Categoria: Equitazione: Laboratorio di Coaching

Categoria: Equitazione: Laboratorio di Coaching

Equitazione: Laboratorio di Coaching

“Il coaching è un metodo di sviluppo di una persona, di un gruppo o di un’organizzazione, che si svolge all’interno di una relazione facilitante, basato sull’individuazione e l’utilizzo delle potenzialità per il raggiungimento di obiettivi di miglioramento/cambiamento autodeterminati e realizzati attraverso un piano di azione”

Incoaching

La definizione di coaching, gli elementi caratterizzanti il processo e gli strumenti del metodo proposti dalla scuola Incoaching sono stati lo spunto per una riflessione su come il coaching può essere applicato al mondo dell’equitazione e come l’equitazione, attraverso il cavallo, può contribuire a far fare esperienze potenzianti e conoscitive di sé sviluppando la sfera emotiva e approfondendo aspetti di comunicazione e di relazione.

Due mondi apparentemente differenti ove sia l’uomo, come coach o coachee, che il cavallo, anch’esso come coach o coachee,possono sviluppare e migliorare le proprie potenzialità.

Il coaching è un metodo per creare le condizioni per l’apprendimento e la crescita, fondamentali sia per il cavaliere/amazzone che per il cavallo e per entrambi per essere un binomio. L’uomo punta al miglioramento e al cambiamento così come il cavallo può migliorare e cambiare.

Aiutare un essere umano o un cavallo sono due cose simili; il risultato è riportare un essere vivente nella direzione di una vita felice.

“La vera bontà dell’uomo si può manifestare in tutta purezza e libertà solo nei confronti di chi non rappresenta alcuna forza. Il vero esame morale dell’umanità è il suo rapporto con coloro che sono alla sua mercé: gli animali (…)”.

Milan Kundera ne L’insostenibile leggerezza dell’essere

“E’ il nostro modo di trattare gli esseri più deboli, quelli che non hanno alcun potere, che ci distingue come persone. In questo senso gli animali possono essere considerati lo specchio del nostro animo”.

Il coaching tra coach, coachee, cavaliere e cavallo

Nel “sistema equitazione” è possibile individuare diverse tipologie di coaching, di coach e di coachee.

Tra le forme di coaching troviamo, principalmente, lo Sport coaching, attuabile anche dallo stesso allenatore, a supporto del cavaliere/coachee ma anche del cavallo e quindi del binomio cavallo-cavaliere e il Life coaching per il cavaliere che intende lavorare su sé stesso.

Per quanto riguarda le figure del coach e del coachee, essendo il cavallo un animale intelligente in grado di comunicare, di comprendere,di apprendere, di migliorarsi, di cambiare, ecc è possibile individuare due scenari:
coaching equitazione

  1. il cavaliere coach del cavallo/coachee: il cavaliere (supportato o meno dall’aiuto del coach, Life coach o istruttore) lavora sull’ascolto e sulla comunicazione con il cavallo quindi sul processo di miglioramento del cavallo per lo sviluppo delle sue potenzialità;
  2. il cavallo coach del cavaliere/coachee: il cavallo ascolta il cavaliere restituendogli feedback che gli permettono di conoscersi, di prendere coscienza e consapevolezza di sé al fine di sviluppare le proprie potenzialità e quindi di giungere al miglioramento/cambiamento. La persona può raggiungere il miglioramento e il cambiamento in ambito sportivo equestre ma anche in ambito personale per le proprie emozioni, paure, capacità relazionali, ecc.

Lo scambio delle figure del coach e del coachee tra cavaliere e cavallo e il supporto del coach esterno (istruttore ed eventuale il Life coach) possono rappresentare un eccellente processo di raggiungimento di binomio. Cavaliere e cavallo in sintonia, uniti da profonda conoscenza di sé stessi e dell’uno e dell’altro, in una relazione di fiducia e responsabilità reciproca, impegnati in un lavoro comune di apprendimento, miglioramento e potenziamento delle capacità e delle prestazioni basati su obiettivi comuni e su un piano di azione comune.

Un aspetto rilevante e che potrebbe essere oggetto di ulteriore approfondimento è il fatto che i processi, nella maggior parte dei casi avvengono contemporaneamente mettendo quindi in gioco attenzioni, consapevolezze, opportunità e criticità multiple.

Processo di coaching e mondo del cavallo

Le undici competenze chiave del coaching rappresentano aspetti fondamentali del rapporto di coaching che in caso di assenza possono inficiare il processo. E’ possibile affermare che ben otto competenze (stabilire fiducia e vicinanza con il cliente, presenza nel coaching, ascolto attivo, comunicazione diretta, creare consapevolezza, progettazione di azioni, pianificare e stabilire obiettivi, gestire i progressi e le responsabilità) sono presenti nei processi di coaching sopra citati. Per lo sviluppo delle competenze di coaching il cavallo rappresenta un ottimo laboratorio di allenamento e di conoscenza di sè per il coach.

Senza riportare i dettagli delle otto competenze, di seguito sono illustrate alcune aree di competenza ove il mondo equestre può essere di supporto o ove è possibile individuare analogie di metodo.

Comunicazione

La comunicazione si caratterizza per la componente verbale, non verbale e paraverbale. Il cavallo può insegnare molto su quella non verbale e sulla coerenza che si deve garantire tra verbale e non verbale per essere un buon comunicatore e quindi un buon coach.

Comunicare con i cavalli è un ottimo esercizio per imparare ad essere corretti con sé stessi e con gli altri.

Il cavallo esprime un importante corporeità, infatti i suoi movimenti e atteggiamenti sono segnali diretti delle sue emozioni (ad esempio le orecchie rivolte all’indietro indicano che è arrabbiato, le orecchie diritte che è attento o sereno, se mordicchia vuol dire che ti vuole bene, ecc). Anche per il cavallo la distanza è importante; nella vita in branco la giusta distanza determina la pace del branco cioè ogni animale permette ad altri di farsi avvicinare entro certi limiti oltre i quali scatta l’allarme.

L’uomo che si avvicina ai cavalli è quindi chiamato a prendere consapevolezza dei segnali dei cavalli per dare significato al loro linguaggio del corpo senza interpretazione. Gli stessi cavalli, nel tempo, hanno imparato a leggere il linguaggio del corpo dell’uomo e a capire cosa intende comunicare, ad esempio quando l’uomo è impaurito il cavallo tenderà ad assumere il sopravvento.

In sintesi per comunicare con il cavallo, come con il coachee, è necessario mantenere la giusta distanza, avere una gestualità del corpo coerente con le parole, essere sinceri con sé stessi, sviluppare la capacità di ascolto attivo e attento eavere una comunicazione diretta senza interpretazione e giudizi.

Relazione

Entrare in relazione con il cavallo, come con il coachee, significa creare un rapporto di fiducia, calma e disponibilità basi per giungere al cambiamento. Per costruire la relazione sarà fondamentale:

  • capire il cavallo/coachee e assecondarlo mettendosi a disposizione affinché esso/egli utilizzi le sue capacità/potenzialità nel modo più corretto per sé. Ad esempio capire che un cavallo è più pauroso (cervello destro) o più dominante (cervello sinistro) permetterà di leggere i segnali che trasmette dando al cavaliere gli strumenti per condurre la relazione nel modo più appropriato. Analogamente capire che il coachee è in ansia o è di approccio pessimistico o ottimistico può aiutare nelle proposte.
  • allenarsi emotivamente. Nel caso in cui nella relazione di coaching o con il cavallo l’attenzione si sposta sul cavaliere o sul coach sarà fondamentale riportarla sul cavallo o sul coachee. Spesso può accadere che il cavaliere o il coach sia preso da emozioni di frustrazione, fallimento,paura di non farcela, speranza di risolvere la situazione o il problema. La conseguenza a questo stato d’animo è un cavallo/coachee confuso, spaventato, che non fa progressi, che appare disobbediente/disorientato.

Il cavallo, essendo un animale che vive nel momento, tenderà a mettere in atto tutto ciò che gli può permettere di fuggire mentre il coachee tenderà a chiudersi, a non aver fiducia.

Il cavaliere/coach in queste situazioni dovrà fermarsi, riconnettersi su sé stesso e dirsi “interessante”, focalizzarsi sul cavallo/coachee. Più emotivi si è con il cavallo/coachee e peggiore sarà la relazione. Fondamentale ricordarsi che il cavaliere/coach è colui che conduce che quindi rimane calmo, crea empatia, rimane nella relazione.

  • assumersi le reciproche responsabilità: il cavallo/coachee va trattato come un essere vivente con un cervello che può ricevere un compito e portarlo a termine. Attraverso tale approccio il cavallo/coachee utilizza il suo pensiero per giocare un ruolo attivo. Il rapporto tra cavaliere/coach e cavallo/coachee si rinforza e il cavallo/coachee sviluppa maggiore fiducia in sé stesso e impara ad affrontare i problemi. Interessante individuare nelle responsabilità del cavallo e del cavaliere del metodo di doma/monta Parelli analogie e sovrapposizioni con le responsabilità del coach e del coachee (in sottolineato):

 

Responsabilità del cavallo/coachee Responsabilità del cavaliere/coach
  • Non agire come un animale predato – Idem
  • Non agire come un predatore – Idem
  • Mantieni l’andatura – Scandisci il tempo
  • Pensa come un cavallo prima di pensare come un uomo – Idem
  • Mantieni la direzione – Visualizza l’obiettivo
  • Abbi un Assetto Indipendente – Mantieni il giusto distacco
  • Guarda dove metti i piedi – Si consapevole
  • Usa il potere naturale del Focus- Idem

 

  • accettare le diversità tra cavaliere e cavallo,tra coach e coachee. Quando uomo e cavallo arrivano a capirsi il cavallo è incoraggiato a impegnarsi e a dare feedback. Questo permette di comprendere che i cavalli/coachee sono tutti diversi. Ogni cavallo/coachee è un essere unico, per cui le stesse tecniche potrebbero non funzionare con tutti i soggetti; diventa fondamentale rispettare il carattere, i tempi, i valori dell’altro. Il cavaliere/coach deve imparare a cambiare il suo approccio in funzione della personalità che si trova di fronte.

A lavorare con il cavallo si impara a recuperare e potenziare l’intelligenza intuitiva per cui si sviluppa l’attitudine alla comprensione dell’altro e di sé stessi e l’accettazione della diversità di bisogni, aspettative e punti di vista. Il cavallo educa alla tolleranza.

Tempo

Quando si lavora con un cavallo il tempo è fondamentale. Una volta definito un obiettivo non si può intraprendere una strada dritta per raggiungerlo, non porre attenzione al cavallo, non gestire la relazione, non fare attenzione alla comunicazione e quindi rovinare il cavallo.

L’obiettivo sarà meglio perseguito se il cavallo rimane responsabile dei principi della relazione, sopra descritti, e del tempo che ci vuole. Prendersi tutto il tempo che ci vuole come cavaliere/coach ma soprattutto come cavallo/coachee è essenziale per raggiungere il successo e per custodire la fiducia e la confidenza del cavallo/coachee.

Conoscenza di sé e consapevolezza del coach

Attraverso il cavallo è possibile entrare in contatto con le proprie emozioni, riconoscendole e vivendole senza farsi travolgere, sviluppando una “competenza emozionale“ (“Noi viviamo le nostre emozioni ma non siamo le nostre emozioni”). Quando si lavora con il cavallo è fondamentale vivere e osservare le proprie emozioni dall’esterno e non identificarsi con esse. L’esperienza mediata dal cavallo consente di sviluppare una maggior consapevolezza di sé stessi,una maggiore padronanza di sé. Il cavallo è un essere vivente dotato di una grande sensibilità, capace di sentire ed interpretare ogni azione dell’uomo e ogni reazione emotiva: il contatto emotivo col cavallo permette di attivare la consapevolezza delle proprie emozioni e delle conseguenti azioni.

Lavorare con il cavallo permette di sviluppare la capacità di riconoscere, vivere e lasciar scorrere le emozioni senza farsi sopraffare da esse, di riconoscere ed affrontare i blocchi della mente e i sabotaggi interiori, di imparare a fidarsi degli altri e di sé stessi, di saper ascoltare e entrare in rapporto con la parte emozionale di sé stessi e di migliorare la capacità di comunicazione interpersonale e di ascolto attivo.

Nell’ambito della conoscenza di sé il cavallo è già strumento di supporto più che noto utilizzato in percorsi di diverso tipo. Ad esempio per l’acquisizione della fiducia il cavallo è un grande mediatore relazionale, in quanto nella dinamica di scambio referenziale rappresenta un interlocutore neutro e disponibile: si lascia accarezzare, stringere, toccare ma pone anche dei limiti, chiedendo di essere rispettato e accudito; il cavallo è un animale adatto per lo sviluppo del potenziale del leader in quanto è uno specchio degli atteggiamenti delle persone, riflette sia i punti di forza che quelli di debolezza, lasciando la persona in balia delle sue emozioni mettendone in luce le tensioni, le paure, la capacità di leadership, la capacità di comunicazione, l’aggressività dei movimenti, la passività, ecc.

Conclusioni

Ogni argomento presentato necessiterebbe di ampio approfondimento. La panoramica delle analogiche tra coaching e mondo equestre non può non concludersi rilevando grande affinità con il pensiero di Gallwey in cui sottolinea l’esistenza e l’importanza del Gioco Interiore.

Giocare senza prestare attenzione alle abilità del Gioco Interiore non é possibile né crescere come atleti né trovare soddisfazione personale. Tale gioco si svolge nella mente del giocatore, ed é una partita contro alcuni ostacoli, quali ad esempio calo di concentrazione, nervosismo, dubbio e disapprovazione. In sostanza é la partita che si gioca per superare le abitudini della mente che ci impediscono di raggiungere una performance eccellente”.

Nel mondo sportivo equestre, in particolare in occasione della gara,una volta che cavaliere e cavallo hanno fatto il loro percorso di coaching e hanno raggiunto la sensazione dell’essere un BINOMIO può subentrare il Gioco Interiore.

Ecco che per raggiungere la migliore performance, anche mentre si sta facendo una gara di salto ostacoli, una gara di dressage o altra disciplina, sarà fondamentale gestire la partita interiore con grande capacità nella piena consapevolezza che il compagno di gara, il cavallo, è colui che sa leggere ogni nostra emozione pur non comunicandola. Il Gioco Interiore sarà gestito nel momento in cui il cavaliere sposterà l’attenzione dalle voci interiori vivendo il momento e si farà parte integrante del binomio essendo séstesso e godendo dell’equilibrio, della fiducia, della sintonia creata con il proprio cavallo.

Riferimenti
Il Libro dell’equitazione, A. Paalman
L’essenza del coaching, A. Panniti e F. Rossi
Il Gioco Interiore del Tennis, W. T. Gallwey
Come migliorare drasticamente la relazione con il tuo cavallo, L. e P. Parelli
Comportamento del cavallo, G. Iardella da Passione e cavallo
Jon-up. La saggezza del cavallo per l’uomo, R. Monty

 

Elisa Scanzi
elisascanzi@gmail.com

1 Comment
  • roberta bernardi

    9 Giugno 2019at23:00 Rispondi

    Buonasera sono Roberta Bernardi sono un istruttrice e sto facendo un percorso di PNL e coaching sono a metà strada e il. Mio obiettivo è diventare mental coach e life coach. Volevo chiedere se effettuate corsi di approfondimento specifici di questo argomento che potrebbero accrescere il. Mio percorso formativo e che potrei frequentare.
    Grazie Roberta

Post a Comment

Chiama subito