Categoria: Una domanda di coaching e 3 metodologie a confronto

Categoria: Una domanda di coaching e 3 metodologie a confronto

Una domanda di coaching e 3 metodologie a confronto

Il tema dell’approccio al coaching, inteso come metodologia utilizzata dal coach nel suo lavoro, è poco trattato in Italia ma rilevante in altri paesi, europei e non. In Francia ad esempio, al coach che si presenta ad un’azienda, viene sistematicamente chiesta la metodologia che utilizza e spesso viene considerata come importante criterio di scelta.

Il workshop APPROCCI AL COACHING: Metodologie a confronto, organizzato a Milano da AIF Lombardia il 13 febbraio 2012, è stata un’occasione nella quale si è proposto un caso, affrontato con 3 metodologie diverse, con lo scopo di comparare ed evidenziare gli elementi che contraddistinguono i diversi approcci presentati.

Le 3 metodologie proposte sono state:

  1. Analisi Transazionale
  2. Programmazione Neuro-Linguistica
  3. Self-Empowerment

Nel caso trattato, la coachee era una giovane donna che si trovava nella situazione di dover decidere in merito alla possibilità o meno di inserirsi nell’attività del padre per aiutarlo a risollevare le sorti dell’azienda di famiglia, anche se questo lavoro non rappresentava ciò che lei avrebbe desiderato fare.

Ogni relatore ha presentato la sua metodologia e proiettato qualche minuto di registrazione.

 

Analisi Transazionale (presentato da Paola Lunghi)

Dopo aver chiarito con la coachee cosa avrebbe o meno potuto fare, ha riportato la decisione ad un problema di relazione con il padre. Dal racconto della donna, sono emerse alcune aree di insicurezza rispetto alle richieste implicite della famiglia su come si dovrebbe essere. E’ stato quindi suggerito di elaborare due copioni, uno personale, e uno per l’azienda e metterli a confronto; estrarre uguaglianze e differenze allo scopo di rendere la coachee maggiormente consapevole delle dinamiche in atto e dei conflitti, riportare la situazione sul piano della realtà e dell’autonomia per poi decidere sulle strategie.

Mentre per “copione” di una persona si intende lo schema comportamentale di vita acquisito nell’infanzia che diventa una strategia che si ripete, il “copione” di  un’ azienda viene presentato come la storia dell’organizzazione in termini di valori, successi e insuccessi, e di come questi vengono vissuti. Pertanto, il copione nelle aziende scaturisce dal fondatore o dal management che ha dato vita alla società (dalla corporate image al materiale dato ai neoassunti, ai codici di comportamento per ottenere  riconoscimento).

Da qui scaturiscono alcune riflessioni volte a capire come trarre forza da questi elementi nella gestione della problematica esposta. Riassumendo, l’intervento di coaching per la gestione di questo caso si svolge attraverso un  lavoro di parallelizzazione dei copioni: personale e aziendale.

E’ necessario che la persona viva bene la relazione con il copione aziendale, i conflitti dovranno essere evidenziati, portati a consapevolezza e poi elaborati. Quando il copione aziendale è in conflitto con quello personale rispetto al sistema di riconoscimento e al sistema premio/punizione, si crea disagio e insoddisfazione. L’ incrocio dei copioni in questi casi può dare luogo ad un sistema ok > non ok.

 

Programmazione Neuro-Linguistica (presentato da Monica Giordani)

La PNLaffronta il caso lavorando sull’allineamento tra quello che si sta facendo, le risorse attivate e i valori della persona e dell’organizzazione e il sistema di convinzioni collegato. Nel lavoro presentato, si interviene sui filtri soggettivi (modo in cui la persona percepisce la realtà vissuta) per ottenere un risultato diverso rispetto alle convinzioni relative a quello che si crede di essere o non essere capaci di fare, per arrivare ad allineare i livelli di pensiero su capacità, identità e comportamento.

I livelli di pensiero o livelli logici definiti sono:

 

  • Spiritualità (per chi; per che cosa)
  • Identità (chi)
  • Valori /convinzioni (perché)
  • Capacità (come)
  • Comportamento (cosa)
  • Ambiente (dove; quando)

Alla coachee viene in questo caso richiesto di agire a livello di comportamento e di ambiente attraverso la risposta ad alcune domande, inoltre viene proposto un esercizio di rafforzamento (sponsorship) dove si ricercano messaggi positivi a rinforzo di valori e convinzioni. Lo scopo è di stimolare l’azione sui comportamenti e attivare la responsabilità.

Sono state evidenziate 2 domande chiave:

–          Che cosa puoi fare? (richieste almeno 3 soluzioni possibili)

–          Cosa è importante per te? (estrazione del sistema dei valori)

Self-Empowerment (presentato da Maurizio Bernascone)

Con quest’ultimo approccio il lavoro parte dalla realtà della donna esattamente come viene esposta, presa per “vera” senza alcuna interferenza. Si passa poi alla costruzione della pensabilità dell’obiettivo realizzato per circoscrivere in confini definiti l’obiettivo raggiunto.

Lo scopo è l’immediato spostamento del focus dal problema alla soluzione, e l’identificazione di quello che riguarda l’obiettivo (fine) e quello che invece è un mezzo o una condizione per raggiungerlo. Viene richiesta anche in questo caso l’esposizione di almeno 3 soluzioni possibili con lo scopo di aumentare l’empowerment attraverso l’ampliamento delle possibilità di scelta. Il lavoro prosegue nella ricerca di orientare la persona a livello ideologico e di attivare la sua volontà desiderante.

Anche in questo caso sono state evidenziate alcune domande chiave:

–         Se l’obiettivo venisse realizzato, cosa succede a …?

–         Sarebbe vantaggioso per tutti?

–         Cosa ti aspetti di ottenere da questo percorso?

Viene proposto alla coachee di fare un’intervista al padre su bisogni e desideri, allo scopo di esplicitare l’ovvio prima di intervenire, e vedere chiaramente quello che è dato per scontato nella relazione. Nel caso sarà necessario sapere cosa veramente vuole il padre, per decidere se assecondarlo o meno, verificare la coerenza con i desideri esplicitati della figlia e lasciare libero il genitore di decidere.

A conclusione di queste interessanti trattazioni, le riflessioni sono state diverse, quanto diverso era il pubblico partecipante. La maggior parte dei presenti si occupava di coaching da più anni (in media da2 a5 anni), lavorava in proprio e proveniva da un percorso di formazione in PNL e Self-Empowerment. L’aspettativa condivisa rispetto al workshop era di approfondire i temi e di confrontarsi.

Nel dibattito conclusivo le questioni proposte sono state le seguenti:

1)     È importante oggi parlare delle metodologie di riferimento del coaching?

2)     Quali sono i possibili vantaggi/limiti nel conoscere la metodologia di riferimento del proprio coach? Può essere un criterio di scelta del coach?

3)     E’ importante per un coach avere una metodologia di coaching specifica?

4)     Quali sono le caratteristiche del mercato italiano rispetto ad altri paesi per quanto riguarda la diffusione di determinate metodologie di coaching?

Le risposte sono state diverse; per alcuni è necessario essere limpidi e far conoscere al cliente l’approccio utilizzato in modo da poter far scegliere il coachee stesso, per altri l’identificarsi con una metodologia, soprattutto nel Life Coaching, può portare ad essere ingabbiati in un approccio troppo specifico a scapito di una formazione multidisciplinare. E’ stata sottolineata l’importanza di un approccio multidisciplinare e si è proposto di parlare piuttosto di metodo di allenamento anziché di metodologia.

 

Valentina Villa e Elsa Emanuelli

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