deve essere giudicante, di opinione o di critica, non deve correggere, svalutare o deformare né il pensiero né la percezione altrui.
  • Deve consentire al Coachee di veicolare una risposta autodeterminata, per questo non deve orientare, suggerire né tanto meno indirizzare le sue logiche di ragionamento e di esplorazione.
  • Deve saper stimolare il Coachee nelle potenzialità tanto del suo pensiero logico- razionale che di quello illogico e immaginativo, la cui reciproca complementarità conduce alla più coerente pratica di decision making e problem solving.
  • Deve saper contenere alcuni elementi di semantica che sono rafforzativi di un processo di autoefficacia quali l’uso di determinati avverbi di tempo, di modo, di utilizzo dei pronomi personali.

 
A ben vedere, l’arte di porre domande efficaci costituisce un proprium cioè una maestria professionale identitaria del proprio modus operandi. Intendo dire che il modo in cui un Coach è capace di articolare domande equivale a comporre una trama di dialogo ogni volta unica e irripetibile, appassionante nella misura in cui apre sempre nuove possibilità di scoperta e di sorpresa per il Coachee.

Se l’argomento ti incuriosisce puoi approfondirlo leggendo l’articolo Il mito delle domande potenti.

 

 

In esclusiva per INCOACHING®, testo di Simona Rebecchi – Coach professionista diplomata INCOACHING®

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