
Coaching e psicologia del benessere
La finalità di questo elaborato è quella di indagare la possibilità di conciliare questi due “strumenti” e, perché no, trasferire alcune tecniche/esercizi utilizzati comunemente da uno psicologo del benessere ad una sessione di coaching, ovviamente analizzandoli sulla base di ciò di cui si serve un coach ossia domande e feedback per stimolare una riflessione nel coachee per poter agire sulla propria vita, in vista dei propri obiettivi.
La psicologia del benessere vuole essere un approccio globale all’automiglioramento e allo sviluppo del potenziale umano. Si adatta a tutte le metodologie che “spingono” l’uomo verso l’agire consapevole ed è proprio per questo che il coaching si adatta molto bene come strumento per questa disciplina in quanto rappresenta un’ottima metodologia per la presa di consapevolezza delle proprie risorse interne e per lo sviluppo di competenze atte al raggiungimento degli obiettivi ed è quindi uno strumento potente a disposizione dello psicologo del benessere. Da questo punto di vista può essere definita come un processo di crescita della persona nella sua interezza: aiuta ogni persona a costruire, in modo autonomo, una personalità che si ponga verso il mondo in modo positivo e costruttivo e che sia relativamente libera dalle “zavorre” delle esperienze e memorie negative. Scoprire le proprie potenzialità e aspirazioni aiuta ad aumentare la capacità di armonizzarsi con il ritmo spesso sfrenato della nostra vita e a migliorare la qualità delle nostre relazioni interpersonali. Quando si è “centrati”, è più facile prendere decisioni che siano in sintonia con i nostri desideri più profondi. È possibile “lavorare bene” quando sensazioni, sentimenti, emozioni, pensieri, immaginazione, intuizione e tutto ciò che ci forma sono in armonia.
Partendo da alcuni concetti chiave, vediamo alcuni strumenti a disposizione di uno psicologo del benessere:
– il concetto di self-empowerment: è un processo/percorso finalizzato all’aumento del potere personale ovverosia all’aumento delle proprie possibilità di scegliere e di influire in maniera proattiva sulla propria vita. Un interessante strumento nelle mani dello psicologo del benessere, volto ad aumentare la percezione delle possibilità percepite dall’individuo e sviluppare le competenze applicative che gli serviranno per realizzare questa sua nuova possibilità, è “La margherita delle possibilità”: al centro del fiore il cliente indica l’area di vita su cui vuole lavoraree, una volta disegnati i petali, non resta che esplorare quali siano le possibilità relative all’ambito scelto. In ciascun petalo verrà inserito un titolo per ogni possibilità concreta di cui la persona dispone. In seguito si andrà ad esplorare un petalo alla volta e a rappresentare e visualizzare sotto forma di immagini ciascuna di queste possibilità; rappresenta un processo di costruzione di una pensabilità positiva, requisito fondamentale per promuovere il benessere. Un petalo andrà lasciato bianco in quanto, col tempo, potranno essere aggiunte nuove possibilità rispetto a quelle che noi riusciamo a percepire nel momento in cui svolgiamo l’esercizio.
Questo esercizio quindi promuove:
- la mobilitazione di ciascuna persona sull’obiettivo;
- l’apertura di proprie nuove possibilità personali;
- la consapevolezza di avere, o comunque poter avere, più possibilità interne personali, e quindi di poter scegliere quale cercare di mettere in opera, e di potersi sentire almeno parzialmente responsabile e protagonista nella propria vita.
È quindi un concetto che anche il coaching cerca di sviluppare per cercare di “facilitare” nella persona una piena consapevolezza delle proprie risorse, avere controllo e sentirsi partecipe del proprio cambiamento. Il compito nobile dell’empowerment è rendere possibile il passaggio da possibilità teorica a potenza, da disponibilità a potenzialità, facoltà e competenza. Attivare la coscienza di sé, il proprio potere interno, non limitarsi al “può essere fatto”, ma spingerlo all’ambizione attiva del “si può fare”. Il coaching è quindi un percorso di accompagnamento al self-empowerment personale. La “margherita delle possibilità”, a mio parere, potrebbe essere utilizzata anche in una sessione di coaching per aiutare il coachee a visualizzare il proprio obiettivo e, perché no, all’interno di un piano d’azione ad individuare i fattori di incidenza su un obiettivo. La relazione di coaching ha lo scopo di facilitare il “viaggio” verso l’empowerment e renderlo possibile. Lo fa attivando l’autoriflessione e la creatività dell’individuo, non indirizzandola o pilotandola, ma è l’individuo a maturare autonomamente le sue riflessione e i suoi discernimenti.
– il concetto di resilienza: questo termine mutuato dalla fisica, in psicologia, indica la capacità di persistere nel perseguire obiettivi sfidanti, fronteggiando in maniera efficace le difficoltà e gli altri eventi negativi che si incontreranno sul cammino. Tra i fattori che contribuiscono ad attivare e sostenere il processo di resilienza vi sono:
- risorse interne, riferibili a caratteristiche personologiche
- risorse esterne ossia le caratteristiche dell’ambiente sociale e il supporto sociale percepito dall’individuo
La categoria relativa alle risorse interne appare più articolata; tra queste possiamo individuare:
– autoefficacia, concetto sviluppato sul piano scientifico da Bandura che la considera come un insieme di credenze che le persone possiedono rispetto alle loro capacità di produrre livelli designati di performance specifiche (non generali), esercitare influenza sugli eventi e sulle proprie vite. L’autoefficacia produce il fatto di non abbandonare di fronte a punti d’arresto, perseverare (essere “resilienti”), lavorando per ottimizzare i propri progetti, consapevoli della forza intrinseca che essi possono avere;
– locus of control interno: il costrutto del “luogo del controllo interno/esterno”, fu sancito per la prima volta nel 1954 da Julian B. Rotter e indica la modalità con cui un individuo ritiene che gli eventi della sua vita siano prodotti da suoi comportamenti o azioni (interno), oppure da cause esterne indipendenti dalla sua volontà (esterno).
Avere un locus of control interno permette: la ricerca attiva di strumenti, conoscenze e skills che permettono di meglio affrontare le situazioni e i problemi; ritenere che ciascun problema possa essere risolto o perlomeno analizzato, che ciascun obiettivo sia raggiungibile (con le risorse adeguate), senza darsi per vinti, e debbano sempre essere ricercate e tentate soluzioni; credere nei propri potenziali, attivarsi per aumentarli e svilupparli; essere convinti e perseverare, non temere la fatica, non arrendersi; la “visione” delle possibili alternative di un piano di azione finalizzato al raggiungimento di un obiettivo e il tentativo di determinare le probabilità di successo di ciascun piano di azione.
– ottimismo disposizionale è un altro processo psicologico riconosciuto come risorsa di resilienza e consiste in una disposizione mentale ad attendersi eventi favorevoli in futuro in modo realistico, ossia valutando i vincoli e i feedback forniti dall’ambiente fisico e sociale. L’ottimismo disposizionale potenzia la capacità di reperire risorse necessarie per aumentare il controllo e far fronte alle diverse situazioni.
– autostima ossia gli elementi cognitivi che sostengono la considerazione positiva di se stessi e l’elevato grado di valorizzazione e accettazione delle proprie caratteristiche.
Inoltre vi sono altri due costrutti multi componenziali considerati come risorse di resilienza:
– pensiero positivo che comprende le dimensioni dell’ottimismo, autostima e soddisfazione di vita
– hardiness che comprende l’impegno che esprime un atteggiamento proattivo nei confronti delle diverse circostanze, il controllo riferibile al costrutto di locus of control e la sfida ossia l’espressione dell’orientamento a decodificare il cambiamento come opportunità di crescita.
Un percorso di coaching si propone anche di sviluppare queste risorse che permettono al cliente di perseguire con maggiore efficacia i propri obiettivi. Una volta acquisite queste risorse il cliente sarà in grado di affrontare con maggior consapevolezza e sfida i propri obiettivi superandone le fasi più critiche.
– la dimensione di senso: si assiste in psicologia a un rinnovato interesse per una dimensione rimasta per lungo tempo ai margini della riflessione teorico/empirica, la dimensione di senso. Il merito va in parte all’impegno profuso nel tentativo di operazionalizzare un costrutto così complesso, al fine di poterlo utilizzare con l’intento di verificarne il potenziale salutogenico. Il modello di riferimento più condiviso è quello elaborato intorno agli anni 60’ da Viktor Frankl, il cui elemento portante è la volontà di significato, la tensione radicale dell’uomo a trovare e realizzare un senso e uno scopo. Il costrutto di senso si configura come variabile di atteggiamento che consta di tre componenti tra loro interrelate e comuni a tutte le esperienze individuali di significato: una componente cognitiva che riguarda il dare significato alla propria esperienza di vita, una componente motivazionale, relativa al sistema di valori costruito da ciascun individuo ed una componente affettiva che comprende i sentimenti di soddisfazione e pienezza derivanti dal raggiungimento di obiettivi specifici.
Le ricerche condotte in questo ambito hanno sottolineato l’importanza della dimensione di senso come promotrice del benessere.
Quindi attraverso questo costrutto si esprime l’idea che nella vita quotidiana la persona possa percepire ordine, coerenza, chiarezza, compito della propria esistenza personale.
Si ritiene che la dimensione di “senso”, il dare significato alle proprie esperienze di vita, abbia a che fare con la capacità di affrontare lo stress e la promozione del benessere in quanto ci permette di leggere gli stimoli provenienti dall’esterno o dall’interno come comprensibili, fronteggiabili e significativi.
Vi sono strumenti, tratti dalla psicologia del benessere, che lavorano sullo stato personale dell’individuo. Un possibile metodo di intervento è quello di raccontarsi, soprattutto in maniera scritta, una sorta di “Diario del benessere” su cui annotare, giorno per giorno, gli eventi salienti della vita quotidiana e in particolar modo ciò che ci ha fatto “sentir bene”; questo strumento lavora sulla dimensione di senso, sul benessere psicologico, permette di attivare il pensiero positivo, gettando le basi per un possibile cambiamento, adattamento o miglioramento
Bisogna ovviamente tener in considerazione in che sfera il coaching, così come un approccio “positivo” alla psicologia, possono lavorare distaccandosi da un approccio più psicoterapico.
Un altro strumento utilizzato dalla psicologia del benessere e che potrebbe essere adottato dal coaching per individuare ostacoli e facilitatori e quindi stimolare una riflessione all’interno di una sessione è l’”Io nel mondo”; il “mondo” rappresenta un qualsiasi contesto o situazione di vita. Qui prendiamo come esempio un esame universitario per indagare tutti i possibili aspetti personali e contestuali che possono influire sul problema.
L’esercizio consiste nel valutare attraverso aggettivi o sostantivi singoli pezzetti della vita di ognuno indicando con diversi colori elementi positivi e negativi.
Un passo successivo consiste nel cercare di conciliare elementi negativi e positivi.
È un utile strumento per indagare ciascun aspetto del problema ed individuare, per gli elementi considerati negativi dal soggetto, possibili piani di intervento e soluzioni sugli aspetti su cui l’individuo può intervenire.
Valentina Marchesani
Studentessa universitaria
Life and Business Coach
valefede2@alice.it
Mara Parvia
4 Ottobre 2015at16:06Andrebbero citati gli autori di riferimento, soprattutto se non è farina del tuo sacco: per esempio tutta la parte del self empowerment con relativa margherita delle possibilità è opera del Prof Massimo Bruscaglioni. Non è corretto non citare gli autori di riferimento.
Franco Rossi
5 Ottobre 2015at17:19Gent.ma Mara,
La ringraziamo per la Sua precisazione che consideriamo assolutamente utile e pertinente.
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